ROMA – La latitanza del boia di Srebrenica, Ratko Mladic, è finita. La conferma è arrivata oggi data dal presidente serbo Boris Tadic che ha confermato l’arresto di Mladic. Un arresto che sarebbe avvenuto non lontano da Zrenjanin, a Lazarevo una città della Voivodina, provincia autonoma della Serbia settentrionale dove viveva sotto mentite spoglie con il falso nome di Milorad Komadic.
Inizialmente le autorità serbe lo hanno identificato in via preliminare come tale, ma poi i dubbi che fosse Mladic sono velocemente svaniti. Anche se la polizia ha confermato che sono in corso analisi del DNA per l’identificazione certa e che un risultato sarà pronto fra tre giorni. Il presidente serbo ha commentato l’arresto affermando che: “lava un’onta e spiana la strada alla riconciliazione del Paese, ma ora si dovrà indagare per scoprire chi abbia aiutato e coperto Mladic durante la sua latitanza”.
E’chiaro che l’ex generale, uno degli ultimi criminale di guerra ancora fuggiasco, non poteva riuscire a sfuggire alla cattura per ben oltre 15 anni senza complicità importanti. Resta uccel di bosco solo Goran Hadzic, l’ultimo criminale di guerra serbo, ma anche per lui le ore sono contate. Mladic è il terzo degli uomini ricercati per crimini commessi nel corso della guerra bosniaca ad essere stato assicurato alla giustizia, prima di lui era toccato a Radovan Karadzic e Slobodan Milosevic. Mladic, oggi 69 anni, era ricercato dalla speciale Alta Corte del Tribunale penale internazionale dell’Aja, Tpi, istituita per giudicare i crimini commessi nella ex Jugoslavia da oltre 15 anni. Contro di lui vennero formalizzate, nel luglio e nel novembre del 1995, atti di accusa per genocidio e crimini contro l’umanità e di guerra. Un accusa mossagli contro soprattutto per il massacro dell’ enclave musulmana di Srebrenica avvenuta nel luglio del 1995, il peggior massacro in Europa dopo l’epoca nazista, e per il ruolo avuto nell’assedio di Sarajevo durante il conflitto serbo bosniaco durato dal 1992 al 1995. Nel 1996, il Tpi emise poi, contro di lui il mandato di cattura internazionale.
L’ex generale durante quella guerra si era guadagnato la fama di psicopatico vendicativo. Venne accertato che dietro di lui lasciò una lunga scia di sangue, migliaia di donne violentate, vedove e orfani di guerra. Contro Mladic è in piedi anche una grave accusa quella per un giro di traffico di organi in Kosovo. All’annuncio dell’arresto il procuratore dell’Alta Corte per la ex Jugoslavia, Serge Brammertz ha affermato: “La Serbia, con l’arresto annunciato oggi dell’ex leader militare dei serbi di Bosnia Ratko Mladic, ha soddisfatto uno dei suoi impegni internazionali” Proprio nei giorni Brammertz si era lamentato del fatto che secondo lui la Serbia non faceva abbastanza per catturare il criminale di guerra serbo-bosniaco. L’arresto del Boia di Srebrenica giunge anche dopo le pesanti pressioni esercitate, anche di recente, dall’Unione Europea, Ue, nei confronti della Serbia. L’Ue considerava la latitanza di Mladic e dei criminali di guerra ancora ricercati, come il principale ostacolo alle speranze del Paese balcanico ad entrare a fare parte del gruppo dei 27 Paesi dell’Unione. In proposito il presidente serbo Tadic ha affermato: “Si chiude una pagina molto difficile della nostra storia e si aprono le porte dell’Ue”. “Ora l’ex leader militare dei serbi di Bosnia dovrà essere estradato al Tribunale penale internazionale per i crimini di guerra in ex Jugoslavia senza indugio”. L’ha affermato l’alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea Catherine Ashton. Per il momento però, Mladic resterà in Serbia. Per la sua estradizione all’Aja, sede del Tribunale penale Internazionale, ci vorrà almeno una settimana. Tempi tecnici dettati dal fatto che ora dovrà essere interrogato da un giudice per le indagini preliminari, quindi gli dovranno essere notificate le incriminazioni, e poi poter esercitare il diritto a presentare appello contro il decreto di estradizione. La decisione finale sull’estradizione spetterà comunque al ministero della giustizia serbo. Mladic rischia una condanna all’ergastolo.