Pirateria marittima: risoluzione ONU e studio nuovi strumenti per combatterla

ROMA – Lo scorso lunedì il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha deciso di considerare con urgenza l’istituzione di speciali tribunali in Somalia per perseguire gli atti di pirateria. Il Consiglio ha adottato all’unanimità una risoluzione per istituire i tribunali specializzati in Somalia per processare i sospettati di pirateria, sia in Somalia che nella regione”.

La decisione ha preso spunto dalle raccomandazioni fatte dall’ex ministro francese, Jack Lang, consulente legale dell’ONU per le questioni relative alla pirateria. Nel frattempo è allo studio da parte dell’Italia e Gran Bretagna nuove regole di ingaggio in Somalia per meglio combattere la pirateria marittima somala. E’ stato stimato che i somali attivamente impegnati in questa attività criminale siano un manipolo di uomini, appena 1200 divisi in sei o sette gang. Di essi un centinaio sono finora finiti nella rete della forza navale internazionale e poi, sono stati affidati al giudizio e custodia delle autorità del Kenya. Con questo Paese africano infatti, prima gli USA e poi altri Paesi occidentali hanno stipulato un accordo bilaterale che prevede che ogni pirata catturato possa essere affidato alle autorità giudiziarie kenyane. Ovviamente anche questo passaggio ha un costo per la comunità internazionale che paga il disturbo al governo di Nairobi. Molto spesso è capitato però, che le navi da guerra della missione internazionale antipirateria dopo aver catturato i predoni del mare li hanno poi rilasciarti e riportarti sulla loro nave, a volte anche con scorte di cibo a gasolio per consentirgli di tornare nella terraferma. Questo perchè nessun Paese è disposto a processare e detenere nelle proprie carceri i  pirati somali catturati. A pesare però, in maniera anche tale da rendere difficile l’azione di contrasto alla pirateria, è la mancanza di una giurisdizione internazionale. Questo fa si che le navi delle flotte antipirateria non avranno, per le regole d’ingaggio a cui sono vincolate, mai modo di poter spazzare via definitivamente la pirateria. I militari infatti, non possono arrestare i pirati se manca la flagranza di reato e quando invece, i pirati vengono colti con le mani nel sacco non è certa la pena. Il problema pratico è quello di riuscire ad intervenire immediatamente, nei minuti successivi ad un tentativo di assalto, prima che i pirati giungano a prendere il controllo della nave mettendo da quel momento in pericolo, in caso d’intervento, l’incolumità del battello e la vita stessa dei membri dell’equipaggio.

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