Pirateria marittima: anche dei velisti sono ostaggi pirati somali

ROMA – Tra le centinaia di ostaggi in mano ai pirati somali trattati come bestie in gabbia vi sono anche una coppia di sudafricani e un’intera famiglia danese. Di questi ostaggi però, sembra che se ne parli poco forse perché fanno meno ‘rumore’ degli altri, ma non sono meno importanti. Si tratta di velisti che navigavano in solitario nell’Oceano Indiano.

Le loro imbarcazioni, rispettivamente lo Yacht ‘SY CHOIZIL’ e lo Yacht ‘SY YNG’, sono state arrembate e catturate dai pirati somali in pieno Oceano Indiano. Quale preda più facile, per i predoni del mare, quella di due o più ‘marinai da crociera’ che viaggiano da soli nel mare dei pirati indifesi e senza alcuna possibilità di sfuggire al loro attacco. Non si tratta di casi isolati. In passato già altri Yacht erano caduti nelle mani dei pirati somali insieme ai loro occupanti. Le persone coinvolte nel sequestro, anche se hanno ‘sofferto’ per una lunga prigionia, sono ritornate a casa sane e salve, anche se fortemente segnate dall’esperienza. E’ il caso della coppia inglese Paul e Rachel Chandler catturati insieme al loro veliero il ‘Lynn Rival’ il 23 ottobre del 2009 e rilasciati il 15 novembre del 2010. I due vennero catturati nei pressi delle Seychelles e condotti in Somalia dove poi vennero sbarcati sulla terraferma a Ceel Huur, a nord di Harardhere nella Somalia centrale.

The yachties have been shuffled from one hidey-hole to another, as the pirates continue to toy with the the Chandler family’s deepest emotions in order to extract their exorbitant ransom.Una coppia di ‘marinai da crociera’ che ne hanno viste di tutti i colori soprattutto dopo che i due ‘passarono’ nelle mani di banditi comuni. Per mesi vennero spostati da un nascondiglio subendo privazioni e maltrattamenti.Not surprisingly the Chandler friends and family, as well as many others, continue to criticize the UK government for their impotence in securing these citizens’ release either through negotiation or force of arms. Ritornarono liberi solo dopo oltre un anno di prigionia,  e solo dietro al pagamento di un riscatto di oltre 800mila dollari pagati in due trance a fronte di una richiesta iniziale di 7 mln di dollari. Dopo la liberazione i coniugi Chandler hanno raccontato delle sofferenze vissute e del duro trattamento che hanno subito. Come racconteranno al loro ritorno in patria erano trattati come bestie in gabbia. I due While in custody, they had bouts of ill health, and images of Mrs Chandler, an economist, released in early 2010 showed her looking thin and weak.mentre erano prigionieri in Somalia caddero più volte ammalati.

Il signor Chandler perse anche dei denti a causa dei colpi subiti con il calcio di un fucile da uno dei sequestratori. Le loro immagini, che furono diffuse dopo il rilascio, li mostrarono completamente trasformati, praticamente irriconoscibili. Non sempre però, la fortuna aiuta queste persone a sopravvivere alla prigionia. A volte qualcuno ha anche perso la vita. Il caso più recente è quello dello Yacht statunitense, SY Quest, con 4 americani a bordo, tutti uccisi nel fallito tentativo di salvataggio compiuto dalle forze speciali USA oppure dello Yacht francese SY Tanit i cui occupanti vennero salvati dalle forze speciali francesi tranne uno. Come sempre accade negli episodi di pirateria marittima anche in questo caso nave e uomini vengono trattenuti in ostaggio dai pirati somali che per il loro rilascio hanno chiesto un riscatto. La coppia di sudafricani catturati con lo Choizil, sono Bruno Pelizzari e la sua fidanzata Deborah Calitz entrambi di Durban. Per il loro rilascio la gang del mare che li trattiene in ostaggio ha chiesto 10 mln di dollari. Una richiesta giunta telefonicamente il 31 gennaio 2011 alle famiglie dei due ostaggi sudafricani.

Purtroppo queste non  sono in grado di pagare un prezzo così alto e sperano che i pirati si accontentino di prendere una somma minore. Pelizzari è un ex tecnico di ascensori ed aveva deciso da circa quattro anni di fare questo viaggio. Per intraprenderlo ha lasciato il lavoro e venduto la casa. I due erano in viaggio quasi da due anni, fermandosi nei porti della costa africana per visitare i luoghi e per svolgere lavori occasionali. I due sono tuttora prigionieri in Somalia. Una prigionia che dura dal 26 ottobre del 2010 quando vennero catturati  mentre erano in navigazione nel mare al largo della Tanzania.  Come al solito la nave  catturata venne dirottata verso le coste somale. Con i due sudafricani viaggiava anche una terza persona, lo skipper e proprietario dello Yacht, Peter Eldridge. Per fortuna, una volta raggiunto la costa somala, Eldridge riuscì a scappare lanciandosi in acqua. Era la mattina del 7 novembre 2010 e venne tratto in salvo da una nave da guerra francese, la ‘FS Floreal’ della forza navale europea, che seguiva a breve distanza lo Yacht.  Il velista raccontò che lo yacht era stato attaccato dai pirati, tutti uomini di età compresa tra i 15 e i 50, il 26 ottobre, e che i pirati hanno chiesto subito soldi e preso tutti quelli che Deborah e Pelizzari avevano con se. Per molti mesi degli altri due della Choizil non si è saputo più nulla. Si sapeva solo che la coppia era stata tenuta per un paio di giorni nel sud della Somalia a Brarawe, alla periferia di Mogadiscio, da cui poi è stata spostata in un’altra località sconosciuta.

Un fatto questo, che corrisponde quasi sempre ad un allungamento dei tempi di soluzione della vicenda in quanto si complica notevolmente la situazione perché incide sulle trattative per il rilascio degli ostaggi e riduce di molto anche le garanzie di sicurezza degli stessi ostaggi. A preoccupare i familiari a casa poi, anche le recenti notizie circa una presunta difficoltà di salute della coppia. Una situazione analoga la vivono altri  velisti, anch’essi ostaggi dei pirati somali. Si tratta della famiglia danese dei Johansen di Copenaghen, quindi europei. Un fatto questo che  non gioca a loro favore in quanto i pirati somali considerano i cittadini europei i più preziosi e fruttuosi. Questi ostaggi sono la coppia, Jan e Marie, e i loro tre figli Rune, Hjalte e Naja, rispettivamente di 17, 15 e 13 anni, quindi minorenni. I cinque viaggiavano tutti a bordo dello Yacht, S/Y ING, battente bandiera danese e stavano compiendo il giro del mondo in barca a vela insieme ad altri due danesi. I sette sono stati tutti catturati dai pirati somali e sono tuttora prigionieri in Somalia. La loro disavventura è iniziata lo scorso 24 febbraio nell’Oceano Indiano, mentre erano in navigazione dalle Maldive verso l’Africa.

La nave dopo la cattura è stata poi dirottata verso il villaggio costiero di Haffun nella Somalia settentrionale da dove poi, sono stati trasferiti a bordo della MV DOVER anch’essa sequestrata e alla fonda al largo della costa somala. Per il loro rilascio la gang del mare che li ha sequestrati ha chiesto circa 7 milioni di dollari. Un riscatto che i  Johansen non sono però, in grado di pagare. Hanno investito ogni loro avere nel viaggio che avevano intrapreso nell’estate del 2009. Purtroppo sia il governo sudafricano sia quello danese hanno adottato la stessa linea seguita da altri governi nel corso del sequestro di loro connazionali, ossia nessuna trattativa con i sequestratori, almeno ufficialmente, per cui la ‘raccolta’ del denaro, necessario per pagare il riscatto, è affidata agli amici e parenti dei sequestrati. Purtroppo oltre a questo non gioca a favore degli ostaggi il fatto che la situazione generale nei mari e lungo le coste della Somalia è sempre più drammatica con un aumento della violenza. Si ricorre sempre di più all’uso delle armi specie da parte delle navi da guerra impegnate nelle missioni antipirateria. Un situazione questa che ha comportato l’uccisioni di diversi pirati e che ha costretto, negli ultimi tempi, le varie gang del mare, che vi operano, a dover affrontare molti cambiamenti per evitare di correre rischi inutili, e questo ha influito molto anche sulle trattative per il rilascio degli ostaggi.

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