La prima donna cinese nello spazio. Riflettori puntati su Liu Yang

PECHINO (corrispondente) – 16 giugno 2012, Jiuquan Satellite Launch Center, Mongolia Interna, Cina. Alle 18.37 ora locale è cominciato il viaggio dello shuttle Shenzhou-9, quarta missioni con equipaggio del Dragone che dovrebbe permettere il primo attracco manuale alla piattaforma spaziale Tiangong-1, entro il 2020 sostituita da una stazione permanente.

Nell’equipaggio composto da tre “taikonauti” (da “tai kong” spazio in cinese) anche Liu Yang, prima donna cinese ad andare nello spazio e, da alcuni giorni a questa parte, anche indiscussa “prima donna” sulla stampa nazionale.

Maggiore dell’aeronautica militare cinese, pilota modello e dal 2001 membro del Partito, la 33enne di Linzhou, provincia dello Henan, è una figlia unica dal polso fermo: in quattro anni di addestramento ha rifiutato le visite dei genitori perché -ha dichiarato- “le aquile giovani non possono imparare a volare sotto le ali della loro famiglia”. E, allora, chi meglio di lei, imbevuta di patriottismo, per amplificare la eco dei valori del PCC e allontanare almeno per un po’ i riflettori da scandali politici e dagli ultimi intoppi della scricchiolante macchina economia cinese?

I media hanno fatto la loro parte, destinando al lancio di Shenzhou-9 una copertura pari a quella riservata alle Olimpiadi di Pechino 2008 e al primo volo in orbita con equipaggio umano avvenuto nel 2003; missione, quest’ultima, grazie alla quale il gigante asiatico è diventato la terza potenza spaziale dopo Russia e Stati Uniti.
Decine, se non centinaia, di quotidiani nazionali e locali della Cina continentale -tra i quali il China Youth Daily e lo Shanxi Daily- hanno riproposto sulle loro pagine il lancio dello shuttle, mentre il Southern Metropolis News, il Guizhou Business News e il City Evening News hanno corredato i loro articoli di sgargianti immagini immortalanti i tre astronauti.

E se a novembre scorso il viaggio di Shenzhou-8 aveva conquistato l’attenzione di circa 300 giornali del Regno di Mezzo, il lancio di ieri l’ha fatta da protagonista su più di 450 testate, come riportato questa mattina dal South China Morning Post.
La televisione di stato CCTV, così come molte emittenti locali, ha accompagnato le ore subito precedenti alla partenza con programmi speciali sull’argomento, mentre centinaia di canali della mainland hanno trasmesso il decollo in diretta.

Impazzita anche la rete internet: quasi 34 milioni di post hanno invaso la piattaforma di Sina Weibo, il Twitter cinese, in concomitanza con il lancio della navicella cinese.
“Ad aver attirato tanta attenzione sull’ultimo viaggio spaziale è stata proprio la presenza di un’astronauta donna. Nei giorni scorsi è diventato un tema caldo di portata nazionale e pertanto coperto ampiamente sia dalla stampa che dai media elettronici” ha affermato Zhang Jiang, professore di comunicazioni presso la Beijing Foreign Studies University.
Dei 34 milioni di messaggi pubblicati su Weibo riguardo al lancio dello shuttle, circa 2,2 milioni contenevano il nome di Liu Yang, mentre alcune ricerche hanno evidenziato per i suoi compagni Liu Wang e Jing Haipeng meno di 100mila visite.

L’entusiasmo per la nuova missione spaziale è stato veicolato da Pechino al fine di distrarre i cittadini dalla difficile situazione in cui verte il Paese. “Quest’anno per la Cina sono ben poche le buone notizie” -ha proseguito l’accademico- “davanti al rallentamento della crescita economica nazionale le autorità stanno tentando di manovrare questa missione innovativa per fomentare l’opinione pubblica.” Ma quanto potrà durare l’effetto inebriante della “Lunga Marcia verso le stelle”? Secondo Zhang, “probabilmente non troppo a lungo.”

E così è stato. Mentre parte dell’infosfera si è gonfiata di orgoglio patriottico per la nuova avventura spaziale, un’altra metà ha ricordato la recente storia di Feng Jianmei, costretta lo scorso 2 giugno ad abortire -sebbene al settimo mese di gravidanza- perché non in grado di pagare la multa di 40mila yuan imposta a chi vuole avere un secondo figlio. Una settimana più tardi, la foto della donna sul letto d’ospedale con a fianco il feto morto ha fatto il giro della rete, sollevando l’indignazione dei netizen e costando il posto a tre funzionari locali.

Feng e Liu, due donne a confronto, due destini agli antipodi. “Possiamo inviare una taikonauta nello spazio e possiamo anche costringere una donna delle campagne ad abortire al settimo mese di gravidanza,” scrive sul Twitter cinese un internauta. “Il netto contrasto tra il destino delle due, la 33enne Liu e la 22enne Feng, è un chiaro esempio dello stato di lacerazione in cui verte il nostro Paese. Gloria e sogni illuminano vergogna e disperazione, tecnologie all’avanguardia coesistono con lo spudorato calpestamento dei cittadini. Missili volano nei cieli mentre la morale sprofonda ai minimi. La nazione si erge verso l’alto mentre il popolo si inginocchia in segno di sottomissione. Questo è il modo in cui i tempi più gloriosi finiscono per collimare con i tempi peggiori.”

Solo poco dopo il messaggio sarebbe stato ritwittato dal noto blogger cinese Han Han ai suoi milioni di seguaci, innescando sul web una diatriba di proporzioni virali prima di cadere vittima della cesoia di Pechino.

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