La cyber guerra contro i narcos messicani

CITTA’ DEL MESSICO – Sono più di settanta i giornalisti uccisi in Messico da gennaio 2006 ad oggi e quindici sono quelli scomparsi.

Per non parlare delle aggressioni e delle minacce che la categoria riceve costantemente. Non stupisce quindi, che per tutelare l’incolumità dei propri giornalisti, nel 2010 cinque testate giornalistiche abbiano pubblicamente ammesso che non pubblicheranno più notizie relative al narcotraffico. Del resto, sempre l’anno scorso, sono stati ben quindici gli attacchi agli uffici di TV e giornali, che si aggiungono ai due del 2009.

Con i media “messi a tacere” dalla paura, i cittadini messicani si rivolgono sempre più alla rete per informarsi e condividere notizie. Sono così proliferati i blog che, grazie all’uso dell’anonimato, diffondono foto e video delle operazioni dei Narcos. Spesso sono gli stessi cartelli ad inviare i video di esecuzioni, torture e decapitazioni di corpi di membri dei cartelli rivali, per intimorire ed esaltare le proprie gesta.

Ma anche fare il blogger è diventato rischioso: lo scorso 13 settembre i corpi di un ragazzo e una ragazza sono stati trovati appesi ad un ponte pedonale di Nuevo Laredo, nello Stato di Tamaulipas, con un cartello che minacciava lo stesso trattamento a tutte le spie di internet, firmato “Z”, ovvero il cartello de “Los Zetas”.
L’anonimato non è servito neanche alla “Nena de Laredo” (Bimba di Laredo) che il 24 settembre è stata trovata decapitata. Vicino al corpo straziato di María Elizabeth Macías Castro  (questo era il suo vero nome) Los Zetas hanno lasciato un cartello in cui scrivevano: “Questo è ciò che è successo alla Bimba di Laredo per i suoi racconti”.

Le minacce ai bloggers si sono estese anche oltre il confine messicano. Due studenti messicani delle Colombia University di New York che avevano creato un sito internet per monitorare l’ondata di violenza che aveva colpito la città di Monterrey, l’hanno dovuto improvvisamente oscurare in seguito alle minacce telefoniche ricevute.

Le notizie sulla rete corrono in fretta, soprattutto se alimentate dalla paura. E’ ciò che è successo nella città di Veracruz, da due mesi al centro di una sanguinosa faida tra il Cartello de “Los Zetas” e quello dei “Jalisco Nueva Generacion” attraverso il loro braccio armato dei “Mata Zetas” (ammazza Zetas), per il controllo della città e del suo porto di importanza strategica.
Proprio qui, a fine agosto, attraverso twitter, si era diffusa la notizia – poi risultata infondata – che una scuola era sotto assedio e dei bambini erano stati rapiti. Nel giro di poche ore si è diffuso il panico che ha provocato decine di incidenti e tafferugli. Una maestra è stata arrestata con l’accusa di “terrorismo” e rischiava fino a 30 anni di carcere. Alla fine è stata rilasciata e, una settimana dopo, è stata promulgata una legge che prevede dai due ai quattro anni di carcere per chi diffonde informazioni che minacciano l’ordine pubblico.

Al gruppo “Anonymous” che si batte per la libera circolazione delle informazioni su internet, questi episodi non sono passati inosservati. Così, lo scorso 31 ottobre, il gruppo ha mandato un ultimatum a “Los Zetas”. Nel video-messaggio Anonymous minaccia di rivelare tutti i nomi di persone colluse con il cartello, anche ad alti livelli, se entro il 5 novembre non verrà liberato un loro membro rapito a Veracruz.

Lo scorso 29 ottobre gli hackers hanno preso di mira la pagina internet di Gustavo Rosario, ex procuratore generale dello Stato di Tabasco. “Gustavo Rosario es Zetas” si legge sul sito. La notizia, a dir il vero, non ha stupito, visto che già nel 2008 Rosario era stato coinvolto in un giro di protezioni a favore della criminalità organizzata.

Anonymous è formato da un gruppo di hackers che non si conoscono tra di loro, ma si battono per degli ideali comuni. Per questo accade spesso che alcuni di loro si dissocino da certe azioni, come è successo per la frangia messicana del gruppo nel caso della  “#OpCartel”.
La maschera che usano nei loro video è quella di Guy Fowkes personaggio reso popolare dal film “V per Vendetta”. La data del 5 novembre (la scadenza dell’ultimatum) non è casuale: il 5 novembre del 1604 il cospiratore Guy Fawkes aveva programmato di far saltare in aria il Parlamento Inglese, complotto passato alla storia con il nome di “Congiura delle Polveri”.

Intanto, nella notte tra giovedì e venerdì Anonymous diffonde, via twitter, la comunicazione che l’ostaggio preso a Veracruz sarebbe stato liberato. Questo segnerebbe un punto a favore del gruppo dei Cyber Pirati. Ora resta da capire se gli hackers continueranno o meno la loro battaglia contro i narcotrafficanti.

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