Messico, blogger decapitato dai narcos

CITTA’ DEL MESSICO – Mercoledì mattina il corpo di un uomo con segni di tortura, le mani legate dietro la schiena e decapitato è stato trovato su una delle principali strade di Nuevo Laredo nello stato di Tamaulipas. “Questo mi è capitato per non aver capito che non dovevo scrivere sulle reti sociali” diceva il cartello sporco di sangue ritrovato vicino al cadavere.

Il corpo martoriato è quello del “Rascatripas”(il Grattapancia); era questo lo pseudonimo che usava per condividere informazioni su “nuovo laredo en vivo” un sito nato, come molti altri, per sopperire alla mancanza di informazioni, visto che i media locali preferiscono non raccontare le vicende legate al narcotraffico, per paura di ritorsioni.

E’ salito così a quattro il numero dei blogger uccisi in Messico negli ultimi due mesi.
Il 24 settembre la stessa sorte era toccata alla “Nena de Laredo” (Bimba di Laredo) anche lei decapitata per aver scritto su un blog, e il 13 settembre i corpi esanimi di due ragazzi sono stati trovati appesi ad un ponte pedonale di Nuevo Laredo, città che sta diventando tristemente nota per i suoi blogger uccisi.

Nuevo Laredo si trova a ridosso del confine con il Texas, su una delle arterie principali che unisce il Messico agli Stati Uniti e quindi riveste un’importanza strategica per i traffici di armi e droga dei narcotrafficanti.

Non è difficile immaginare che anche dietro quest’ultimo orrendo delitto ci sia la firma de “Los Zetas”, come negli altri due casi. Los Zetas è ritenuto il cartello più violento e militarmente più preparato, secondo il Dipartimento di Giustizia Americano, in quanto formato da ex soldati e disertori del corpo speciale “Grupo Aeromovil de Fuerzas Especiales” (GAFE) dell’esercito messicano. Il gruppo de Los Zetas era originariamente il braccio armato del Cartello del Golfo. L’arresto del suo leader (Asiel Cárdenas Guillén) nel 2003, determina la conclusione dell’alleanza e la nascita di una entità autonoma.

L’organismo internazionale Human Rights Watch (HRW), per voce del suo direttore Josè Manuel Vivanco, condanna l’aggressione contro i blogger e critica lo stato messicano per l’incapacità di garantire la libertà di informazione e di espressione in Messico.

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