TRIPOLI – Tra atti di sabotaggio di vario tipo soprattutto nell’est del Paese, si sono aperte le urne in Libia per le prime elezioni del post-Gheddafi, le prime consultazioni elettorali dal 1964.
Sono convocati al voto 2,8 milioni di libici, per la prima volta dal 1964, che potranno esprimersi fino alle 20. Dalle urne usciranno i 200 parlamentari che comporranno il Congresso Nazionale Generale, il massimo organo legislativo che sostituirà il Consiglio Nazionale di Transizione, alla guida del Paese da poco dopo l’inizio, nel febbraio 2011, della rivolta popolare armata che portò alla fine del regime di Muammar Gheddafi. Il Congresso avrà solo il compito di nominare il governo e il nuovo premier.
Inizialmente al Congresso era stata affidato anche il compito di designare i 60 membri dell’Assemblea Costituente. Ma il Cnt libico ha approvato nella tarda serata di venerdì una legge che gli ha tolto questo ruolo e ha deciso che i Costituenti saranno eletti anche loro direttamente dal popolo in un secondo momento; così facendo il Cnt è andato incontro alle richieste dei federalisti di Bengasi, secondo i quali la Cirenaica avrebbe dovuto avere un eguale numero di rappresentanti rispetto alla più popolosa Tripolitania, favorita dalle regole attuali. Per la Costituente, che dovrà scrivere la nuova Magna Charta, i libici torneranno alle urne tra quattro mesi. Il Congresso, sarà diviso tra 100 deputati eletti dalla Tripolitania ad Ovest, 60 dalla Cirenaica ad Est e 40 dal Fezzan a Sud. I federalisti avevano invitato a boicottare le lezioni di domani, un evento per il Cnt avrebbe latealmente sancito le spaccature che dividono la Libia post Gheddafi.
Disordini
Diversi seggi elettorali non hanno aperto questa mattina nell’est della Libia a causa di disordini provocati da militanti autonomisti che chiedevano una migliore ripartizione dei seggi dell’assemblea fra le regioni. Secondo due responsabili, i seggi in questione si trovano ad Ajdabiya, 160 chilometri a sud ovest di Bengasi, principale città della Libia orientale, e nelle città-oasi di Jalo e Ojla, nel sud est del Paese.
Disordini si sono registrati anche in Cirenaica da parte dei militanti autonomisti della regione.
Tuttavia il presidente del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), Mustafà Abdel Jalil, ha parlato di una situazione «eccellente» e ha espresso la speranza che lo storico voto di oggi sia un successo. Abdel Jalil ha poi definito un «martire» il funzionario elettorale rimasto ucciso ieri sera nel corso di un attacco all’elicottero a bordo del quale si trovava vicino a Bengasi. «Speriamo che i nostri fratelli di Bengasi si terranno alla larga da questi problemi e che lo scrutinio prosegua come previsto», ha detto ancora Abdel Jalil facendo riferimento a possibili disordini e violenze in occasione del voto odierno.
sempre a est, degli elettori di Quba, vicino alla città di Derna, hanno deciso di boicottare lo scrutinio.