Il Consiglio presidenziale per i diritti umani russo critica aspramente la sentenza
MOSCA – Una pena più severa di quella per blasfemia secondo la legge dell’impero russo: dura presa di posizione del consiglio presidenziale per i diritti umani russo sulla sentenza a due anni di carcere inflitta alla tre ragazze del gruppo punk Pussy Riot, colpevoli di aver cantato una ‘preghiera punk’ contro il presidente Vladimir Putin nella cattedrale dei Mosca.
«Questo processo penale solleva interrogativi sull’osservanza dei principi di una giustizia equa in uno stato democratico di diritto», affermano i consiglieri del Cremlino. «Per esempio, perchè le imputate hanno dovuto ascoltare la lettura della sentenza in manette per varie ore?
Perchè tutte e tre le imputate hanno avuto la stessa pena anche se due di loro sono madri di bambini piccoli? Perchè le imputate non hanno avuto una sospensione della pena o almeno un
differimento finchè i bambini non avessero raggiunto la maggiore età?» si chiedono i consiglieri di Putin.
«Perchè la pena è più severa di quella inflitta al reato di blasfemia secondo le leggi dell’impero russo? E perchè dobbiamo aspettare la Corte europea per i diritti umani per rispondere a tutte queste domande? Soprattutto alla luce del fatto che le risposte le conosciamo molto bene» aggiungono i consiglieri.
Condanna morale del gesto, che viola le norme di comportamento nei luoghi religiosi, non risponde tuttavia agli interrogativi sulla legalità della sentenza e sulla giustizia e l’umanità della condanna inflitta. La società non è indifferente a situazioni in cui la legge penale èapplicata ad azioni punibili con sanzioni amministrative«, concludono.