L’Ecuador pronto a mettere a rischio 40 mila posti di lavoro per dare asilo a Snowden

QUITO – Mettere a rischio quaranta mila posti di lavoro per ospitare Eduard Snowden. E’ questo quanto sta andando incontro l’Ecuador nel dare asilo politico al 29enne hacker statunitense che ha messo in cattiva luce l’ Nsa e l’operato delle agenzie di intelligence americane in tema di privacy col caso Prism.

Secondo quanto riferito dal portavoce del Governo di Quito Fernando Alvarado l’Ecuador è pronto a mettere a rischio i rapporti commerciali che intraprende con gli States. “L’Ecuador non accetta pressioni o minacce da nessuno, non baratta o sottomette i suoi principi a interessi mercantili, qualunque sia la loro importanza” . Una ridiscussione di accordi che secondo le stime di Bloomberg sarebbero in grado ledere l’economia sudamericana con ammanco di 40mila posti di lavoro. Non pochi, soprattutto se si pensa che la moneta ufficiale ecuadoregna è il dollaro americano. Segno di un legame tutt’altro subalterno alle strategie governative.

A ben vedere non si tratta di dichiarazioni campate in aria, ma una risposta al senatore democratico americano del New Jersey Robert Menendez che è anche presidente della Commissione Esteri del Senato, che di recente aveva affermato: “Il nostro governo non premia i paesi che si comportano male”. Chiaro il riferimento a Snowden.

Su Snowden si è espresso anche il presidente degli Stati Uniti Barack Obama direttamente dal Senegal “Non farò levare in volo i caccia per catturare un hacker di 29 anni”, aveva assicurato il presidente durante una conferenza stampa africana. Così come a parole ha poi negato di aver esercitato pressioni sui leader di Cina e Russia: “Non ho chiamato personalmente Xi Jinping o Vladimir Putin e la ragione numero uno è che non ne ho la necessità e numero due che ci sono molte cose che facciamo con Cina e Russia e non lascerò che il caso di un sospetto che vogliamo estradare entri a far parte di trattative su tutt’altri temi”.

Ma le dichiarazioni che emergono da Quito esasperano le tensioni tra i due Paesi, visto che sempre l’Ecuador è il Paese che ha dato asilo politico al fondatore di Wikileaks Julian Assange, altro turbillon scottante in tema di diritti e di informazione. Nei giorni scorsi è stato lo stesso Assange, direttamente dall’ambasciata londinese dell’Ecuador a dare notizie confortanti sul 29enne, dicendo che stava bene, pur non rilevando dove fosse il giovane. “Edward Snowden, è perseguitato dagli Stati Uniti e per l’Ecuador “i diritti umani sono sopra ogni altro interesse”, fu il commento dei giorni scorsi del ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patino, confermando che Snowden “ha chiesto asilo politico a Quito”. Un asilo politico che al di là delle smentite di rito sarebbe stato concesso e di su cui esisterebbe anche un visto. Secondo quanto riporta l’emittente Usa Univision esisterebbe un lasciapassare che consentirebbe all’ex tecnico informatico della Cia di raggiungere il Sud America. Attualmente infatti Snowden sarebbe bloccato nell’area di transito dell’aeroporto Shermetyevo di Mosca senza un passaporto valido, dopo che i suoi documenti sono stati annullati dalla Governance americana.

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