Siria. Missili verso Damasco cadono nel Mediterraneo

ROMA – La situazione siriana è fuori controllo. E’ questo il primo pensiero venuto in mente  quando il governo russo ha diffuso la notizia che i suoi sistemi radar avevano rilevato due missili lanciati dal centro del Mediterraneo.

Fortunatamente, il Cremlino avrebbe dichiarato che non vi sono segnali  di esplosioni nell’area di Damasco. La precisazione è arrivata dopo che il ministero della Difesa russo ha dato notizia che è stato registrato il lancio di due missili da una zona centrale del Mediterraneo verso le coste orientali, dove si trova la Siria, alle 8,16 ora italiana. A registrate il lancio dei missili, ha riferito un comunicato del ministero della Difesa, sono stati gli addetti ai radar della stazione di Armavir, nel sud della Russia.
Solo qualche ora dopo l’agenzia di stampa russa Ria Novosti  ha confermato che due «oggetti» balistici diretti verso le coste orientali del Mediterraneo individuati
dai radar russi sono caduti in mare. Fonti della sicurezza siriana citate dalla tv libanese Al-Manar hanno poi confermato che i sistemi radar di Damasco per l’individuazione dei missili non hanno registrato l’arrivo di missili sul territorio siriano.

Russia critica presenza portaerei Usa
Lo spostamento della portaerei americana USS Nimitz e di quattro altre navi, dimostra la determinazione degli Stati Uniti ad avviare una campagna militare in Siria: lo ha detto Alexei Pushkov, presidente della Commissione Affari internazionali della camera bassa del parlamento russo, la Duma di Stato.

«Con l’invio della portaerei Nimitz verso le coste della Siria, Obama dimostra che l’azione militare è stata rinviata, ma non annullata, e che è determinato a iniziare una guerra», ha detto.  Il canale tv Abc ha riferito ieri, citando funzionari della difesa, che la Nimitz e navi di supporto sono entrate nel Mar Rosso. La task force, tuttavia, non aveva ricevuto l’ordine di spostarsi verso il Mediterraneo, dove cinque cacciatorpedinieri statunitensi e una nave anfibia, la USS San Antonio, rimangono
per eventuali attacchi missilistici contro la Siria.

Insomma, la situazione non solo è tesa come le corde di un violino, ma gli eventi emersi forniscono addirittura un’altra lettura. La Russia, infatti, oggi ha fatto sapere di avere le prove dell’uso di armi chimiche da parte dei ribelli siriani nell’attacco chimico del 21 agosto a est di Damasco. L’ambasciatore siriano a Mosca, Riad Haddad ha detto: “Tutte le prove e gli elementi dimostrano che sono stati i gruppi armati dell’opposizione ad usare armi chimiche in quell’attacco”. Prove che sarebbero documentate  
da alcune fotografie in cui sono visibili il luogo e l’orario del lancio del razzo.

Allarme profughi
Nel frattempo continua l’ondata di profughi siriani, che ha superato quota due milioni e si è decuplicato in appena un anno. A lanciare l’allarme è l’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr). «In Siria c’è un’emorragia di donne, bambini e uomini che attraversano la frontiera spesso con nient’altro che i vestiti sulle loro spalle», si legge in una nota dell’agenzia che ricorda come al 3 settembre 2012 i profughi siriani erano 230.671.

Ai due milioni di siriani fuggiti all’estero dall’inizio del conflitto nel marzo 2011, vanno aggiunti i quattro milioni e 250mila che nelle stime dell’Onu sono sfollati all’interno del Paese, spesso per sfuggire alle persecuzioni di gruppi nemici. In totale sono quindi sei milioni e 200 mila i siriani costretti ad abbandonare le
proprie case, quasi un terzo della popolazione di 20,8 milioni censita prima dell’inizio della guerra.  «La Siria è diventata la grande tragedia di questo secolo», ha affermato l’Alto commissario Onu per i rifugiati,  Antonio Guterres, che ha parlato di «una vergognosa calamità umanitaria che non precedenti nella storia recente».

Condividi sui social

Articoli correlati