Sudafrica. Scandalo sul residence del presidente Jacob Zuma

ROMA – Sotto torchio della stampa sudafricana il presidente Jacob Zuma, coinvolto in un’inchiesta che lo vede protagonista in negativo per aver utilizzato impropriamente i proventi delle tasse nella ristrutturazione del suo residence, nella cittadina di Nkandla.

La cifra, utilizzata per la ristrutturazione, si aggirerebbe attorno ai 20 milioni di dollari, somma di denaro totalmente attinta dalle casse dello stato, ovviamente versata dai contribuenti. Ad aggravare la situazione,  una disposizione del governo, risalente a giovedì scorso, che vieta qualsiasi riproduzione, sia fotografica che videoripresa, del residence del presidente. Chi venisse colto in flagrante, verrebbe immediatamente arrestato. Questa misura di sicurezza, sempre a detta del ministro dell’Intelligence, Siyabonga Cwele, serve a tutelare e proteggere da occhi indiscreti le zone nevralgiche della villa che potrebbero essere studiate per poi compiere un eventuale attacco.

Indignazione da parte della stampa locale che, a dispetto del provvedimento, pubblica sulle prime pagine di tutti i quotidiani la foto della villa, soggetto principale di quello che ormai viene definito Nkandlagate, utilizzando anche titoli altisonanti come “Arrestateci” o mettendo in bella mostra la foto con un’enorme croce sopra accompagnata da una scritta a caratteri cubitali “Guardate bene! Questo è ciò che i ministri non vogliono farvi vedere”.

 

Tra gli indignati, oltre ai cittadini sudafricani e la stampa, anche il Pubblico Protettore (Public Protector)  Thuli Madonsela, avvocato e una degli 11 esperti che collaborò alla redazione finale della costituzione sudafricana nel 1994-95. Circa una settimana fa, l’avvocato Madonsela aveva preparato un rapporto dettagliato riguardante le manovre illecite che implicavano l’utilizzo del denaro pubblico nella ristrutturazione. Rapporto che non è mai stato pubblicato in quanto, secondo il ministro della Polizia  Nathi Mtetwa, è stato “condotto senza l’autorizzazione del consiglio di sicurezza, quindi illegale”.

Madonsela però respinge le accuse di Mtetwa e afferma di aver redatto il rapporto seguendo puntigliosamente le disposizioni, senza contravvenire ad alcuna norma, tanto che una volta consegnato anticipatamente ai ministri, questi non avevano segnalato nulla di strano o che violasse le regole. Ad avvalorare la tesi del Pubblico Protettore interviene anche la costituzione, che afferma chiaramente l’impossibilità dell’esecutivo di interferire con le sue funzioni di controllo.

Dietro i vari interventi dei ministri, volti ad ostacolare il compito della Madonsela, c’è sicuramente, questa è la convinzione di William Gumede, esperto di politica e professore presso la Wits University di Johannesburg, un tacito consenso da parte del presidente Zuma. 

 

L’unico rischio alla sicurezza di Zuma, infatti, spesso coinvolto in scandali economici e finanziari, non deriva direttamente dalla pubblicazione stessa delle foto del residence o del rapporto del Pubblico Protettore, ma dalla reazione che questi sicuramente avranno sui suoi cittadini, sempre più impoveriti e indisposti nei confronti del governo. Continua infatti il professor Gumede: “Se sei un ordinario cittadino, che hai atteso per 20 lunghi anni la possibilità di avere una casa tutta tua e poi vieni a sapere che i tuoi soldi vengono utilizzati in maniera impropria da chi dovrebbe tutelarti, sarai sicuramente tentato prima o poi di prendere in mano la situazione e risolverla”. 

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