Ucraina. Intesa sul filo del rasoio. Priorità, limitare i poteri del presidente

ROMA  – Dopo i sanguinosi scontri l’opposizione ucraina ha accettato di siglare un accordo con il presidente, Viktor Yanukovich, per disinnescare la crisi politica a Kiev. La firma ancora non c’è, ma almeno c’è la schiarita.

«È stato deciso di approvare la decisione di firmare l’accordo con il presidente a condizione che l’attuale ministro dell’Interno non sia confermato nel prossimo governo e che il procuratore generale venga sostituito», ha spiegato uno dei leader delle proteste pro-Ue, Oleh Tyahnybok.  Yanukovich ha promesso le elezioni presidenziali anticipate, accogliendo la principale richiesta dell’opposizione che da mesi manifesta in piazza; ha anche promesso di avviare un processo per il ripristino della Costituzione approvata dopo la Rivoluzione Arancione del 2004, che limita i poteri presidenziali, e per dar vita a un governo di unità nazionale. 

Nel messaggio Yanukovich non fa cenno a scadenze nè alla data per le elezioni, anche se alcuni media locali dicono che la nuova Costituzione entrerà in vigore in 48 ore; e che le elezioni presidenziali si terranno invece alla fine di quest’anno e non nel 2015 come era previsto Oggi anche la figlia dell’ex premier Yulia Tymoshenko, Evghenia, in visita a Roma, ha detto che l’unica via di uscita per la guerra civile è la convocazione delle elezioni presidenziali entro pochi mesi.  Yanukovich, peraltro, continua a perdere pezzi: da Leopoli, nell’ovest filo-europeo, decine di poliziotti sono partit per Kiev per difendere i manifestanti. Il vicecapo di Stato  maggiore dell’esercito, generale Yuri Dumanski, si è dimesso per protesta contro il tentativo del governo di coinvolgere le forze armate nella repressione delle violenze.

 

Le sue dimissioni seguono l’uscita di scena del capo di Stato maggiore, Volodymyr Zamana, cacciato mercoledì da Yanukovich senza dare spiegazioni. Zamana aveva preso pubblicamente posizione contro il presidente per l’ipotesi di imporre lo stato di emergenza in risposta all’ondata di proteste anti-governative. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, ha avvertito che «le forze armate ucraine non dovrebbero rivolgersi contro il proprio popolo».  Da Mosca, il ministro dell’Economia russo, Alexei

Ulyukayev, ha avvertito Kiev che il suo governo non ha ancora preso alcuna decisione sul versamento della seconda tranche da 2 miliardi di dollari di aiuti finanziari. 

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