TRIPOLI – Tutto è iniziato venerdì scorso, quando a Bengasi l’Esercito Nazionale Libico, comandato dall’ex generale Khalifa Haftar, ha dato inizio a un’offensiva contro le formazioni islamiste che di fatto esercitavano ( e tuttora esercitano) il controllo sulla città; sia il governo che il Parlamento di Tripoli hanno dichiarato che quello di Haftar a Bengasi è stato un golpe.
Ma l’ex generale ha risposto di non essere interessato al potere ma di mirare piuttosto a liberare la Libia dai terroristi. Poi nella giornata di ieri il governo della Libia ha riferito che era di almeno 2 morti e 55 feriti il bilancio provvisorio dovuto ad un attacco armato avvenuto contro la sede del Parlamento libico, a sud di Tripoli. Colpi d’arma da fuoco ed esplosioni: alcuni uomini armati sarebbero entrati nell’edificio a caccia di deputati islamisti appiccando un incendio. Poco prima del blitz, la sede del Parlamento già attaccata lo scorso aprile, era stata evacuata. Infatti deputati e dipendenti sono stati costretti a uscire in fretta cercando di evitare carri armati con a bordo uomini armati ma in abiti civili. L’ambasciata italiana a Tripoli si è messa subito in contatto con i connazionali nella capitale libica per garantire ogni forma di assistenza, mentre il corrispondente del Guardian da Tripoli, Chris Stevens, ha scritto su Twitter che gli scontri si sono subito estesi anche in altre zone della capitale. A compiere l’attacco sarebbero stati due gruppi di milizie di Zintan, Al Qaaqaa e Sawaaq, comandate da Mukhtar Farnana ex capo della polizia militare, fedeli a Khalifa Haftar, ex generale in pensione già scomunicato dal governo e ora a capo di un esercito paramilitare che da settimane sta mettendo a ferro e fuoco la Libia “contro le milizie islamiche che destabilizzano il Paese”. Le fonti ufficiali del governo libico ritengono che i due attacchi non siano in relazione, tuttavia sembra più probabile che le milizie di Zintan e l’Esercito Nazionale Libico di Haftar abbiano fatto fronte comune. Ieri sera le milizie che appoggiano il governo hanno sorvegliato i posti di blocco intorno alla capitale, mentre le forze di Haftar sembrano concentrate lungo la strada che porta all’aeroporto e nella periferia meridionale della città. Nonostante la situazione ad oggi sia ancora tesa, questa mattina gli spari lungo la strada dell’aeroporto si sono attenuati e sembra esserci una calma provvisoria. Le autorità sembrano determinate a far passare il messaggio che le attività procedono come al solito: il ministero dell’Istruzione infatti nega che gli esami finali delle scuole superiori siano stati sospesi e invita tutti gli studenti ad andare a scuola normalmente. Anche il governo è determinato ha far passare il suo messaggio: tramite una dichiarazione rilasciata stamattina dal ministro della Giustizia, Salah al-Marghani, oltre a condannare l’assalto al Parlamento, ha smentito il fatto che le attività dell’organo legislativo siano state sospese e ha detto che l’attacco al Parlamento non ha nulla a che fare con l’offensiva di Haftar a Bengasi. Ma oggi a Bengasi si sono registrati nuovi scontri a fuoco tra le milizie fedeli all’ex generale golpista Khalifa Haftar e i gruppi armati islamici presenti in città. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva “Al Arabiya”, il comandante della base aerea Benina di Bengasi, il colonnello Saad al Warfalli, ha annunciato che i miliziani islamici hanno attaccato la base con dei razzi senza provocare vittime. “C’è stato un bombardamento contro la base aerea ma al momento la situazione non è preoccupante”. Sono tante le reazioni alla situazione che sta passando la Libia in questo periodo: “Prima che la situazione sfugga a ogni controllo, e la Libia imbocchi la strada della conflittualità in modo irreversibile, la comunità internazionale, dall’Unione Europea all’Onu, deve mobilitare tutti gli strumenti della diplomazia affinché la transizione verso la democrazia si compia con successo, con il coinvolgimento di di tutte le parti”. Così afferma il Ministro degli esteri Federica Mogherini. Ma ciò che sta succedendo in Libia ha effetti immediati anche qui in Italia: la Libia è un tradizionale fornitore italiano di petrolio e gas e in attesa degli sviluppi, ieri sera Eni ha aumentato di 1 cent euro/litro il prezzo raccomandato della “verde” e di 0,5 il diesel. Mossa che fa seguito a quella di Ip che, sabato, ha rialzato di 0,5 cent il solo diesel. Adesso si attendono eventuali cambiamenti.