Giovane palestinese morto. Tre sospetti confessano l’omicidio, ‘lo abbiamo bruciato vivo’

GERUSALEMME – Tre dei sei ebrei arrestati nell’ambito dell’inchiesta sulla morte di un giovane palestinese bruciato vivo dai suoi assassini il 2 luglio scorso, hanno confessato. Lo ha reso noto una fonte vicina al dossier. 

«Tre dei sei sospetti in detenzione hanno confessato l’omicidio di Mohammad Abu Khdeir, di averlo bruciato vivo, e hanno ricostruito la scena del delitto» davanti ai poliziotti ha precisato al fonte in condizione di anonimato.  Sei giovani giovani estremisti ebrei sono stati arrestati ieri mattina nell’ambito delle indagini sulla morte del palestinese.   Il fermo dei sei sospetti è stato prorogato ieri da un tribunale di Petah Tikva, centro di Israele, di otto giorni per cinque di loro e di cinque giorni per il sesto, secondo i loro avvocati. I sei giovani israeliani sono sospettati di appartenere ad una «organizzazione terrorista» o a una organizzazione illegale, di rapimento, omicidio di minore, cospirazione, detenzione illegale di armi, e di crimine per «motivi nazionalisti», secondo il sito di informazioni israeliano Ynet.

Mohammad Abu Khdeir, 16 anni, era stato rapito e ucciso il 2 luglio scorso nel quartiere Shuafat, a Gerusalemme est, verosimilmente per vendicare il sequestro e l’omicidio di tre studenti israeliani, di cui due minorenni, nella regione di Hebron, in Cisgiordania, che Israele ha attribuito ad attivisti di Hamas. Il cadavere di Mohammad era stato ritrovato qualche ora dopo il sequestro nei pressi di un bosco nella zona ovest della città. Secondo il rapporto dell’autopsia, il giovane palestinese è stato bruciato vivo.  Il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che oggi ha telefonato al padre della vittima esprimendo tutta la sua indignazione per un omicidio «ripugnante», ha assicurato che «gli autori di questo orribile crimine» saranno sottoposti «a tutto il rigore della legge».

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