Gaza. Israele, ritiro parziale dei militari. Le vittime salgono a 1.726. IL VIDEO

ROMA – Sono almeno quaranta i palestinesi che hanno perso la vita oggi nella Striscia di  Gaza: dieci nell’ennesimo bombardamento di una scuola gestita dalle Nazioni Unite a Rafah, nel settore meridionale dell’enclave, e trenta in altri attacchi, ripartiti ancora tra il sud e la parte centrale del piccolo territorio, mentre al nord le Forze di Difesa israeliane hanno confermato il ritiro dalle località di Beit Lahiyah e al-Atatra, i cui abitanti già ieri erano stati invitati a tornare alle loro case, con una conseguente riduzione drastica nei combattimenti.

Dall’inizio del conflitto, giunto al 27mo giorno consecutivo, il totale dei palestinesi uccisi è salito ormai a 1.726, per la maggior parte civili. Per quanto riguarda Israele, i morti ammontano a 66 tra cui 64 militari, dopo la conferma del decesso dell’ufficiale che sarebbe stato catturato da miliziani di Hamas. Al computo va aggiunto un lavoratore straniero, di nazionalità thailandese. 

 

 

Entro le prossime 24 ore l’esercito israeliano sarà in grado di annunciare la distruzione di tutti i tunnel che collegano la Striscia di Gaza la territorio dello Stato ebraico: è quanto scrive il quotidiano israeliano Hàaretz.  Secondo il quotidiano alla vigilia dell’offensiva l’esercito era a conoscenza dell’esistenza di 31 diverse gallerie, la cui distruzione dovrebbe essere completata entro sabato; altri tunnel sono però stati localizzati nel corso delle operazioni militari. 

Al termine delle operazioni di smantellamento, conclude Hàaretz, Tsahal intenderebbe ritirare i propri effettivi dalle zone abitate di Gaza per ridispiegarli qualche centinaio di metri oltre la recinzione che segna la frontiera con il territorio costiero, per evitare infiltrazioni ed essere pronto ad eventuale nuove operazioni. L’esercito israeliano ha avvertito gli abitanti del quartiere di Beit Lahiya, nel nord-ovest di Gaza, che è «sicuro» il rientro nelle loro case; e diversi testimoni hanno riferito di aver visto i militari

ritirarsi dall’area. Gli abitanti dell’area possono rientrare nelle loro case ma «devono fare attenzione agli ordigni esplosivi disseminati nella zona da Hamas», ha fatto sapere l’esercito. Identico messaggio è stato consegnato alle autorità dell’enclave palestinese.  Più di due settimane fa l’esercito israeliano aveva chiesto a circa 100mila palestinesi della zona settentrionale della Striscia e di due quartieri della città di Gaza che abbandonassero le loro case «per la propria sicurezza».

Israele ha altresì avvertito la comunità internazionale che qualsiasi «aiuto per la ricostruzione di Gaza», dopo la fine dell’offensiva, «sarà condizionata al disarmo di Hamas e alla smilitarizzazione della Striscia». Lo ha chiarito Benjamin Netanyahu, ricordando le polemiche per l’embargo israeliano su alcuni materiali di costruzioni, a partire dal cemento, che sono stati impiegati non solo per riedificare gli edifici distrutti dopo i precedenti conflitti, ma anche per realizzare la rete di tunnel usati per penetrare nel territorio israeliano, che le truppe di Tel Aviv stanno distruggendo. 

Nel frattempo va bene ricordare che le vittime attuali provocate dall’offensiva israeliana «Barriera Protettiva» sono oltre 1.600. Sono invece 63 i soldati israeliani morti nell’operazione, secondo l’ultimo aggiornamento. Stando ai dati disusi all’agenzia dell’Onu per l’infanzia, l’Unicef, almeno 296 bambini e adolescenti palestinesi sono stati uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio dell’offensiva israeliana contro Hamas. «I bambini costituiscono un terzo delle vittime civili», avverte l’Unicef sottolineando che il bilancio, ancora provvisorio, potrebbe ulteriormente aggravarsi nelle prossime ore; dei morti accertati (187 bambini e 109 bambine) almeno 203 avevano meno di dodici anni.

 

 

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