Arabia saudita e Qatar finanziatori dell’ Isis? I dubbi restano

PARIGI – L’Arabia saudita e il Qatar, alleati “ingombranti” della Francia nella lotta al terrorismo, continuano a ribadire la loro estraneità alle accuse di finanziamento e sostegno all’Isis, ma da più parti, non ultimo il presidente russo Vladimir Putin, si continua ad attribuire ai grandi donatori del Golfo un contributo determinante nella crescita dello Stato Islamico e nella sua proliferazione.

Secondo gli esperti, questa situazione pone la Francia in una posizione scomoda.”La questione del finanziamento mette la Francia in una situazione scomoda, nel momento in cui ha dichiarato guerra al terrorismo”, ha sottolineato un esperto algerino Hasni Abidi. 

L’Arabia saudita e il Qatar, che partecipano anche al tavolo negoziale aperto a Vienna per risolvere la crisi siriana e che fanno parte della coalizione internazionale anti-Isis lanciata da Washington, hanno smentito categoricamente le loro relazioni con i jihadisti dell’Isis, ma da studi internazionali pubblicati in questi anni, tra cui il dossier consegnato da Putin al G20 e redatto da Brookings Institution, emerge il contrario. “Molti Stati arabi del Golfo in passato hanno finanziato gruppi sunniti in Siria ed Iraq che sono confluiti in Isis o in Al Nusra consentendogli di acquistare armi e pagare stipendi”, secondo Fuad Hussein, capo di gabinetto di Massoud Barzani leader del Kurdistan iracheno, citato nella ricerca.David Phillips, ex alto funzionario del Dipartimento di Stato Usa ora alla Columbia University di New York, assicura, sempre secondo il Brooking Institute che “sono molti i ricchi arabi che giocano sporco, i loro governi affermano di combattere Isis mentre loro lo finanziano”.

Secondo il blog “Money Jihad” le più importanti fonti di finanziamento dell’Isis sono “le sadaqa (donazioni volontarie) dai donatori arabi del Golfo, la vendita di petrolio e il controllo di infrastrutture chiave”. In particolare le sadaqa sono arrivate nel passato da donatori privati sauditi, del Qatar, del Kuwait, degli Emirati Arabi e anche dall’Indonesia, specifica il blog. “Il valore complessivo delle donazioni esterne all’Isis è minimo rispetto alle altre entrate”, che sono principalmente la vendita di petrolio, secondo un rapporto del Financial action task force.

Oltre alla sadaqa, che sono delle donazioni volontarie, esiste anche la “zakat”, elemosina obbligatoria per gli indigenti stabilita sulla base del reddito. La zagat è l’obbligo religioso prescritto dal Corano di “purificazione” della propria ricchezza che ogni musulmano in possesso delle facoltà mentali deve adempiere per definirsi un vero credente ed è uno dei Cinque pilastri dell’Islam. “Non c’è alcun finanziamento diretto di Ryad e Doha ai gruppi jihadisti. Ma bisogna ricordare che all’inizio della rivoluzione siriana, era stato dato il via libera a donare fondi all’opposizione siriana di ogni genere. E’ la radicalizzazione di Daesh che ha complicato la situazione”, ha spiegato Hasni Abidi. Queste le “accuse”. Sul piano ufficiale e diplomatico, però, a quattro giorni dagli attentati di Parigi lo sceicco Abdallah ben Nasser Al-Thani, premier del Qatar, in un incontro all’Eliseo ha garantito al presidente francese François Hollande il suo “pieno sostegno” nella lotta ai jihadisti. La stessa mattina il premier francese Manuel Valls alla domanda sui possibili legami tra l’Isis e le monarchie del Golfo ha risposto che i governi “di Arabia saudita e Qatar lottano contro Daesh (acronimo arabo per Isis). Questo è incontestabile, e non c’è ragione di dubitare oggi del loro impegno” ma, ha ammesso Valls, “resta la questione dell’insieme di questi finanziamenti” all’Isis.La Francia non può rinunciare al sostegno di Arabia saudita e Qatar, con cui intrattiene relazioni stabili e forti, anche economiche. 

In particolare il Qatar ha comprato a maggio 24 aerei da combattimento francesi Rafale, per 6,3 miliardi di euro. “La Francia e i Paesi occidentali hanno bisogno dei Paesi del Golfo per controllare il flusso finanziario”, ha aggiunto Hasni Abidi sul tema.Nel 2010 il sito Wikileaks ha girato il coltello nella piaga della questione dei finanziamenti pubblicando una nota diplomatica americana in cui si affermava che “i donatori (privati) in Arabia saudita restano la principale fonte mondiale di finanziamento dei gruppi terroristi sunniti”. All’epoca la nota riguardava soprattutto al Qaeda, in particolare l’ala irachena che è all’origine dell’Isis.”Non ci sono prove dirette che il governo saudita sostenga finanziariamente l’Isis – aveva però dichiarato l’analista Lori Plotkin Boghardt, del Washington Institute appena un anno fa – Isis,  considera una minaccia diretta” alla sua sicurezza. Ma “i donatori del Golfo, tra cui i sauditi passano per essere i più generosi, hanno donato centinaia di milioni di dollari in Siria negli ultimi anni, in particolare all’Isis e altri gruppi”, aveva aggiunto.

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