MOSCA. – Sono iniziate le operazioni di voto nella Federazione russa, dove oggi quasi 110 milioni di aventi il dritto eleggeranno la nuova Duma di Stato, la Camera bassa del parlamento.
In un paese immenso, da 11 fusi orari, i primi seggi ad aprire (alle 8 di mattina locale, le 22 di ieri sera in Italia) sono stati quelli nel distretto autonomo di Chukotka e nella regione di Kamchatka. Il capo della Commissione elettorale centrale (Cec), Ella Pamfilova, ha comunicato ufficialmente che sono iniziati anche i lavori del Centro informazioni della Cec. “Mi piacerebbe che oggi la gente andasse a votare, che credesse nelle elezioni e nel fatto che il loro voto e’ significativo. Auguro a tutti noi successo”, ha dichiarato la Pamfilova, autorevole difensore dei diritti umani e da poco messa a capo della screditata Cec.
L’obiettivo del Cremlino, dopo il varo di una legge elettorale che ha permesso un aumento della concorrenza politica, e’ fregiarsi di elezioni aperte e trasparenti che legittimino l’autorita’ del partito di governo e del presidente Putin, Russia Unita, dato per grande favorito. L’utilizzo di brogli su vasta scala, come nelle ultime legislative del 2011, e’ un errore che secondo gli analisti non si ripetera’: allora i russi scesero in piazza nelle piu’ massicce proteste dell’era Putin. Quest’anno, sullo sfondo di una prolungata crisi economica, e’ uno scenario che le autorita’ non possono permettersi. In vista vi e’ anche il voto per le presidenziali, fissate a marzo 2018, ma che gia’ si vocifera possano essere anticipate, con Vladimir Vladimirovich in corsa per un quarto mandato.
Voto con sistema misto
Si vota con un sistema misto, in base al quale meta’ dei 450 deputati verranno scelti da liste di partito e il restante in collegi uninominali. La soglia di sbarramento scende dal 7%, al 5% ma per i partiti di opposizione extra parlamentare – come gli unici due filo occidentali Parnas (dell’ex vice premier ucciso Boris Nemtsov) e Yabaloko – si tratta di percentuali ancora difficili da raggiungere. I partiti minori lamentano una campagna elettorale giocata ad armi impari, con la formazione di governo avvantaggiata nella copertura televisiva e dall’appoggio del leader del Cremlino, che viaggia su un consenso superiore all’80% anche grazie alle sue imprese di politica estera: dall’annessione della Crimea, alla campagna di Siria. Uno dei leader del movimento di protesta del 2011-2012, il blogger anti-corruzione Aleksei Navanly, e’ stato tenuto fuori dalla competizione elettorale: il suo Partito del Progresso non ha avuto l’autorizzazione a registrarsi e lui stesso non puo’ candidarsi, a causa di due condanne per appropriazione indebita, per molti fabbricate ad arte.
Il numero dei partiti in gara, comunque, e’ passato da 7 a14; stando alle previsioni degli esperti, ci si aspetta una riconferma della Duma uscente, con Russia Unita in grande maggioranza seguito poi da partiti di opposizione solo formale, ma di fatto favorevoli al Cremlino: i comunisti di Ghennady Zhyganov, i nazionalisti di Vladimir Zhirinovsky (Ldpr) e Russia Giusta di Serghei Mironov. In alcune regioni del paese, inoltre, oggi si vota anche per i governatori e le amministrazioni comunali. In tutto, compresi i residenti all’estero, gli aventi diritto sono 111,6 milioni. Per la prima volta, vanno alle urne anche gli abitanti della Crimea, non senza polemiche da parte di Kiev e della comunita’ internazionale. Gli ultimi seggi chiuderanno a Kaliningrad alle 20 locali (le 20 anche in Italia). Subito dopo la fine delle operazioni di voto a livello nazionale, la legge permette la pubblicazione dei primi exit poll.