Manchester: caccia alla rete del terrore

LONDRA – Emerge, con il proseguire delle indagini, la rete del terrore che ha aiutato ieri Salman Adebi ad uccidere 22 persone all’Arena di Manchester.

Tre persone sono state arrestate questa mattina nella parte sud della citta’, la stessa zona dove si era gia’ registrato il primo arresto di un uomo, ieri. L’interrogatorio di quest’ultimo, identificato come Ismael Abedi, fratello del terrorista autore della strage, pare abbia permesso una svolta nelle indagini. Nel frattempo si viene a sapere che Salman Abedi, il killer, era tornato da pochi giorni da un viaggio in Libia. A riferirlo il Times, al quale un conoscente del kamikaze ha raccontato: “Era partito per la Libia tre settimane fa ed era tornato di recente, pochi giorni fa”. Se confermato, il soggiorno di alcune settimane in Libia potrebbe essere servito per l’addestramento da parte dell’Isis, che nel Paese nordafricano ha ancora una robusta presenza. Secondo il quotidiano inglese, comunque, non si esclude neppure che il giovane possa aver viaggiato in Siria nelle settimane in cui era all’estero. La fitta rete di relazioni presente dietro la strage si arricchisce pero’ anche di un altro personaggio: Raphael Hostey. Si faceva chiamare Abu Qaqa al-Britani da quando era andato in Siria a combattere. E con questo nome reclutava a Manchester, citta’ dove era cresciuto, centinaia di uomini da spedire nelle terre del sedicente Califfato o da usare negli attentati su suolo britannico. Conosceva, rivela oggi il Daily Mirror, Salman Abedi e con ogni probabilita’ e’ stato lui a portarlo sulla strada dell’integralismo e del terrorismo. Prima di finire fulminato da un drone americano tre anni fa. L’allerta a Manchester ed in tutta la Gran Bretagna resta a livello di criticita’. A Londra l’esercito sta assumendo il controllo delle strade, militari si trovano attorno al Parlamento, al Palazzo Reale ed alle ambasciate. Mai, dopo la catena di attentati alla metropolitana della Capitale nel 2007, era stato piu’ visto un tale dispiegamento di forze.

Dieci sono invece le vittime della strage ufficialmente identificate. Tra di loro due mamme, che si trovavano nel foyer ad aspettare l’uscita delle figlie dal concerto di Ariana Grande. Le ragazze si sono salvate, loro no. Tra i feriti invece sono 20 quelli giudicati in condizioni critiche, con gravissimi danni agli organi e agli arti. Iniziano ad arrivare le prime reazioni politiche da fuori del Regno Unito. Da Mosca Vladimir Putin fa sapere che mette a disposizione tutte le risorse possibili per una lotta comune al terrorismo, mentre a Parigi il neopresidente Emmanuel Macron dice esplicitamente che verra’ ulteriormente prorogato lo stato d’emergenza introdotto dopo l’attentato di Nizza dello scorso 14 luglio. Ma la vera questione pare sia un’altra: Londra e’ irritata e non poco con i servizi di sicurezza di Donald Trump, rei di aver rivelato loro, e con troppo anticipo, l’identita’ dell’attentatore. Inevitabile una ricaduta non positiva sulle indagini.”La polizia britannica e’ stata molto chiara sul fatto di voler controllare il flusso d’informazioni al fine di proteggere l’integrita’ delle indagini – ha detto il ministro degli interni Amber Rudd alla Bbc – anche per poter beneficiare dell’effetto sorpresa. E’ dunque irritante che tali informazioni vengano fuori da altre fonti”. Una dichiarazione di rara chiarezza.

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