BELGRADO – “Devo esprimere la mia forte preoccupazione: le azioni unilaterali annunciate per domani e relative al tentativo di Pristina e Eulex di imporre controlli doganali sulla linea di demarcazione amministrativa nel nord del Kosovo mettono seriamente in pericolo la pace e la stabilità dell’intera regione”.Il presidente serbo Boris Tadic ha esternato i suoi timori dopo la decisione delle autorità kosovare di assumere da domani il controllo di due posti di frontiera nel nord del Kosovo.
Decisione presa senza interpellare la Serbia: “Tale soluzione non è stata concordata da Belgrado e Pristina – ha sottolineato Tadic – e va per questo impedita”. Tadic ha confermato il no della Serbia alla proclamazione unilaterale d’indipendenza da parte del |Kosovo (il 17 febbraio 2008), “una decisione questa – ha precisato – che va contro i principi sanciti universalmente dal diritto internazionale e dalle Nazioni Unite, e che devono valere per tutti i paesi senza eccezione, a cominciare dall’uguaglianza degli stati in fatto di sovranità, dal rispetto dell’integrità territoriale e dall’inviolabilità delle frontiere internazionalmente riconosciute. L’indipendenza del Kosovo – ha concluso il presidente serbo – viola questi principi base della governance universale”.
Il Kosovo è uno Stato indipendentista sotto amministrazione ONU. Un  territorio con 200.000 abitanti a maggioranza albanese, che ha  dichiarato unilateralmente la propria indipendenza dalla Serbia il 17  febbraio 2008. La capitale è Pristina. 
 La Serbia non ne riconosce l’indipendenza, e lo considera quindi solo una provincia (e Pristina solo un capoluogo). 
 Lo status giuridico del Kosovo non è condiviso nemmeno da altri Stati.  Tra i 193 membri delle Nazioni Unite, 83 lo riconoscono come uno Stato  indipendente, 51 no. Tra i contrari Russia e Cina.
Il presidente serbo – ironia della sorte – ha aperto proprio oggi a Belgrado una conferenza sulla sicurezza nei Balcani.
 
				 
			
 
															 
															
 
								
 
								 
								