Nel 2011 aumenti a raffica, tutti superiori al 3-4%. Poi diranno che l’inflazione è all’1%

ROMA – Dal primo gennaio i pedaggi autostradali aumenteranno in media del 3,3%, con la rete di Autostrade per l’Italia in rialzo dell’1,9% e la Val d’Aosta che registra il picco di un +14%. I consumatori insorgono e quantificano l’aggravio in 20-25 euro, ma l’Aiscat risponde che i rincari tengono conto degli investimenti fatti dalle concessionarie. A firmare i decreti con gli aumenti, in base all’istruttoria condotta dall’Anas, sono stati i ministri delle Infrastutture e dei Trasporti e dell’Economia. Se l’aumento medio ponderato per l’intera rete è del 3,3%, molto diversificati sono i rialzi per le diverse concessionarie.

Si va dal +14,15% di Rav Spa, il Raccordo autostradale della Val d’Aosta, al -6,56% delle Autostrade Meridionali, passando per il +1,92% di Autostrade per l’Italia (Aspi), la rete più grande che ha circa 2.800 chilometri in concessione. Sempre con decorrenza dal primo gennaio, inoltre, la misura dell’integrazione del canone annuo di concessione corrisposta direttamente all’Anas, è integrata di un importo pari a 2 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio A e B e a 6 millesimi di euro a chilometro per le classi di pedaggio 3,4 e 5. Se l’aumento per la rete Aspi è grosso modo in linea con le previsioni, alcuni degli altri rincari preoccupano e scandalizzano i consumatori. In particolare, il responsabile di Federconsumatori, Rosario Trefiletti, parla di un aggravio annuo di 20-25 euro e trova particolarmente gravi gli aumenti della zona Nord-Ovest del Paese e dell’Abruzzo. Nel primo caso, oltre al rincaro sulla Rav, si mettono in evidenza i tratti Novara Est-Milano e Torino-Novara, che crescono di oltre il 12%: «Si tratta di aumenti che incideranno non solo sugli automobilisti, ma anche sui prodotti trasportati: sono percentuali elevate e gravi». Per quanto riguarda la Strada dei Parchi (+8,14%), Trefiletti rileva che si tratta di una «vergogna totale, perché in una Regione colpita dal terremoto bisognerebbe diminuire e non aumentare». L’Aiscat fa però notare che gli aumenti tengono conto anche degli investimenti fatti dalla concessionarie: nel 2009 sono stati infatti realizzati lavori e manutenzioni per oltre 2,5 miliardi di euro e, ad oggi, sono in esecuzione investimenti per circa 6,35 miliardi di euro. Naturalmente i rincari autostradali produrranno un effetto indiretto sui prezzi delle merci e quindi sull’inflazione per i più alti prezzi del trasporto.

 

Il caro-carburante 

Il 2010 è stato un altro anno all’insegna del caro-carburante. Lo afferma Federconsumatori nello stimare tramite il suo Osservatorio nazionale che complessivamente gli automobilisti hanno speso 4,81 miliardi in più per i carburanti, di cui 528 milioni in più per l’Erario a causa dell’aumento di tassazione. In particolare, nel 2010 vi è stato per la benzina un aumento complessivo di 18 centesimi (da 1,30 di gennaio a 1,48 euro al litro oggi), pari ad un esborso di 9 centesimi in più al litro, di cui 1 centesimo in più per l’Erario. Tali aumenti si traducono in una spesa complessiva degli automobilisti di 1,51 miliardi di euro in più rispetto al 2009, di cui 168 miliardi in più per l’Erario. Quanto al gasolio, nel 2010 vi è stato un aumento complessivo di 22 centesimi (da 1,14 di gennaio a 1,36 euro al litro oggi), pari ad un esborso di 11 centesimi in più al litro, di cui 1,2 centesimi in più per l’Erario. Tali aumenti si traducono in una spesa complessiva degli automobilisti di 3,3 miliardi di euro in più rispetto al 2009, di cui 360 miliardi in più per l’Erario. Per evitare che il 2011 non registri andamenti ancora peggiori, Federconsumatori ritiene che sia «indispensabile intervenire per la realizzazione dei punti sottoscritti nell’accordo con l’intera filiera petrolifera, a partire dalla realizzazione della commissione istituzionale di controllo sulla doppia velocità,la razionalizzazione della rete, l’apertura della vendita attraverso il canale della grande distribuzione, il blocco settimanale dei prezzi». «Oltre a ciò – conclude Federconsumatori – è indispensabile agire anche sul versante dell’accisa, affinché questa si riduca in misura pari all’aumento dell’Iva, per mantenere identica almeno la tassazione, e non permettere anche allo Stato di lucrare sulle tasche dei cittadini».

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