La pazzia lucida di Matthias Schepp: “Non rivedrai più le bimbe”

SAINT-SULPICE – In Chaussé de Champagne, fuori dalla casa di Matthias Schepp, giornalisti e tecnici delle Tv hanno sistemato le loro attrezzature nei furgoni e se ne sono andati.

E una coltre di sgomento è scesa nella valle dove le case ordinate e le strade pulite avevano celato la pazzia di un uomo che ha fatto sparire se stesso facendosi a pezzi sotto un treno, e facendo sparire le due figlie, le due gemelline di sei anni, Alessia e Silvia.
Rimane solo una lettera piena d’odio verso la moglie e verso il mondo colpevoli di aver deviato dal suo delirio dove questo mostro aveva sistemato, per benino, i pezzi della sua esistenza futura. Nei suoi piani la separazione non era prevista, e come ogni schizoide, che se gli sposti le forchette a tavola si stranisce, egli ha pianificato una via di fuga dal suo ‘percorso ideale’: “voi volete cambiarmi l’esistenza già pianificata, e io distruggo la vostra vita”. Questi sono i pensieri deliranti di coloro che compiono questi atti atroci. Per i malati di mente il nuovo, lo sconosciuto non è previsto e quando questi nuovi elementi di realtà emergono, ‘dal nulla’, essi compie il gesto estremo che, ‘magicamente’, facendo sparire anche se stessi, farebbe tornare tutto in quel ‘nulla’ da dove provengono le cose del reale.

Di fronte a questi gesti efferati ci si chiede sempre se gli autori dei crimini fossero persone ‘normali’. La madre delle bambine scomparse, mercoledì, alla trasmissione ‘Chi l’ha visto’, ha detto che non riconosceva nel comportamento dell’ex marito la persona che lei conosceva bene. Come se Matthias Schepp possedesse due identità, una specie di dottor Jekyll e mr. Hyde. Le cose non stanno così, in realtà queste persone che finiscono per compiere questi gesti tragici, covano un delirio interno, generato dalla malattia mentale, che solo chi ha un ottimo rapporto con la realtà umana invisibile riesce a cogliere e a dargli un nome. I sintomi pare ci fossero: non aveva amici, registrava su un vecchio registratore che portava sempre con sé, e che ora non si trova, tutto ciò che gli accadeva, era meticoloso, solitario, freddo e distaccato, era molto educato ma a tratti irascibile. Tratti caratteriale che un buon psichiatra classificherebbe perlomeno come borderline, se non come sindrome schizofrenica.

Purtroppo però la maggior parte delle persone non ha un’attività nello sguardo che gli permetta di vedere oltre il comportamento educato e civile di una persona. La maggior parte delle persone, legittimata da una pseudo psichiatria che nega persino l’esistenza di una patologia psichiatrica, o la relega nell’organicismo, pensa che solo un comportamento alterato possa essere sintomo di malattia mentale.  La maggior parte della gente non sa, che la malattia mentale lucida, trova nella ragione e nel comportamento normale la sua maschera più naturale.

La lettera giunta ieri pomeriggio alla madre delle gemelline non lascia dubbi sulla non sanità mentale del padre assassino e suicida “Non rivedrai più le bimbe. Non hanno sofferto. Riposano in pace. In un luogo sicuro.” Matthias Schepp sapeva che la condanna peggiore, che potesse infliggere alla donna che lo aveva rifiutato, facendo cadere il suo indispensabile castello di carte, era far sparire le sue bambine, non si è accontentato di ucciderle. Lucidamente ha preparato il piano, lucidamente lo ha eseguito, non c’era neppure rabbia in lui che, anaffettivo, aveva da tempo soppresso ogni vero affetto e sentimento umano.
Forse anche noi, ora, per non accettare un evento così tragico e mostruoso, pensiamo che domattina ci sveglieremo e ci renderemo conto che tutto questo è stato solo un brutto sogno, che in realtà le gemelline bionde sorridenti non sono sparite nel nulla, ma stanno tornado dalla madre … ma sappiamo che non possiamo fare di ciò che è, ciò che non è, perché cadremmo in un delirio, in quel delirio onnipotente, e in quella pulsione di annullamento, che Matthias Schepp ha creduto di materializzare compiendo il suo atto mostruoso.

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