I tiranni nordafricani e i loro complici Italiani

ROMA – In questi giorni su giornali e televisioni i nomi di Gheddafi, Ben Alì, Mubarak, vengono associati alle parole tiranno, criminale, despota.

E noi ci chiediamo perché solo ora i nomi dei satrapi nordafricani vengono tinti da questi epiteti da alcuni politici, pochi in verità, e da molti giornalisti e commentatori politici. Ci chiediamo perché quasi nessun politico abbia mai parlato della tragedia dei respingimenti che hanno causato, torture, stupri, morti e dolore, troppo dolore.
I giornalisti italiani sono stati obbligati a parlare di questa tragedia umana solo dopo che, da mesi, documenti e film clandestini, come l’ormai famoso ‘Come un uomo sulla terra’, hanno mostrato ciò che in Italia non si voleva né sapere, né vedere. Eppure le notizie filtravano da pochi giornali come Terra, Carta, Left, Liberazione, ma per molti mesi nessuna delle televisioni di stato, e nessun giornale a grande tiratura, si sono mai preoccupati di denunciare questi crimini. Naturalmente noi come molti altri giornali e siti web lo avevamo fatto, ma come si sa il web in Italia, anche se è diventato l’unico strumento per la conoscenza della realtà,  non abbraccia ancora un grande pubblico.

I tiranni nordafricani quindi trovavano complicità nei caudillos italiani, prima Craxi e poi Berlusconi, e in quei giornalisti che hanno trasformato una gloriosa professione in qualcosa di infamante. Ancora ieri il Cavaliere di Arcore che, nell’agosto del 2010, aveva mandato centinaia di ragazze ad ascoltare le strampalate parole del tiranno libico, ha dichiarato che “Non vuole disturbare Gheddafi”. Sono parole che, se mal interpretate, darebbero ad intendere una certa confidenza tra i due, tesi avvalorata poi dalle tante pacche sulle spalle date dal ‘nostro’ Presidente del Consiglio al Presidente libico durante la sua ‘stravagante’ visita.
Anche la carissima e dolcissima figlia del defunto Craxi doveva aver una ‘certa confidenza’ con il criminale Ben Alì, che ora è scappato come un ladro all’estero, come fece Craxi, portandosi via un tesoro. Si, devono essere proprio amici la Craxi con il Ben Alì, visto che qualche giorno fa lei ha parlato di lui come di quello che ha dato alla Tunisia la modernità … gliela avrà insegnata Craxi quel tipo di modernità criminale.  La Tunisia ha chiesto l’estradizione di Ben Alì, il complice di Craxi, che non permise mai la sua estradizione, richiesta in verità fatta con molta discrezione e noncuranza dai nostri politici tutti.

Gli Italiani sono stati per anni tenuti all’oscuro sia delle tirannie nordafricane  sia del dramma che ci riguarda da vicino: il crimine dei respingimenti. Un marinaio che scortò in Libia i barconi degli emigranti disse: “È l’ordine più infame che abbia mai eseguito. Non ci ho dormito, al solo pensiero di quei disgraziati  (…) Non racconterò ai miei figli quello che ho fatto, me ne vergogno”. E noi, essendo italiani sentiamo la stessa vergogna.
Ma a quanto pare non se ne vergognano coloro che hanno sempre tenuto nascosto questa realtà dei paesi che si affacciano sul mediterraneo; sapevamo tutto però dell’Iran e dei suoi despoti, che, speriamo, vengano anche loro falciati via dalla collera popolare; sapevamo tutto dei loro crimini perché loro non avevano molta ‘familiarità’ con l’occidente e nemmeno con i nostri politici.
Questo ci dovrebbe far pensare sui media italiani che sono sempre alleati con i vincenti di qualsiasi pasta organica questi siano fatti.

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