Berlusconi ultimo atto. Il premier oramai dissolto nei marosi del governo degli incapaci

Il cambio di strategia ai processi: dal legittimo impedimento alla partecipazione, mentre l’Italia all’estero è oramai una Cenerentola. L’ultima carta del Cavaliere si fonda su un azzardo: un nuovo reality con nuove menzogne

ROMA – “Era meglio se il premier fosse andato oggi a Lampedusa invece che star qui a farsi processare” farfugliano i suoi fans al processo “Mediatrade”, trasformato da queste orde osannanti in una sorta di farsa da reality-show. Si può immaginare cosa avrebbe combinato a Lampedusa, visti i precedenti nel Napoletano, dove l’emergenza rifiuti è ricominciata come e peggio di prima, nonostante i “consigli dei ministri straordinari” dedicati, come sempre risoltisi nel vuoto pneumatico tipico del berlusconismo di fine (ma anche di inizio) regime.

Le ultime tentazioni

Consapevole della sua attuale fragilità, Berlusconi sta tentando la carta dello show, quella che gli è meglio riuscita nel corso della sua intera vita imprenditoriale e politica. Il suo progetto prevede la successione di Angelino Alfano alla carica di primo ministro e la sua ascesa al soglio quirinalizio, dove rincantucciarsi al riparo dalle inchieste giudiziarie. Sarebbe l’ultimo, forse definitivo dramma per l’Italia avere un Presidente della Repubblica oramai irrimediabilmente screditato all’estero. Ma è la soluzione per lui migliore, perché un Angelino volto giovane e rampante (e soprattutto non inseguito dai giudici) potrebbe ristabilire il feeling perduto con gli elettori. Poi ci penserebbe un Parlamento di nominati ad eleggerlo nell’ex residenza dei Papi, sempre che il centro-sinistra non riesca a riconquistare Palazzo Chigi e rioccupare anche il Colle (come qualsiasi persona sana di ingegno si augura).

Pessimi segnali

Ma i segnali che provengono dagli elettori non sono proprio rassicuranti. L’attuale governo ha fallito nella gestione di tutte le emergenze nazionali. Come detto, i rifiuti a Napoli stanno riprendendo il sopravvento, forse peggio di prima. La guerra in Libia ha messo a nudo la totale impreparazione italiana di fronte a questo tipo di fenomeni, non del tutto inaspettati. Fare un giro fra i lampedusani è istruttivo: in queste ore non ce n’è uno che si dica disposto a rinnovare la fiducia al premier, così come fra i napoletani. La riforma universitaria rischia di immobilizzare centinaia di corsi di laurea, mentre nella scuola studenti, genitori e insegnanti sono consapevoli del declino inarrestabile dell’istruzione pubblica qualora non si riavvii un processo virtuoso di investimenti e di risorse. Nei dieci anni di dominio berlusconiano, la pressione fiscale è aumentata di 1,5 punti, facendo lievitare il nostro Paese al terzo posto in Europa, con tanti saluti alle miserevoli promesse della “rivoluzione liberale”, una delle numerosissime pantomime berlusconiane e dei suoi guitti di corte alla Giuliano Ferrara. Non una delle opere pubbliche sbandierate con la firma del “contratto con gli italiani” nello studio del notaio della Rai Bruno Vespa è stata nemmeno avviata, così come il pomposo programma di edilizia residenziale pubblica. In compenso, è stata tentata una “riforma epocale” della giustizia per mettere a tacere i magistrati scomodi, decine di leggi per impedire qualsiasi processo al Capo e i doviziosi regali scelti personalmente dal ministro Tremonti per evasori e malfattori che hanno fatto finta di far rientrare i loro capitali sporchi in Italia. Ovviamente esentasse.

Italia Paese ridicolizzato all’estero

Proprio la crisi libica ha messo a nudo l’inconsistenza della diplomazia frattinesca e il ruolo del tutto marginale che in cui il berlusconismo ha relegato il Paese. La Germania, cui il nostro ministro degli esteri si era rivolto come sicura compartecipe di una nostra specifica proposta per uscire dal conflitto libico, si è prima domandata “Chi, noi?”, non sapendone assolutamente nulla, mentre Regno Unito e Francia fanno tutto da soli, come se l’Italia nemmeno esistesse, come viene naturale pensare visto la sua attuale leadership.

L’azzardo nelle ultime mosse del Cavaliere

La sua finta partecipazione al processo Mediatrade fa parte dell’ennesimo azzardo, supportato dai miliardi e dalle televisioni che gli permettono di spacciare per verità le menzogne sue tipiche. “Mentre negli altri paesi il premier o si fa processare o si dimette, in Italia egli approfitta del suo ruolo nonostante sia sotto processo” afferma Antonio Di Pietro. “Berlusconi, come l’orchestra del Titanic che ha continuato a suonare fino all’ultimo, anche in questi tragici momenti prosegue con i suoi spot, a cui davvero non crede più nessuno” dichiara Mauro Libè, deputato dell’Udc.

Sullo sfondo, cerca di costruire un’altra scenografia per un altro reality. Il suo immenso potere economico-mediatico glielo consente. Almeno fino ad ora.

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