Berlusconi a Tunisi. Come sempre, molto fumo e niente arrosto

TUNISI – «Siamo in una paese amico e cercheremo di risolvere i nostri problemi con uno spirito di collaborazione e di amicizia». Con queste parole il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi è entrato nel palazzo del governo provvisorio tunisino per incontrare il premier Beji Kaidessebsi. Si tratta del primo vertice ufficiale dopo la rivoluzione dei gelsomini e la deposizione di Ben Ali. Alla fine dell’incontro il premier italiano ha dichiarato: «Stiamo lavorando per una possibilità di rimpatrio. C’è la volontà del governo di Tunisi e nostra per farlo in modo civile». «Tra i nostri paesi ci sono rapporti di grande amicizia che continueranno ad essere tali. C’è un importante interscambio commerciale, culturale e per il turismo. Sappiamo che c’è un’emergenza e un momento difficile per l’economia tunisina, con giovani che guardano all’Europa e alla sponda sud del Mediterraneo per cercare di crearsi una nuova vita dove c’è democrazia e libertà e questo è comprensibile». Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi al termine del vertice con il premier tunisino Essebsi, assicurando che restano saldi nonostante i momenti di difficoltà i rapporti tra i due paesi. «Abbiamo apprezzato la responsabilità che vi siete assunti per andare al governo del paese nello storico passaggio alla democrazia, vi abbiamo già offerto la nostra più ampia collaborazione, la nostra esperienza e le nostre tradizioni. Vi auguriamo di cuore successo – ha concluso il premier – perchè fate una cosa meritevole e abbiamo apprezzato che nessuno di voi si candiderà nelle elezioni di luglio, dimostrando così un grande senso dello stato.

Uno degli aspetti dei quali dovrà occuparsi la commissione di tecnici del Viminale che resterà al lavoro con il Ministero degli Interni tunisino fino a domani per riferire poi al ministro Maroni, è il pattugliamento delle coste. «Già sin d’ora – ha detto Berlusconi durante la conferenza stampa con il premier tunisino Essebsi – c’è la grande assoluta volontà di trovare una soluzione nella direzione del controllo delle coste. Daremo aiuto in termini di mezzi di terra e di mare perchè il controllo sia capillare ed efficiente».

«La Tunisia ha accolto 150 mila migranti dalla Libia e il loro impegno è stato davvero lodevole». Silvio Berlusconi, in conferenza stampa con il premier tunisino Essebsi, dà atto al governo provvisorio tunisino di aver fatto molto per lo «tsunami umano» di migranti che si sta muovendo nell’area mediterranea dopo le rivolte nel Maghreb. «Anche noi siamo stati i primi a dare aiuto con 12 mila persone – aggiunge il premier – bisogna continuare e ognuno deve fare la sua parte». I rapporti tra noi e la Tunisia sono molto cordiali e amichevoli e continueranno ad esserlo – conclude Berlusconi – ci riconosciamo nel diritto che viene prima di tutti gli altri alla libertà cui aspirano i cittadini tunisini e che oggi è diventato finalmente realtà«

BERLUSCONI A TUNISI CON GLI AMICI. Silvio Berlusconi a Tunisi, circondato dagli amici. Ma più che amici, «amici miei». Così un corsivo apparso oggi sul Futurista, il quotidiano on line diretto da Filippo Rossi, che a fine mese sarà anche settimanale cartaceo. «Un pò la brutta copia del celebre film – si legge – solo che qui non ci sono schiaffi in stazione o pseudo spostamenti della torre di Pisa, ma zingarate immobiliari e promesse da buontempone. Signore e signori, è la politica internazionale del premier. Ormai è tutto uno scherzo, ci sarà un acquisto di ville anche a Tunisi? Con promessa di casinò annessa? Magari con qualche palcoscenico allestito pro conferenza stampa». Da Ben Alì a Gheddafi, passando per Putin, «sono tutti amici suoi, sembrano i suoi amici su facebook, invece sono leader passati e presenti, forse futuri, del resto del mondo. Con i quali un Paese normale ed un premier normale intrattengono rapporti istituzionali normali. E non questa cosa, che non si chiama politica estera. Ma politica del cucù». «E per non farsi mancare nulla – continua – come quando Gheddafi venne in visita a Roma, perchè no anche una grande manifestazione pubblica, con folla oceanica e parata militare. E poi promesse, promesse e un mare di promesse. Sarà servito thè nel deserto, accompagnato dalle solite pennette tricolori tanto gradite al cavaliere. Seguito da un gelato ufficiale, da tante strette di mano e dagli annunci di ritorno: ‘A Tunisi siamo i benvenutì. Tutto bello, tutto grande, tutto così vittorioso. Solo che poi, quando quei flash si spengono e quando sono trascorse le fatidiche 48 ore, ecco che le parole nel vento pronunciate da Berlusconi fanno ciò che, da quindi anni, hanno fatto: si sgonfiano, si scoloriscono».

EMMA BONINO: “A CHE SERVE QUESTA MISSIONE?”. Anche in base al diritto europeo c’erano tutte le possibilità e tutti gli strumenti per cercare di governare in modo razionale e rispettoso dei diritti fondamentali questa situazione. O questo governo e questa classe dirigente non conosce queste regole, e soffre di una ignoranza reale delle norme italiane e del diritto europeo, o questa emergenza – come è legittimo sospettare – è stata voluta e organizzata a fini elettorali, con conseguenze sguaiate. È la creazione ad hoc di una emergenza». Lo ha detto Emma Bonino, nella consueta intervista del lunedì a Radio Radicale. «L’Italia da una parte ha chiesto all’Europa quello che non poteva fare, e dall’altra non ha chiesto a Bruxelles quello che invece poteva fare. Occorreva – ha spiegato – applicare le misure di protezione temporanea, misure già previste da norme europee già attuate dall’Italia. Queste misure possono essere attivate per decreto del Presidente del consiglio, e sono misure create proprio per questo scopo, per gestire flussi massicci di persone. Dice testualmente la direttiva che riguarda persone ‘il cui rimpatrio risulta momentaneamente impossibile in dipendenza della situazione del Paese stessò. La protezione temporanea consente la mobilità in Europa, e questo avrebbe costretto anche gli altri Paesi europei ad affrontare la situazione. Senza la protezione temporanea, invece, la Francia può continuare a respingere gli immigrati a Ventimiglia». «Insomma – ha aggiunto – c’erano le norme per gestire esattamente questa situazione. Oggi Berlusconi va a Tunisia, ma non si capisce quale sia l’obiettivo della missione di Berlusconi a Tunisia. La Tunisia ha accolto 100 mila persone in fuga dalla Libia, è un Paese in difficoltà, ha sciolto tutti i corpi di polizia, affida il mantenimento dell’ordine alle forze armate, certamente impreparate ad operazioni complesse come il controllo del territorio. È chiaro che questa situazione non finirà fino a che non saranno costituiti nuovi corpi di polizia».

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