Emergenza immigrazione. Maroni si sfoga, la maggioranza corre ai ripari

ROMA – Il giorno dopo lo sfogo del ministro dell’Interno Maroni, che aveva mal digerito il niet europeo alla proposta italiana di protezione temporanea dei profughi nord africani, la maggioranza cerca di gettare acqua sul fuoco, provando a spegnere le polemiche divampate a seguito delle dure parole pronunciate dal titolare del Viminale.

“L’Italia e’ lasciata sola a fare quello che deve fare e che continuera’ a fare. Mi chiedo se davvero abbia un senso continuare a far parte dell’Unione Europea”. Queste le parole incriminate, affidate ieri ai microfoni dei cronisti da un Maroni furioso. L’accusa, esplicita, è quella di aver lasciato l’Italia a fronteggiare, da sola, l’emergenza immigrazione. Dopo il monito di Napolitano sull’importanza dell’Unione Europea, il ministro degli Esteri Frattini corre ai ripari, attribuendo le frasi di Maroni alla “forte delusione in un momento di ira, di rabbia, che possiamo comprendere”. Anche il leader della Lega, Umberto Bossi, cerca di smorzare i toni. Pur riconoscendo un’eccessiva durezza nelle parole usate dal suo collega di partito, il leader del Carroccio non retrocede dal proposito di “mandare a casa tutti gli immigrati”. Il Guardasigilli Alfano, dal canto suo, non esita a definire “una brutta pagina” quella vissuta ieri, dopo che Bruxelles ha giudicato prematuro il permesso di soggiorno temporaneo.

 

Deluso anche il Vaticano che, tramite il segretario di stato Tarcisio Bertone, si è detto sconcertato per il mancato spirito di solidarietà mostrato dall’Europa. Duri IDV e PD che hanno accusato il ministro dell’Interno di scarsa credibilità internazionale, chiedendo che il presidente del Consiglio riferisca in aula proprio sulle frasi pronunciate dal ministro Maroni.
E mentre il mondo si interroga sulla necessità o meno di favorire l’accoglienza dei rifugiati, l’emergenza immigrazione continua. L’ultimo barcone con 250 persone a bordo è arrivato la scorsa notte a Licata, sulle coste siciliane. Trasformando l’ennesima promessa di miracolo berlusconiano in una bolla di sapone. Con Lampedusa ormai al collasso, i centri di accoglienza e le tendopoli sovraffollate e teatro di fughe improvvisate e proteste violente, l’arrivo di libici e tunisini sulle nostre coste rischia di diventare un appuntamento fisso con l’arrivo della stagione estiva. Occorrerà attendere i prossimi giorni per sapere se l’appello alla cooperazione lanciato dal presidente della Commissione europea Barroso, in visita a Tunisi, verrà ascoltato. Per il momento il mare calmo e il tempo mite confortano gli animi, facendo apparire meno impervia quella distesa d’acqua al di là della quale si trova l’America chiamata Italia.

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