Nuovi sbarchi a Lampedusa. L’Onu stima le vittime delle carrette della “speranza”

AGRIGENTO – Ripresi gli sbarchi  a Lampedusa.  Nelle ultime ore sono stati soccorsi, dalle motovedette  della guardia costiera,  oltre un migliaio di profughi  su cinque barconi.

Con la prima ondata all’alba, l’isola ha visto arrivare 166 immigrati, poi sono  giunti altri 265, 191 e 142 esuli, numerose le donne e i propri bambini.
E’ Arrivato anche il primo gruppo di una ottantina di circa 500 migranti che erano su un barcone alla deriva con il timone in avaria. A Linosa e Pantelleria, son giunti circa 30 tunisini, in tre distinti sbarchi.

Noi  tutti ricordiamo la collina del disonore – quell’area  dell’isola vicino il molo-   dove alla fine di marzo furono fatte smontare quelle tende  fatti di stracci per ripulire la zona e prepararla all’arrivo del
Presidente del Consiglio; di fronte lo sguardo sbigottito dei cronisti di mezzo mondo.
Quei tunisini  che abitavano l’insediamento  sono stati smistati  nei vari campi di accoglienza, tra il primo campo militarizzato di Manduria, vicino a Taranto, e la caserma Andolfato a Santa Maria Capua Vetere, nel casertano.
Ora a Lampedusa altre tendopoli di Stato sono state allestite, rigidamente chiuse tra filo spinato e muri di cinta alti anche cinque metri, sempre sulla collina della vergogna.
La cosiddetta emergenza migranti, lascia perplesso ogni individuo con un briciolo di umanità.
L’unico C.P.T considerato un modello virtuoso,  è in  Toscana, lì i migranti vengono inseriti nel territorio a gruppi massimo di trenta persone per far si che l’accoglienza diventi vera e senza filo spinato intorno.
Nella stessa isola di Lampedusa è nata poi un’associazione dal nome Askavusa (che vuol dire “a piedi scalzi”), nella quale si cerca di raccogliere in due stanzette in centro paese una sorta di museo della memoria dei migranti africani.

Intanto L’Onu ha  diffuso le  prime stime sui cosiddetti “viaggi della speranza” dei profughi libici attraverso il Mediterraneo.
“Stimiamo che potrebbero esserci fino a 1.200 persone che risultano disperse e che si presume morte”, questo è quanto ha dichiarato a Ginevra la portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, Melissa Fleming. Una persona su dieci in fuga dalla Libia non sopravvive alla traversata, ha aggiunto.
Inoltre poi è stato riferito che personale dell’Unhcr ha rintracciato in un campo-profughi in Tunisia tre etiopi che figurano tra i nove sopravvissuti di un’imbarcazione partita dalla Libia il 25 marzo per l’Europa con a bordo 72 persone. Avvistati da due navi militari mentre erano alla deriva – senza carburante, acqua e cibo – non sono stati soccorsi. Dopo oltre due settimane l’imbarcazione è approdata su una spiaggia in Libia. Per il viaggio, i migranti avevano dovuto pagare 800 dollari ai trafficanti, ma a bordo non vi era un vero capitano e i passeggeri avrebbero dovuto cavarsela da soli, ha riferito la portavoce.

Intervenuto, sulla questione, anche il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, non concorde con la decisione della Danimarca di reintrodurre i controlli alle frontiere per le vicine Germania e Svezia. Le misure proposte, “dopo una prima analisi”, sottolinea Barroso, sembrano “mettere in dubbio” l’applicazione dei trattati Ue e di Schengen. Il presidente della Commissione scriverà le sue impressioni in una lettera indirizzata al premier danese, Lars Lokke Rasmusse, chiedendo di evitare “passi unilaterali”.

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