Cinemavvenire: per amore del cinema e dei giovani. Intervista a Massimo Calanca

Il presidente di Cinemavvenire  spiega il lavoro di questa associazione che sta riscuotendo notevole successo ovunque

 

Da chi e quando è stata fondata l’associazione Cinemavvenire?
CinemAvvenire è stata fondata da Gillo Pontecorvo, da me e da mia moglie Giuliana Montesanto nel 1992, alla Mostra del Cinema di Venezia, prima come iniziativa culturale e poi, nel 1997, come associazione, con Gillo come presidente, io come direttore e Giuliana come direttrice artistica.

Chi sono i responsabili  di Cinemavvenire e quali i loro compiti?
Alla scomparsa di Gillo, nel 2006, io sono diventato il presidente dell’associazione, carica che ricopro attualmente, mentre Paolo Patarca è divenuto direttore e Giuliana è rimasta direttrice artistica ed ha assunto anche la direzione della scuola di Art-Counseling. Ci sono poi Sergio Di Lino e Valentina Renzopaoli, rispettivamente direttore editoriale e direttrice responsabile del sito,  Guido Massimo Calanca vice direttore e responsabile delle attività culturali e di spettacolo, Carmen Rossi, vide direttrice della scuola, Laura Neri, responsabile delle attività di segreteria e Sara Cerri, collaboratrice all’organizzazione degli eventi e alla comunicazione. E poi ci sono tanti altri soci attivi e collaboratori alle varie iniziative.

Quali sono le  finalità dell’associazione?
CinemAvvenire è nata per promuovere la conoscenza e l’amore per il cinema d’arte e di qualità tra i giovani e gli studenti, portando alla Mostra del Cinema e ad altri festival (Torino, Pesaro, Roma, ecc.) ogni anno centinaia di giovani, selezionati attraverso vari lavori nelle scuole e nelle università, per vivere dall’interno l’esperienza di un grande Festival internazionale. Poi le nostre attività si sono estese, dalla scuola al sociale, così come le nostre finalità, integrando sempre più le due anime che fin dall’inizio hanno fatto parte dell’associazione: quella “cinefila” ed estetica, degli innamorati e degli studiosi di cinema, e quella psicologica, antropologica ed esistenziale, di chi ritiene il cinema e l’arte elementi importanti per migliorare la qualità della vita e per la crescita delle persone, cioè per “l’arte di vivere”. E’ emersa così un’identità più complessa: quella di un’associazione per la formazione etica, estetica e professionale di giovani esperti di linguaggi artistici, cinema e multimedialità, una “palestra” di dibattito, di confronto e di iniziative per l’educazione del pubblico, la nascita di nuovi talenti, l’intervento nel disagio sociale e la crescita della persona.

Quali le sue  attività principali?
Oltre alla attività iniziale e fondativa, quella di portare i giovani ai Festival del Cinema, si sono sviluppate via via altre forme di attività: dalla educazione al linguaggio e alla cultura cinematografica nelle scuole (abbiamo partecipato all’ideazione e alla realizzazione del primo grande piano nazionale del Ministero dell’Istruzione per la didattica del linguaggio cinematografico ed audiovisivo nella scuole di ogni ordine e grado, che ha coinvolto per 3 anni circa mille scuole in tutta Italia), alla realizzazione di corsi, seminari, rassegne, festival e progetti culturali, ad interventi in situazioni di disagio sociale attraverso il cinema, alla produzione di cortometraggi, documentari e film. Una produzione di tipo particolare, che tende a realizzare opere creative “corali”, con il coinvolgimento attivo delle persone e dei gruppi sociali verso i quali è indirizzato il nostro lavoro di ricerca e di intervento trasformativo. Come esempio, oltre a vari cortometraggi, mi piace ricordare il film “41° parallelo. Un viaggio nell’identità”, ideato, scritto, interpretato e girato con la popolazione di 25 comuni della Val Comino, vicino Sora, che è un esempio di creatività corale e di ricerca-azione di forte efficacia, in cui il piano estetico si intreccia felicemente con quello etico, cioè la ricerca della bellezza si incontra con gli obiettivi di trasformazione e di crescita sociale e culturale del territorio e dei suoi abitanti.

Proprio per l’esigenza di utilizzare operatori particolari, capaci di operare nel sociale attraverso il linguaggio cinematografico con attenzione alle dinamiche e ai processi trasformativi delle persone e dei gruppi, nel 2005 abbiamo fondato una nostra scuola di Art-Counseling, per la formazione di operatori sociali e culturali capaci di utilizzare il cinema e i linguaggi artistici, insieme a competenze psicologiche, antropologiche e pedagogiche, per l’intervento nelle situazioni di disagio sociale, per la “relazione d’aiuto” e per la crescita delle persone.
Due anni fa, infine, per confrontarci più direttamente con il “territorio”, aprendoci all’incontro e allo scambio di esperienze con un tessuto sociale e culturale più vario e radicato nella realtà, abbiamo aperto il Centro Culturale Polivalente di San Lorenzo, in un quartiere storico di Roma, caratterizzato da una forte presenza giovanile ed universitaria e da un tessuto associativo e culturale particolarmente interessante e vivo. In questa nuova sede, dotata delle attrezzature e degli spazi necessari, abbiamo fortemente incrementato la nostra attività aperta al pubblico di corsi, seminari, proiezioni, festival (il nostro festival internazionale di cortometraggi e documentari si avvia alla terza edizione), concerti, spettacoli ed incontri con gli autori.

Chi sono i partecipanti all’associazione? .
La componente principale dei nostri soci sono i giovani, in particolare studenti universitari o neo-laureati, ma anche giovani professionisti dei vari settori del cinema, della comunicazione della fotografia, del teatro e di altre arti. Ma c’è anche una forte componente di docenti, di operatori sociali e culturali in vari campi, da quello sanitario e socio-assistenziale alla scuola, fino a persone di varie età che svolgono attività professionali e lavori diversi, ma che sono interessate al cinema e alla cultura come elementi essenziali per sviluppare “l’arte di vivere”. Direi che c’è una presenza sostanzialmente equilibrata tra maschi e femmine, e anche di persone omosessuali. Ovviamente, non tutti i soci sono attivi allo stesso modo: alcuni partecipano all’ideazione e alla organizzazione degli eventi, mentre altri si limitano a partecipare essenzialmente come spettatori.

In tempi di crisi economica quali le difficoltà di Cinemavvenire?
Risentiamo, come tutti, di un calo dei finanziamenti pubblici, sia del Ministero per i Beni Culturali, sia degli Enti locali; e anche degli sponsor privati, che rinviano a tempi migliori gli investimenti in comunicazione e cultura. Inoltre, per le nostre iniziative più costose, come ad esempio i soggiorni a Venezia, c’è una minore disponibilità dei soci alla spesa. A queste difficoltà abbiamo reagito con la creatività, cioè trovando modalità di lavoro e spazi per le attività meno costosi di prima, individuando fonti di finanziamento autonomo con iniziative a pagamento nel Centro Culturale di San Lorenzo, collegando le iniziative alle attività del bar per i soci, utilizzando anche molto il volontariato, che per fortuna i nostri soci più attivi sono disponibili ad incrementare. E infine aumentando i finanziamenti all’associazione da parte dei soci più attivi.

Può raccontarmi un episodio significativo della storia dell’associazione?
Episodi ce ne sono tanti. Gillo citava sempre che lui e sua moglie, fin dal primo anno, sentivano ripetere ai ragazzi spesso una frase, a proposito della partecipazione a Venezia con CinemAvvenire: “un’esperienza indimenticabile”. Lui lo raccontava ai suoi amici registi in tutto il mondo e questi, quando venivano a Venezia, volevano incontrare i ragazzi che vivevano questa esperienza.
Un altro episodio che mi viene in mente è quando, durante la guerra dei Balcani, organizzammo un premio e una serie di iniziative per la pace a cui invitammo serbi, croati e bosniaci. Emir Kusturica, che era presidente della giuria a Venezia, dopo un primo momento di incomprensione e di tensione tra i musicisti serbi del suo gruppo “No smoking” di fronte ai disegni dei bambini bosniaci che inneggiavano all’intervento della Nato, comprese appieno il senso dell’iniziativa ed accettò di suonare con la sua band alla nostra festa finale di premiazione. (Vi allego una bella foto di lui che suona alla nostra festa.)

Quali i maggiori successi di Cinemavvenire?
Anche qui, per fortuna, le cose che vengono in mente sono tante. Quella che ora mi viene da ricordare è che, quando abbiamo cominciato, a Venezia i giovani quasi non c’erano più, le sale erano mezze vuote e, per trovare un giovane, bisognava mettersi d’impegno. Il primo anno, nel 1992, la sera dell’inaugurazione della Mostra, con Monica Vitti come madrina, per riempire la Sala Grande Pontecorvo ci chiamò d’urgenza e precettammo tutti i nostri 200 partecipanti che salvarono la situazione. Ora, a distanza di 20 anni (il prossimo anno festeggiamo il ventennale), le sale sono piene e si fa la fila per entrare, la Mostra è piena di giovani e fa piacere scoprire che molti di loro hanno cominciato a venire a Venezia con noi. Spesso la fila per entrare al cinema diventa una specie di “rimpatriata” tra vecchi amici!
Un altro grande “successo” che mi piace ricordare sono le prime visioni del film “41° parallelo” fatte nei comuni della Val Comino. Il pubblico era molto preso dalla forza del film ed emozionato nel vedere come quel territorio veniva trasformato e reso pieno di significato da un processo creativo-artistico realizzato da loro stessi insieme a noi. Oggi, rivedendo il film, mi viene sempre più voglia non solo di proseguire l’attività del Laboratorio permanente Identità e Innovazione che da quell’esperienza è nato in Val Comino e di realizzare l’“Identity Festival”, un Festival Internazionale sull’identità, ma anche di ripetere l’esperienza in altre realtà territoriali di varie parti d’Italia, ricche di differenze e di particolarità.

Cinemavvenire è presente a Venezia e come?
Si, anche quest’anno ci siamo. Ma negli ultimi anni la nostra funzione è un po’ cambiata. Prima il nostro primo obiettivo era di portare tanti giovani a Venezia, e poi di far vivere loro un’esperienza culturale importante che li aiutasse a crescere come spettatori consapevoli. Oggi che i giovani vanno per fortuna a Venezia anche senza di noi, la nostra iniziativa è diventata maggiormente specializzata, trasformandosi in un vero e proprio stage di formazione, con tanto di crediti formativi riconosciuti da varie università, in cui approfondiamo in un seminario un tema specifico (quest’anno il rapporto tra il cinema e le arti visive, in concomitanza con la Biennale Arte oltre che con la Mostra del Cinema) e realizziamo alcuni laboratori: uno di giuria cinematografica con l’assegnazione di due premi, uno di critica dei film con la redazione di un magazine sul nostro sito ed uno di ripresa e montaggio, con la realizzazione di un documentario e un cortometraggio.
Ovviamente manteniamo ancora la possibilità di partecipazione per le persone interessate soltanto a seguire la Mostra del cinema e per coloro che, non potendo fermarsi per l’intero periodo, partecipano per una sola settimana.

Quali progetti per il futuro?
Innanzitutto l’attenzione al rapporto tra il cinema e le arti visive proseguirà dopo Venezia con una serie di rassegne, mostre ed altre iniziative a Roma ed in altre città. Poi ho già accennato al festival internazionale che vogliamo realizzare in Val Comino, sviluppando il tema dell’identità e della diversità e del rapporto tra tradizione e innovazione anche attraverso le esperienze di altri paesi e di altre realtà territoriali e culturali del nostro. Quest’anno realizzeremo il “numero zero” e pensiamo di proseguire dal prossimo anno con il contributo dei fondi europei.
Inoltre vogliamo mettere un impegno particolare nello sviluppo della scuola di Art Counseling, perché siamo convinti del valore di ciò che trasmettiamo ai nostri allievi e della capacità trasformativa delle persone e delle situazioni sociali che il nostro metodo di lavoro porta con sé, per cui vale la pena di aumentare significativamente le attività ed i partecipanti.
Infine, vogliamo sviluppare più ampiamente le attività del Centro Culturale di San Lorenzo, perché diventi sempre più un centro di cultura, di idee, di incontri, di amicizia, di scambi di punti di vista e di valori, di pausa dallo stress della vita quotidiana nella città, di divertimento, di spettacolo, di creatività, di riflessione e di comunicazione sull’arte, la bellezza, il senso del vivere, sulle domande piccole e grandi sull’identità e sull’esistenza, sul rapporto tra l’arte e la vita e sull’arte di vivere.

E vogliamo farlo perché sentiamo e pensiamo che c’è bisogno anche di questo nel mondo di oggi, perché abbiamo perduto le appartenenze ed i punti di riferimento che nel passato orientavano l’esistenza, conquistando da un lato positivamente maggiore libertà, ma dall’altro sviluppando disorientamento e spesso perdita del senso del vivere, cose a cui dobbiamo porre rimedio in modo nuovo, con l’aiuto dell’arte.
Per questo pensiamo di dedicare molta attenzione alle iniziative sul ventennale di CinemAvvenire, che ricorrerà nel 2012, non con intenti celebrativi di cui non si avverte la necessità, ma con l’intenzione di valorizzare e rilanciare un patrimonio di esperienze, di idee, di rapporti, attraverso i quali abbiamo cercato fin dall’inizio di sviluppare tra i giovani e tra le persone l’amore e la conoscenza per il cinema e per l’arte, non solo fine a se stessi, ma in quanto capaci di aiutare a “capire di più la vita ed a viverla meglio”, come pensava anche Gillo Pontecorvo.

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