Barack Obama: “Evitato il default”. Ma ora è più debole

NEW YORK – «Il Default sarebbe stato un disastro per l’economia e la disoccupazione. L’accordo offre ragionevoli riduzioni del deficit e mette a riparo gli Usa da mesi di incertezza finanziaria». Parola di Barack Obama che in uno dei giorni più difficili della sua presidenza, decide di metterci la faccia e dire la sua su come sono andate veramente le cose. Accusato da più parti di aver mollato su tutta la linea alle pretese repubblicane, il presidente decide di difendere, seppure a denti stretti, l’intesa appena raggiunta dopo settimane di stallo. Lo fa parlando direttamente con i suoi fan stato inviato nella cassette mail dei suoi supporters, introdotto da due righe di Jim Messina, il capo della campagna per la sue rielezione: «Il presidente e i leader hanno trovato un accordo su come far fronte ai nostri obblighi finanziari e ridurre il nostro deficit. Molte persone avranno molto da dire su quest’accordo, ma il Presidente voleva parlarti direttamente: la storia è questa».

Due minuti e venti secondi che devono essere stati limati con cura, visto che non sono il frutto di un unico ciak, ma il risultato di un montaggio di diversi pezzi distinti. Teso, con il viso tirato, vestito scuro e cravatta azzurro chiaro, senza bandiere sullo sfondo, dal tono dimesso perfino nella scelta delle luci, Obama esordisce spiegando che un eventuale default avrebbe avuto «effetti devastanti per l’economia americana». Quindi ringrazia tutti coloro che, accogliendo il suo appello della settimana scorsa, hanno fatto sentire la loro voce, ingolfando i centralini e i siti dei parlamentari di Capitol Hill, per spingere a trovare «una soluzione responsabile a questo problema». «Senza di voi, non avremmo trovato un accordo. E l’abbiamo fatto nell’unico modo in cui era possibile, in modo bipartisan». Poi passa ad elencare i meriti dell’intesa, ricordando che «ha evitato un default impensabile e scongiura da un nuovo stallo nei mesi a venire che avrebbe danneggiato le nostre prospettive di crescita e offre ragionevoli riduzioni del deficit». Poi, però, per un momento riprende un tono un po’ più ispirato, ricordando le sue posizioni sostenute in passato ma risultate lettera morta: «Come ho detto dall’inizio, la soluzione definitiva può venire da un approccio bilanciato, in cui i ricchi e le grandi corporation devono fare la loro parte. È semplicemente giusto. Codì come dovremmo fare piccole modifiche ai programmi sociali, per il benessere nei prossimi decenni. Ecco perchè la seconda parte di quest’accordo è così importante, quella che prevede una commissione bipartisan che si riunisca entro novembre per ridurre ulteriormente il deficit, senza scherzi, giochetti e ritardi». È un moto d’orgoglio, al quale però sembra non credere nemmeno lui. «È stato un lungo dibattito, che ha portato un compromesso che è lontano dal potersi dire soddisfacente. Ma ha posto le basi per un metodo con cui affrontare le sfide del futuro». Ad ogni modo, non è il caso di lasciarsi andare a ottimisti decisamente fuoriluogo. così, lo stesso Obama sancisce di volerla fare finita lì. «Questo capitolo è chiuso». Poi, però quello che il New York Times definisce un ‘presidente dimezzatò rilancia di fronte ai suoi la sua voglia di rifarsi e di farsi sotto per vincere la sfida della rielezione: «Ma il lavoro e il dibattito su come far forte l’economia americana continua. E spero di poter sostenere la vostra voce negli anni a seguire».

New York Times: “Obama ha ceduto su tutto”

Il presidente Barack Obama esce dalla battaglia per l’accordo sull’aumento del tetto del debito «sminuito per aver fatto molte concessioni e aver arrancato a imporsi nella lotta fra i partiti». Lo speaker della Camera, John Boehner, esce ferito dopo la lotta con i Tea-Party. Lo riporta il New York Times, sottolineando che «dalla protratta battaglia i due partiti escono feriti». «Una vittoria totale da parte di uno dei due partiti non era attesa né meritata» aggiunge il New York Times. «L’accordo chiarisce che i repubblicani hanno ricevuto più di quanto chiesto»: «secondo molti liberal, le concessioni del presidente potrebbero mettere a rischio il loro appoggio all’accordo e le elezioni 2012. »La Casa Bianca e il Senato sono controllati da democratici ma il dibattito è stato determinato dai repubblicani. E questo è un altro segnale di come la politica nel paese sia cambiata da quando Obama è divenuto presidente e di come i repubblicani aspirino all’idea di sfidare il presidente”.

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