Gli “indignados” Italiani: “giù le mani dall’Articolo 18”

ROMA – Siamo sicuri di aver compreso bene la portata di questa crisi e del significato reale della relativa “manovra” per contenerla?  Può sembrare banale porsi queste domande ma non lo è se andiamo a fondo a certe questioni. Difficoltà economico-finanziarie e relative ricadute sociali si intersecano, e come abbiamo avuto più volte modo di sottolineare, questo è un governo che ormai naviga a vista, capace di qualsiasi cosa pur di mantenersi in vita.

Ma nel suo modo di procedere rispecchia pur sempre un percorso che avvantaggia gli uni a sfavore di altri. Le ipotesi che si susseguono sono tutte da provare e da vagliare, ma non possiamo porci il problema di ciò che “troveremo dopo che (speriamo…) la tempesta sarà passata”.
La realtà intanto ci consegna un lavoro subdolo che viene portato avanti con provvedimenti che non hanno un immediato impatto con la manovra e la crisi.  Si sta probabilmente sferrando l’attacco più pericoloso tentato fino ad oggi verso il modo dei lavoratori. “Questo governo ha approfittato di un provvedimento dettato dalla crisi per introdurre, di contrabbando, ma nemmeno troppo, la possibilità di licenziare”. Questa la lucida quanto amara sottolineatura fatta da Giorgio Airoldi, responsabile della Fiom per il settore auto.  Quello che fino ad oggi non era ancora riuscito potrebbe divenire realtà; potrebbe concretizzarsi il sogno del ministro Sacconi: la cancellazione dello Statuto dei lavoratori.

Il lupo perde il pelo ma non il vizio; ed in realtà non tutti stanno perdendo la testa per colpa di questo momento drammatico ma anzi, come dice Airaudo, stanno affilando le armi per portare a casa qualcosa che in altre circostanze non sarebbe potuto avvenire. Ciò che spiega Airaudo non fa una grinza. Le “modifiche” volute da Sacconi, infatti, non portano danaro né vantaggi immediati, non sono un correttivo a qualcosa che può ridare “ossigeno” al paese; quale può essere quindi il loro vero scopo? L’unica spiegazione è quella che rientrino in un “pacchetto blindato” a causa della manovra, e come tale potranno godere del beneficio di questa “blindatura”; in sostanza un vero e proprio escamotage per bypassare un percorso che non avrebbe avuto sicuramente molta strada se portato di fronte ad una discussione collettiva dei contenuti specifici.  Se fino ad oggi qualcuno poteva anche aver dubbi non può più essere così dopo il parere tecnico degli esperti del Senato; in base alla loro analisi “i commi dell’articolo scritto da Sacconi possono “ridefinire le regolazioni delle materie inerenti all’organizzazione del lavoro e della produzione”.  In poche parole i sindacati comparativamente rappresentativi, da ora in poi potranno stipulare contratti aziendali sostitutivi di quelli nazionali.
”E’ grave che l’articolo 8 della manovra depositata in Senato consenta implicitamente di derogare a leggi e contratti, compreso quindi lo Statuto dei lavoratori”. Cesare Damiano non ha dubbi; il responsabile e capogruppo in commissione lavoro alla camera del PD rilancia “accusando la destra di nascondersi dietro norme implicite per cancellare lo Statuto dei Lavoratori”.

Ma è sufficiente gridare la gravità del gesto senza correre ai ripari? O forse è ancora una volta il proseguimento di una politica sterile che sottolinea ma non si riappropria della giustizia delle idee per salvare concretamente ciò che occorre salvare.   Sono di ben altro tenore le affermazioni di Giorgio Airaudo che senza problemi si lancia in un vero e proprio invito ad una reazione attiva, ricordando che siamo “in un momento grave per la storia del Paese, e democrazia vuol dire che deputati e senatori della Repubblica discutano con la voce dei cittadini nelle orecchie, quindi se necessario come Fiom occuperemo in modo permanente, per tutti i giorni del dibattito parlamentare l’agorá. Ovvero le piazze che sono nelle immediate vicinanze del Parlamento”.

Ferie chiuse in anticipo anche per la Camusso. “Quanto all’ipotesi di uno Statuto dei lavoratori derogabile alla luce della parte della manovra che riguarda il lavoro, la Cgil di certo non aveva bisogno dell’ufficio studi del Senato per sapere che Sacconi ha in mente di cancellare l’articolo 18. Lo abbiamo denunciato immediatamente e non ci staremo!”.  Una crisi, anche la più buia, grave e devastante, manterrà vive le speranze di una risoluzione se verranno garantite le possibilità di un rilancio del mondo del lavoro che non può certo passare da un percorso truffaldino che impoverisca i diritti dei suoi attori principali, i lavoratori. Su questo l’Italia si conterà, ora e sempre.

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