Monta la protesta dentro il Pdl. Sindaci, presidenti di provincia e governatori regionali della destra la giudicano “iniqua e dannosa per il Paese”. Ma il superministro economico li guarda dall’alto in basso mentre Calderoli vuole tassare evasori ed extracomunitari
ROMA – Lui è così, c’è poco da fare. Crede di essere il ministro dell’economia inviato dalla Provvidenza. Nonostante non sia un economista ma soltanto un avvocato tributarista, ritiene che la sua terza manovra economica in un mese sia perfetta. D’altronde, lui è quello che aveva previsto la crisi prima di tutti e prima anche di Nouriel Roubini e però aveva detto negli anni scorsi che non ci riguardava, che l’Italia era solida e che ne sarebbe uscita meglio di tutti gli altri Paesi.
IN QUESTE ORE SI SVILUPPA LO PSICODRAMMA del centro-destra, oramai stritolato in una sorta di guerra di posizione, con i “cecchini” del Pdl che sparano ad alzo zero sul loro ministro. Il caos regna totale. Angelino Alfano sta sperimentando la politica, quella vera, fatta di “merda e sangue”, come diceva il craxiano Rino Formica che se ne intendeva. Il povero Angelino sta cercando di coordinare gli sforzi per arrivare a quella sintesi che fino ad ora non è stata trovata. Ieri sera, riuscendo a non ridere, ha dichiarato: “La trattativa con gli amici della Lega troverà un suo punto di sintesi e la maggioranza uscirà rafforzata e più coesa”. L’ennesima mistificazione della destra.
UNA TRENTINA DI EMENDAMENTI starebbero sul tavolo delle trattative. Calderoli, il prelinipotenziario leghista, rimane fermo sulle sue idee, annunciando la posizione della Lega. Il sistema pensionistico non si tocca, se non eventualmente per quei soggetti che non hanno mai lavorato e si portano a casa un assegno al minimo. Insomma, si tratterebbe come sempre di colpire i più deboli, insieme agli invalidi. La solita filosofia di una destra classista, totalmente incapace di concepire qualcosa di diverso dalla decapitazione di chi non produce ricchezza e consente di incrementare il mercato dello champagne e degli yacht da venti metri in su. Ma lo stesso Tremonti, secondo quanto riferisce il “Corriere della sera”, in una telefonata con il premier, avrebbe posto il veto su tutte le proposte di modifica. Le ha lette e ha espresso il suo commento: “Nel partito c’è molta impreparazione”. “Guarda che si tratta del tuo partito” avrebbe risposto Berlusconi indispettito.
A DIMOSTRAZIONE DELLA CHIAREZZA DI IDEE che regna nella destra, oggi il governatore campano Stefano Caldoro prospetta addirittura che forse si potrebbe tagliare il numero delle regioni esistenti. “Venti sono troppe in un momento di crisi come questo”. Non riescono ad abolire le inutili province, figuriamoci se riescono a diminuire le regioni. Regna sovrana l’improvvisazione. Ma intanto, all’interno del Pdl, monta sempre di più la rabbia contro i leghisti. Un personaggio cauto come il ministro degli esteri Franco Frattini sbotta: “Ma una cosa è certa: il premier non potrà cedere su tutto; non potrà dare uno schiaffo al suo partito”. Maggioranza sempre più coesa! I leghisti rispondono con proposte estemporanee. Calderoli pensa ad una tassa sulle rimesse degli extracomunitari, “che non pagano le tasse” e ad una fantomatica “tassa sull’evasione”, non pensando che sarebbe forse il caso di colpire duro l’evasione, aumentando le sanzioni e portando la tracciabilità, come aveva previsto il governo Prodi, al limite dei 100 euro.
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