Sisma. Da aziende liberatorie ai dipendenti: i crolli non sono affari nostri

ROMA – Per tornare a lavorare i dipendenti devono assumersi la responsabilità civile e penale in caso di danni provocati da nuove scosse.

E’ la denuncia della Cgil Emilia-Romagna su quanto sta avvenendo nelle zone colpite dal sisma. “Riceviamo segnalazioni su aziende che cercano di baipassare l’ordinanza del dipartimento di protezione civile-che obbliga i datori di lavoro a verificare la sicurezza delle strutture- facendo firmare ai lavoratori liberatorie individuali”. Lo denuncia il sindacato in una nota.
Così recita la lettera inviata da una nota azienda di moda di Carpi ai propri dipendenti : “Ciascun dipendente che ritiene opportuno continuare a svolgere la propria attività, libera la proprietà da qualsiasi responsabilità penale e civile”.
Una formula ritenuta inaccettabile, ha fatto sapere Antonio Mattioli della Cgil Emilia-Romagna. “Alcune aziende cercano di bypassare l’ordinanza del dipartimento della protezione civile – spiega Mattioli -, riprendendo l’attività e facendo firmare ai lavoratori liberatorie individuali sulla responsabilità civile e penale nel caso di eventuali danni provocati dal terremoto. Non ci sono aggettivi per giudicare un atteggiamento del genere se non quelli della irresponsabilità e dell’indecenza.”
Di fronte a queste liberatorie, ha annunciato la Cgil «agiremo segnalandole alla Procura della Repubblica e ribadendo che la vita dei lavoratori non può essere giocata per una questione di mercato».

In questo terremoto, ha spiegato Mattioli «ci sono stati 18 morti sul lavoro ed il sisma ha evidenziato una criticità dell’edilizia industriale che dovrà essere affrontata urgentemente con un piano generale e risolutivo per evitare nuovi disastri e per garantire la sicurezza per le persone». Per gestire questa fase di emergenza tutti sono impegnati, dalla Regione alla Protezione civile, per «ampliare il numero dei certificatori in grado di effettuare le verifiche negli stabilimenti». Per la Cgil «in molti casi ‘si è risparmiatò nel costruire gli immobili e quello che è successo il 20 e 29 maggio a Ferrara e Modena non può e non deve ripetersi».

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