Napolitano: “Il popolo padano non esiste”. La Lega come Giuda, spara a zero contro il Presidente

ROMA – Come dare torto alle parole sagge del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che oggi in visita all’Università Federico II di Napoli, ricordando la vicenda di Andrea Finocchiaro Aprile, capo separatista siciliano che tra il 1944 e il 1945 fu arrestato ben due volte, ha detto: “E’ chiaro che il popolo padano non esiste”. 

Il messaggio è chiaro e forte, senza mezzi termini, ed è destinato a tutte quelle camice verdi,   che proprio pochi giorni fa si sono incontrate nel prato di Pontida per invocare con i loro leader ad una secessione che mai  sarà. Altro che rispetto al volere della sovranità popolare, che viene tirata in ballo solo quando bisogna sfruttare una determinata situazione facendo leva sul malessere del popolo per trarre benefici personali. Demagogia allo stato puro che si trasforma in una lotta tra poveri all’ultimo sangue, tutti alla ricerca  del proprio capro espiatorio, in questo caso la secessione. “Queste sono grida che si levano dai prati con scarsa conoscenza della Costituzione”, ha detto Napolitano durante l’incontro con gli studenti, andando a toccare inevitabilmente il nervo scoperto della Lega. Il Capo dello Stato ha altresì precisato che esiste indubbiamente la sovranità popolare, ma nell’ambito della Costituzione stessa  e nelle leggi di quest’ultima non c’è spazio per la secessione.

Insomma le regole ci sono e valgono per tutti, ovvero vanno rispettate senza se e senza ma. Certo  – bisogna aggiungere – se i ministri della Lega le osservassero e se la maggioranza di governo avesse lo stesso rispetto per  i  poteri che incarnano lo Stato, forse anche la nostra credibilità all’estero non sarebbe ridotta ai minimi termini com’è in questo momento.
Ma c’è dell’altro. Napolitano si domanda addirittura da dove si levino queste grida secessioniste, quando –  fa notare il Capo dello Stato –  fu la stessa Lega ad accantonare tali obiettivi ipotizzati  da  Gianfranco Miglio e abbracciare il federalismo fiscale regionale, nel rispetto dell’articolo 5 della Costituzione.

Ed ecco arrivare un altro chiaro messaggio  per la Lega: “Tutto si può dire, – ha detto Napolitano –  ma ove dalle chiacchiere, dalle grida, dalla propaganda, dallo sventolio di bandiere si passasse ad atti preparatori di qualcosa di simile alla secessione tutto cambierebbe. Nel ’44-45 di fronte ad un tentativo di organizzazione, magari armata, di un movimento separatista quell’accenno di Stato Italiano che era appena nato non esitò a intervenire e si arrivò alla detenzione di Andrea Finocchiaro Aprile, un capo importante di quel movimento. Perciò – ha aggiunto ricordando le parole di condanna che aveva già usato nei giorni scorsi – dico che invocare la secessione è fuori dalla realtà e dal mondo d’oggi. Il livello grottesco della richiesta dovrebbe bastare a farlo intendere. Si può strillare in un prato, ma non si può cambiare il corso della storia”.

Le parole sono state accolte da un plauso generale dell’opposizione, mentre la Lega non ha affatto gradito questo racconto storico che somiglia molto alle loro mire, tant’è che le repliche non si sono fatte attendere. “Io esisto e sono padano” è il titolo di apertura del quotidiano La Padania, che accusa Napolitano di dimenticare l’autodeterminazione dei popoli: “Invece di invitare a meditare, minaccia. E indirettamente cita la galera” riporta un articolo del Carroccio riferendosi al Capo dello Stato.

Ma la cosa peggiore arriva   dai microfoni di Radio Padania, da dove gli ascoltatori leghisti hanno rivolto vergognose parole contro Napolitano. Lo hanno addirittura attaccato con disprezzo sulla vicenda delle foibe, che secondo loro, Napolitano avrebbe negato in quanto amico dell’ex dittatore jugoslavo Tito. “Quel bell’elemento che non ha mai lavorato perchè ha sempre fatto il comunista, ma non si vergogna a dire quelle cose ai suoi fratelli napoletani, a quei beduini che vivono in mezzo alla camorra e all’immondizia?”, arriva a dire un’ascoltatrice. Gli stessi conduttori del programma radiofonico hanno provocatoriamente aperto il programma  con l’inno nazionale della Corea del Nord sottolineando il passato comunista del capo dello Stato: “figlioccio di quel Togliatti tanto amico dell’Urss, uno Stato oppressore di tutte le libertà e di tutte le autonomie”. E per finire la Sicilia è stata definita “Africa del nord” con l’auspicio che la Padania si liberi  di un pò di zavorra.

Queste solo alcune delle tante reazioni vergognose di un popolo che si fa chiamare leghista, mentre a  Roma i loro leader nonostante tutto continuano a mantenersi sugli alti scranni delle istituzioni, lautamente pagati dalle casso dello Stato.  E pensare che qualche camicia verde ha  perfino giurato fedeltà ai principi costituzionali. Ennesimo bacio di Giuda. Questa volta contro gli italiani  tutti.

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Alessandro Ambrosin

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