Legge elettorale o elezioni? La politica della balbuzie accomuna maggioranza e opposizioni

ROMA – Il regno di Berlusconi non è prosperato per caso in un paese dove la politica vive alla giornata, prosperando sugli interessi di cortile più che sulle reali esigenze del paese. Difficile a capire?  Non credo, basta vedere quel che sta accadendo nella “clinica politica” dove c’è fermento al capezzale “dell’illustre malato terminale”, tal “governo Berlusconi”. 

Un dato su tutti: i Cittadini reclamano a gran voce il cambiamento, e ciò è stato dimostrato anche attraverso la raccolta di un numero impressionante di firme per chiedere il Referendum sulla modifica della legge elettorale.  Non importa se questo porterebbe ad una legge probabilmente insufficiente e con numerosi quanto pericolosi difetti; si tratta pur sempre di un segnale da cogliere, sul quale lavorare e senza perdere tempo. Le reazioni sono diverse ed hanno aperto spaccature significative, sia nella maggioranza che tra le opposizioni.  Maroni non è uno sprovveduto e si dimostra d’accordo con Casini che preferisce andare subito (con l’attuale legge, quindi) al voto. Meglio “giocarsi” la partita subito e con il “porcellum” (visto i pronostici che non pendono verso le forze di centrodestra) piuttosto che uscire definitivamente di scena con una legge che se verrà riformata non porterebbe certo vantaggi alle stesse.  In sostanza Maroni dice… “meglio tentare di andare alle elezioni mostrando coraggio e contando sulle distorte quanto incredibili alchimie del “porcellum” che perdere sicuramente con il “mattarellum”.   E Casini?  Bè, il leader dell’Udc vuole soltanto mandare a casa Berlusconi per poi governare con i pezzi restanti del Pdl; ha dalla sua Confindustria e tra “simili” un accordo lo potrebbe trovare.  Quello che non convince ancora una volta è lo strano atteggiamento del Pd.  Le dichiarazioni di Parisi forse ci aiutano a comprendere meglio il tentennamento all’interno del maggior partito dell’opposizione: “C’è stata una scomposta revisione di linea e di giudizio della segreteria sul referendum e adesso sembra che l’iniziativa sia stata del Partito democratico”.  L’ex ministro della difesa contesta le tesi di Bersani affermando che “Non si sente di partecipare alla Direzione come se nulla di eccezionale fosse accaduto” (chiaro ed esplicito il riferimento al milione e 200 mila firme apposte ai quesiti referendari). “Anche Alfano riconosce l’urgenza di cambiare legge elettorale – ha proseguito Parisi – oltre a Maroni che apre al referendum e Calderoli che spiega perché l’attuale legge è una “porcata”.  Definisce l’atteggiamento del Pd come legato ad un progetto di stampo “bulgaro” visto che ricorda nella proposta del modello di legge quello della legge elettorale ungherese. Parisi contesta il metodo intrapreso che si avvale di “decisioni prese in ambiti ristretti e senza legittimazione”.

Sembra evidente che neppure lo stesso ex ministro della Difesa voglia cogliere la non volontà del Pd di andare in tempi stretti ad elezioni. Si comprende bene dalle dichiarazioni rilasciate da Enrico Letta a margine della direzione del partito:  “La legge elettorale va cambiata in Parlamento, l’occasione c’è, le forze politiche si assumano la loro responsabilità. Noi siamo per cambiarla perché questa legge è la peggiore e perché votare con questa legge sarebbe un danno”.  Siamo però sicuri che sia questo il vero motivo? Letta conosce i limiti del “suo” centrosinistra e capisce bene che per cambiare le cose si dovrebbero avversare “certi diktat” venuti dalla Bce, cosa che non molti dei “suoi” probabilmente sarebbero disposti a fare.   Il significato esce ancora di più allo scoperto quando lo stesso Letta afferma che “Tra 60 giorni presenteremo il nostro progetto per ricostruire il Paese e non sarà un progetto conservatore ma di cambiamento, nel quale non ci saranno tabù perché il paese ha bisogno di riforme”. Ma il vice segretario del Partito Democratico, che in economia si cimenta da tempo, fa intuire di non avere davvero intenzione di rispedire al mittente i “saggi consigli” di Trichet e Draghi: “Sono stimoli fondamentali e il Pd farà una coalizione per tornare a guidare il Paese nella quale saremo d’accordo prima di andare al governo e non dopo come è successo per l’Unione e come sta succedendo in questo Governo”.  Questo è il punto!  Di quali forze politiche sarebbe composta questa coalizione?  Quali saranno le forze politiche che accetteranno di proseguire nel solco disegnato (e ancora prima “assunto”) dall’attuale maggioranza? Manca il progetto e chi lo potrebbe condividere!  Sia dunque esplicitato e non si giochi ancora su formule e alchimie; questo è il modo di ridare ossigeno ad un Berlusconi spento, ad un governo al quale basterebbe una semplice influenza per portarlo a morte sicura.

Pure Di Pietro fa i suoi distinguo, sottolineando che c’è una situazione nuova, da gestire però con una legge elettorale altrettanto all’altezza, visto che “Questo referendum ha smosso le acque della politica e ha rimesso al centro dell’attenzione un tema centrale: i cittadini non possono essere presi in giro con una legge elettorale che serve solo per mandare in Parlamento persone della cricca della casta”. “L’Italia dei valori – spiega – ha raccolto le firme per cambiare la legge elettorale e per andare al voto al più presto possibile. Noi riteniamo che non ci siano alternative”.  L’ex Pm di “mani pulite” sostiene la necessità di arrivare alla costruzione di una legge elettorale che deve contenere l’incandidabilità delle persone condannate, la non possibilità di svolgere incarichi di governo a chi è sotto processo, la non possibilità di svolgere ulteriori incarichi oltre quello del parlamentare”. Restano da valutare i tempi della discussione e dell’approvazione di una legge come quella auspicata, sapendo che ogni giorno che passa è un giorno che permette a questo governo di massacrare ancora l’Italia e i suoi Cittadini. Da quello che si può vedere non sembra che ci sia un pieno accordo tra le forze di opposizione, che oltretutto non fanno mai cenno a quelle forze politiche numericamente minori ma ben più diffuse di quanto possa sembrare nel tessuto sociale del paese.  L’iter della costruzione di una nuova legge, anche se fosse il mattarellum, comporterebbe una tempistica non di breve scadenza.  La domanda sorge spontanea: in considerazione del fatto che questo è un governo che cammina sulle stampelle, non sarebbe il caso che le attuali forze di opposizione si confrontassero sui programmi,  coinvolgendo una volta tanto il Cittadino e tutte quelle forze politiche e sociali attive sul territorio, per andare a nuove elezioni anche in tempi ristretti anche con questa legge assurda che non a torto lo stesso Calderoli ha definito a suo tempo con il termine “porcata”? Qualcuno, prima o poi, dovrà pure ricordarsi che malgrado il governo sia debole, siamo in presenza di una realtà davvero grave dove il Cittadino è logoro e stanco da anni di sofferenze e rinunce.  Si proceda, dunque!

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