Concorso per presidi. Un Ministero allo sbando e fioccano i ricorsi

Una batteria di 5.500 quizzoni un quinto dei quali sbagliati. Una commissione di “esperti” che non sarà pagata e un Ministero incapace di organizzare una prova di selezione. E come sempre i candidati ammessi ora si arrabbiano

ROMA – La vicenda del concorso per i nuovi presidi (anche se oggi non si chiamano più così ma “dirigenti scolastici”) rischia di diventare, per la ministra Maria Stella Gelmini, sempre più un’arma letale. Bandito nel lontano 2008, ci sono voluti tre anni per organizzare la preselezione. Per non ripetere le tristi vicende del precedente concorso del 2005, quando la magistratura prima e lo stesso Parlamento poi avevano deciso di ammettere tutti i concorrenti, anche quelli che non raggiungevano un determinato punteggio con i titoli professionali acquisiti (procedura che è stata considerata illegittima per un concorso pubblico), questa volta la ministra aveva deciso di ricorrere ad una preselezione basata su quiz. Ma non è andata bene lo stesso.

QUIZZONI PER TANTI PICO DELLA MIRANDOLA. Con la sua solita ansia di stupire e dimostrare la sua bravura, la ministra, insieme ai suoi collaboratori, hanno pensato a confezionare 5.500 quiz fra  quali sarebbero stati scelti i cento da somministrare ai candidati. Le domande spaziano in sette aree quanto più diverse da loro: contabilità pubblica, diritto finanziario, costituzionale, amministrativo, management scolastico, legislazione scolastica, diritto dell’Unione europea, economia aziendale, psico-pedagogia, una lingua straniera. Per mettere assieme 5.500 domande su questo scibile con risposte sensate viene nominato un nucleo di “esperti”, scelti non si sa in base a quali criteri, che però mostrano tutto il loro dilettantismo nell’apprestare domande e risposte. Non c’è un nucleo redazionale in grado di rivedere e coordinare tutto il lavoro, per cui accade che molte domande si ripetano nelle diverse aree con risposte differenti o comunque formulate in modo da confondere il candidato.

DILETTANTISMO ORGANIZZATIVO E DIDATTICO. Ma è tutta la prova a mostrare l’estrema impreparazione e dilettantismo del Ministero. Per svolgere il lavoro di dirigente scolastico non c’è bisogno di conoscere la sindrome di Asperger sulla dislessia. C’è certo bisogno di conoscere i bilanci e le norme di settore e ciò sarebbe stato sufficiente come contenuto dei quiz di preselezione. Invece, il Ministero, molto furbescamente, ha ritenuto che potesse essere profittevole promuovere soltanto quei candidati che si erano imparati a memoria i 5.500 quizzoni, studiando un mese e mezzo sulla batteria pubblicata ai primi di settembre. Ed infatti, dopo la correzione degli elaborati, svoltisi contemporaneamente in tutta Italia il 12 ottobre scorso, meno di un quarto dei concorrenti è stato ammesso alle vere e proprie prove scritte. Per la precisione, 9.113 su 33.531 domande di partecipazione.

ANCORA ERRORI. Ma non basta. Due settimane prima della preselezione, il ministero ammette che circa mille domande della batteria proposta hanno risposte errate e le depenna dall’elenco. Ciò sarebbe stato sufficiente a far annullare tutta la prova ma la Gelmini si sa com’è fatta: nega qualsiasi evidenza contraria, asserendo che si tratta di “errori marginali” (mille quiz su 5.500!). E così i tanti Pico della Mirandola che stanno trascorrendo il loro tempo ad imparare a memoria risposte su risposte, da quel momento, devono depennare dal loro cervello quelle sbagliate che avevano acquisito. Tutto finito? Nemmeno per sogno, perché una volta svoltasi la prova, l’Anief, un sindacato autonomo, scopre che, fra le cento domande effettivamente proposte in sede di preselezione, ben trentasei sono sbagliate. Quindi, i felici candidati che hanno superato la prova, rispondendo ad almeno 80 domande, in realtà hanno messo una crocetta su almeno trentasei risposte che sono da considerare errate o ambigue o con una formulazione fuorviante.

UN CONCORSO DA DIMENTICARE. Certo, non c’è poi tanto da stupirsi per l’incapacità ministeriale di organizzare un concorso, visto come è stata gestita la politica scolastica in questi sciagurati tre anni di governo del centro-destra. Il fatto è che ora migliaia di candidati non ammessi stanno promuovendo un ricorso alla magistratura amministrativa e, sulla base di quanto avvenuto in passato, ci sono molte possibilità che siano ammessi alle prove scritte.

SCOPPIA LA POLEMICA. Naturalmente non poteva mancare la polemica. Coloro che hanno superato la preselezione sono fortemente irritati. I forum di discussione sono pieni di proteste contro il vizio tutto italico di ricorrere a “cavilli giuridici” per aggirare gli ostacoli, come scrive un certo Silos Ignace su orizzontescuola.it, non mostrando una grandissima preparazione, visto che il “cavillo giuridico” non esiste ma esistono norme di legge da rispettare e non da violentare. Norme di legge che impongono trasparenza, razionalità ed equilibrio nell’organizzazione di prove concorsuali. Tutto quello che è mancato in questa occasione.

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