Indignados a New York – dopo gli scontri e gli arresti di ieri torna una calma ‘apparente’

Si è conclusa tra scontri e centinaia di arresti “La Giornata dell’azione” che  si è svolta ieri a New York per commemorare i due mesi esatti dall’inizio della protesta Occupy Wall Street. Il risultato della giornata è stato di circa trecento arresti e il ferimento di 7 poliziotti, con il ritorno, almeno per il momento, ad una calma apparente

ROMA – Nella giornata di ieri dunque gli attivisti hanno cercato di raggiungere Wall Street per impedire l’ingresso agli operatori di Borsa, tentativo tuttavia fallito per l’enorme dispiegamento di agenti in tenuta anti-sommosa e per le reazioni della polizia che negli ultimi tempi si sono fatte sempre più violente e coattive. Non a caso ieri la  polizia ha bloccato tutte le strade della città e non era possibile entrare senza mostrare la carta di identità. Fallito anche il tentativo dei manifestanti di rimuovere le transenne che delimitano lo Zuccotti Park, divenuto ormai la culla del movimento, e che è stato sgombrato proprio ieri l’altro, dietro ordinanza del giudice e per volere del sindaco di New York  Michael Bloomberg. Gli attivisti hanno cercato di occupare le stazioni della metropolitana senza che questo recasse tuttavia particolari disagi ai cittadini. Alcuni indignados hanno marciato verso Union Square, altri si sono pacificamente diretti verso il ponte di Brooklyn, dove alcuni di essi si sono fatti arrestare volontariamente in un gesto simbolico. Un uomo è stato arrestato per terrorismo dopo aver messo un video su you tube nel quale minacciava di attaccare con una molotov il magazzino Macy’s,  il suo slogan semplice e diretto : “la città deve bruciare”.

Le proteste non si sono limitate alla sola città di  New York ma hanno coinvolto anche altre città degli Stati Uniti da Washington a Dallas fino a Los Angeles dove lo slogan più partecipato è stato: “le banche sono state salvate dal ‘bailout’ mentre noi siamo stati svenduti”. In migliaia si sono dunque uniti alle proteste dimostrando che si sta parlando di manifestazioni a partecipazione trasversale che non coinvolgono solo studenti ma la larga maggioranza della popolazione, tra questi anche anziani, sindacalisti e storici attivisti per i diritti umani.
Michael Ratner, presidente del Centro per i Diritti Costituzionali, ricordando le proteste contro la guerra in Vietnam, ha affermato che in questo caso  “la base è più larga”, in quanto  sono in gioco ‘disparita’  economiche e di potere. Non a caso alcuni attivisti ieri hanno letteralmente ‘preso d’assalto’ i ponti a Boston, Detroit e Miami, chiedendo di aumentare la spesa per le infrastrutture, per creare posti di lavoro.

Dunque per oggi si è tornati ad una calma apparente ma effettivamente le proteste che si susseguono ormai da due mesi rappresentano una forza non indifferente,  sicuramente apartitica ma che potrebbe però giocare un ruolo di primaria importanza in vista delle elezioni del 2012.
Il movimento Occupy Wall Street non è un movimento acefalo, senza guida o privo di idee, almeno non in questo momento, rispetto a quando è cominciato il 17 settembre. Se lo Zuccotti Park rappresenta la culla del movimento da un punto di vista operativo, “il vero cervello” si trova in una sorta di centro sociale del Greenwich Village, il Brecht Forum, dove dall’ottobre scorso Rick Wolff, un economista di impostazione marxista, svolge il compito di docente–volontario. Qui si svolgono lezioni, seminari o conferenze,  talvolta anche  in trasferta allo Zuccotti Park, con attualizzazioni delle visioni marxiste relative al capitalismo. “Capitalismo e crisi economica” oppure “Che cosa c’è di sbagliato nel capitalismo” questi i titoli di alcune lezioni già svolte.

Domani inoltre sempre a Zuccotti Park, interverra’ Roberto Saviano per “parlare di come la crisi economica sia sfruttata dalla mafia per ottenere piu’ soldi e potere”. Lo scrittore italiano, “felice di essere stato invitato”, ha lanciato un appello a partecipare per “protestare contro i crimini della Gomorra finanziaria e per capire i meccanismi che stanno dietro la crisi, dalla Grecia agli Stati Uniti all’Italia”.
Insomma in tutto il mondo i giovani sognano  l’inizio di un cambiamento globale e come un virus informatico questo desiderio si sta sempre più diffondendo. Oggi a anche a Londra gli indignati si sono radunati davanti alla Cattedrale di St. Paul’s resistendo all’ordine di sgombero della polizia. Per ora non si registrano scontri, ma i manifestanti sono pronti a una estenuante battaglia sociale che potrebbe durare mesi e costare milioni di sterline.
Ci troviamo dunque di fronte ad una sorta di nuovo ‘maggio francese’?  O forse questo è solo l’inizio di un percorso di lotte dei vari movimenti degli indignados per una nuova giustizia sociale per le quali può valere comunque ancora il motto  “Ce n’est pas qu’un debut, continue les combat”.

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