“Bamboccioni” parte seconda? In realtà nel mirino di Monti c’è l’articolo 18

LIVORNO – Il Professore questa volta ha mostrato il suo vero volto. Restio a suo tempo quando dichiarò la sua poca voglia di “socializzare” attraverso i mezzi televisivi, non ha retto al fascino furbesco della logica comunicativa.

Che l’art. 18 sia ormai la linea del Piave è cosa risaputa, e che tutto passi da una vera discussione sulle tematiche del lavoro ci sembra scontato. Ma in questo caso, il Premier, che in realtà è un politico che si spaccia per “tecnico”, ha ben compreso quanto sia importante preparare sempre e comunque il terreno che si vuol dissodare. La cornice lo sta  facilitando, tanto che persino l’uomo della strada, disgustato da ciò che accade ancora oggi nei partiti politici, è arrivato a vederlo come “la Persona seria che si spende per far pulizia degli errori fatti dagli stessi partiti”. In questo varco si insinua abilmente la scure del “teutonico” ex Rettore della Bocconi.  Sembra che con il passare del tempo aumenti la sua sicurezza.  Il volto del potere, perché di questo si tratta, si abbatte sulle speranze di molti, giovani ma anche meno giovani. Difficile non trasformare un articolo di stampa in una lettera aperta, anche se la voglia sarebbe tanta. Queste le precise parole pronunciate dallo stesso Premier: “I giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la vita. Tra l’altro, che monotonia il posto fisso. È meglio cambiare ma bisogna accettare le sfide”.

Vediamo con calma di aprire una sorta di dialogo immaginario con lo stesso Professore. Intanto registriamo l’assenza dal suo vocabolario del termine “analisi sociale”, visto che si parla molto di giovani (per il motivo ben preciso che a Loro si può “promettere il mondo” contando sul tempo che poi puntualmente modifica ogni cosa) escludendoli da un contesto sociale che è ben più ampio, che  soprattutto prevede un cospicuo aumento di anziani e di soggetti meno giovani a cui dovrà essere data una valida “risposta”.  Probabilmente si tratta di una svista quella di non “vedere” più la presenza di tutti quei soggetti che sono ancora attivi a livello lavorativo malgrado non siano più catalogabili come giovani, con famiglia o meno, disoccupati, inoccupati e ovviamente socialmente non garantiti. Che tipo di risposta darebbe ad uno di questi “soggetti” il Nostro serafico Presidente?  Quella di trovarsi un lavoro diverso, visto che per mille ed un motivo il vecchio non ce l’hanno più? Qualcuno ha forse rubato dal vocabolario il termine PERSONA. La prassi è la solita. Dividere, scomporre per far fuori intere generazioni o addirittura per metterle l’una contro l’altra.  Il precariato è la forma più vigliacca di gestire un lavoratore, a qualsiasi età! Lo si tiene sulla corda, gli viene impedito l’accesso al credito, alla vita di società, alle aspirazioni e magari anche a qualche piccolo ma sacrosanto sogno.  Ma ragioniamo per assurdo (sottolineo ASSURDO!).  

Proviamo per un attimo a dar ragione a Monti.  Il Professore ha forse parlato o proposto di investire risorse in percorsi di FORMAZIONE CONTINUA che possano ovviare alla MONOTONIA del posto fisso? E’ stato disegnato un quadro di accompagnamento per il lavoratore che ha perso il lavoro o per lo stesso precario che viene sbattuto da un posto all’altro e per il tempo che serve?  Si lascia che sia compito della sola fantasia individuale quella di riciclarsi cambiando posto di lavoro??  La risposta al momento ci sembra sia NEGATIVA.  Ed allora, ma di che cosa parla il Professor Mario Monti?!  Crede forse che tutti possano vantare i suoi innumerevoli privilegi?  Questo per rispondere sul piano tecnico. Mentre sul piano sociale ci chiediamo come sia possibile ignorare il vissuto delle Persone. Crede forse che Queste vivano per lavorare o magari lavorino  per vivere?? Sta decollando nuovamente un bieco individualismo che isola la Persona intesa come figura sociale, da un ambito ben più complesso, che prevede la Famiglia, la casa, (il problema abitativo..Professore..il problema abitativo esiste!!) il raggiungimento di uno status di serenità necessario per vivere in maniera decorosa e molto altro ancora. Già, come fare a porre queste problematiche ad uno dei massimi appartenenti all’establishment finanziario europeo, se non mondiale?! Si scenda nel concreto e non si faccia demagogia partendo da punti di forza arroganti e  inaccettabili. Esiste la possibilità di passare da un lavoro ad un altro?  NO. Quali sarebbero le eventuali condizioni per mettersi in gioco?? Ne conosciamo poche, ma da queste sicuramente non si possono escludere la Scuola e l’ambito formativo a livello continuato. Finché mancano queste condizioni si consiglia al Professor Monti di pesare bene le parole che impattano contro una realtà drammatica, e non incoraggia la ripresa di una coesione sociale che ormai è solo un ricordo! Libertà di scelta, aspirazioni, attitudini, sogni, sono per il Presidente del Consiglio ormai solo un lusso. Mancando una valida e vera alternativa politica, viene a mancare anche il contraddittorio che vorrebbe, a giusta ragione, che questi termini fossero irrinunciabili, e se qualora dovesse esserci un motivo più che valido e condiviso per accantonarli, che almeno vengano forniti gli strumenti adatti per ovviare!

Ormai è chiaro che l’italiano è per Monti solo un contribuente, come si usa dire da sempre in America. Siamo di fronte all’ennesimo tentativo di distruggere la dignità umana, la Persona e il suo vero significato. E’ un sistema che sta crollando sotto l’opera demolitrice di politiche sociali ed economiche che risalgono addirittura al dopoguerra. Raschiando il barile siamo arrivati a vederne il fondo. Adesso vorremo rimediare chiedendo ai Cittadini di “ricapitalizzare” lo stesso “barile”, in modo che i soliti noti possano attingerci a piene mani.

La frase di Monti non ha suscitato reazioni solo per il “tono” con il quale è stata offerta agli italiani, ma bensì per quello che nasconde. Il vero obiettivo è la distruzione dell’articolo 18.  Nelle intenzioni della Signora Fornero infatti c’è quella di porre fine al diritto dei lavoratori di non essere licenziati senza una giusta motivazione. Questo si pensa favorisca la rinascita dell’occupazione e la fine del precariato?  Aspettiamo risposte e magari consigliamo, se ci è concesso, di pensare a regolamentare l’accesso al mondo del lavoro, prima di metter nuovamente le mani su faticose conquiste che ad oggi hanno fatto in modo che la tragedia non fosse totale.

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