Edilizia. Il sindacato ha le carte in regola, il governo no. Collasso produttivo a rischio

ROMA – Sul terreno dell’innovazione dei modelli di sviluppo non temiamo di sfidare il governo.

Ma se per Monti il problema è ancora la rigidità delle regole, lo statuto dei lavoratori, la produttività del lavoro, è evidente che non ci siamo. Guardiamo al  settore che in cui opera la Fillea Cgil, con particolare riferimento all’edilizia: qui non c’è Statuto dei lavoratori per dimensione di impresa, i cantieri di per sé sono temporanei e quindi non ci sono  posti fissi. Dovrebbe essere un esempio del modello virtuoso che ha in mente il premier” da contrapporre allo statuto dei lavoratori che, a suo dire, avrebbe impedito la nascita di posti di lavoro. Allora ci domandiamo come mai qui, in questo  settore, l’irregolarità prospera in virtù delle costanti deregolazioni, lo sfruttamento del lavoro è diventato l’unico fattore su cui si realizzano i margini per l’impresa e la presenza della criminalità organizzata cresce? il premier, ci sia consentito di dirlo, sembra vivere nel paese delle meraviglie dove i muratori, i lavoratori – quelli veri – non esistono, e magari le case crescono non per la fatica di quei muratori ma annaffiando e sostenendo la rendita fondiaria e quella immobiliare.  Questo governo non si è mai neppure sognato di colpire queste forme di rendita in modo  reale  adottando misure,provvedimenti concreti  mediante una diversa e più equa politica delle risorse che il sindacato chiede da tempo e senza la quale non può esserci un rilancio degli in vestimenti ed uno sviluppo vero del Mezzogiorno, un tema che non compare nelle politiche del governo. Nel settore delle costruzioni non solo non abbiamo alcun segnale din ripresa , ma siamo vicini al punto di non ritorno di un collasso produttivo che non ha eguali dal dopoguerra ad oggi.

Ora Monti sia nell’incontro con le imprese che con i sindacati e poi in dichiarazioni, interviste pone il problema  della produttività del lavoro e della competitività, come il toccasana per la crescita,  sviluppo l’unico modo per affrontare la crisi. Nonostante sia tema  che si può considerare marginale rispetto ad  un quadro economico, sociale molto complesso in cui brilla l’assenza di una politica industriale, non dobbiamo comunque avere paura di misurarci. E’ in questo quadro che produttività e competitività devono essere affrontate e il governo deve metterci del suo. Per quanto ci riguarda, per quanto ci compete  lo abbiamo già fatto nel 2010 con il rinnovo dei contratti nazionali dei settori che rappresentiamo  mettendo in discussione un elemento di certezza salariale e costruendo un elemento variabile,che proprio le imprese stanno disattendendo. E lo stiamo affrontando anche ora, prosegue ricostruendo le piattaforme unitarie per i rinnovi contrattuali del 2013, partendo dal salario, dall’organizzazione produttiva del cantiere, dalla regolarità.  Lo facciamo quotidianamente con i rinnovi territoriali e anche con esperienze innovative di contrattazione di secondo livello, alcune molto significative proprio nel Mezzogiorno, come in un lotto della Salerno Reggio Calabria ,dove un modello di relazioni industriali efficaci ha prodotto condizioni vere di trasparenza ed efficienza produttiva”.

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