20 ottobre, la Cgil in piazza. La web cronaca

(20/10) 17:21 –
Conclusa la manifestazione
(20/10) 17:19 – Finito l’intervento di Susanna Camusso che ha dato appuntamento al 14 novembre per la mobilitazione europea dei sindacati. Scattano le note di di “Bella Ciao” in una bella versione soul

Camusso: il 14 novembre grande manifestazione europea
(20/10) 17:19 – “C’è una parte del paese che non si arrende, quella parte che oggi è in piazza e continuerà a tornarci. Il 14 novembre c’è una grande manifestazione con tutti i sindacati europei. Non ci rassegniamo, questo paese lo cambieremo”. Così Susanna Camusso ha concluso il suo intervento a San Giovanni.

Camusso: detassare subito la tredicesima
(20/10) 17:13 – “Il governo vuole discutere delle retribuzioni dei lavoratori, ma loro non conoscono una media retributiva tra 1.000 e 1.200 euro, senza contare che i cassintegrati prendono molto meno. A tutti loro non si può aumentare l’Iva, perché ancora una volta si vanno a colpire i consumi. I ministri facciano una misura semplice: detassare la tredicesima. Il paese non si cambia punendo i lavoratori, prima si parte dai vertici e si mette a posto ciò che non funziona. Non si chiede responsabilità a chi sta alla catena di montaggio tutti i giorni, ma a chi gestisce la fabbrica o organizzato quel servizio. Vorremmo che qualche tavolo del ministero dello Sviluppo abbia una risposta, non continui rinvii: per esempio, il 3 novembre non si possono spegnere i forni dell’Alcoa, serve una risposta. Le ragioni della discussione non possono essere intorno al demansionamento. Il governo abbia il coraggio di riconoscere che la legge sulle pensioni ha reso più difficile affrontare i problemi. I ministri ogni tanto hanno cadute di stile straordinarie, come quando danno responsabilità a tutti e non al governo”.

Camusso, governo ha peggiorato condizioni lavoro e imprese
(20/10) 17:13 – “Le leggi sulle pensioni e il lavoro di questo governo hanno peggiorato le condizioni rendendo difficile la situazione anche per le imprese”
Camusso: sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato
(20/10) 17:03 – “La spending review non mette a posto i conti dello Stato, fa solo licenziamenti di massa. Basta poco per capire gli effetti dei tagli: il governo non pensi di tagliare gli ammortizzatori sociali e ridurre le risorse. L’esecutivo ha fatto una riforma delle pensioni sbagliata, che ha penalizzato tanti lavoratori. La legge sulla spending review è un’ulteriore ingiustizia, perché stabilisce regole diverse per alcuni. Si reintroduca il falso in bilancio per le imprese, si faccia una legge seria contro la corruzione: su questo si dovrebbe mettere la fiducia”. Camusso fa quindi una proposta: “Usare le risorse per defiscalizzare l’assunzione a tempo indeterminato di giovani uomini e donne”.
Camusso: l’Ilva di Taranto non ha più scuse
(20/10) 17:02 – “Non si può contrapporre lavoro e salute. Vogliamo dire all’Ilva di Taranto che non ha più scuse: deve applicare l’Aia (autorizzazione ambientale, ndr) definita dal governo. Ora deve ridare ai lavoratori e alla città una condizione lavorativa positiva”. Poi sula Fiat: “Ieri c’è stata una buona notizia: la sentenza di Pomigliano ha deciso che i lavoratori iscritti alla nostra organizzazione devono tornare al lavoro. La sentenza è importante perché stabilisce un principio preciso: non assumere un lavoratore per la sua scelta sindacale è discriminazione. Lo abbiamo sempre sostenuto: la questione alla Fiat riguarda la libertà del lavoratore di decidere a quale sindacato aderire”.
Camusso: reintrodurre il falso in bilancio
(20/10) 17:02 – “Solo così si riapre la lotta contro le tangenti e la corruzione”
Camusso, con la spending review licenziamenti di massa
(20/10) 17:01 –
Camusso, aziende in crisi non si possono buttare via
(20/10) 16:57 – “Le cosiddette aziende ‘in crisi’ non si possono buttare via. Le aziende sono in crisi perché si sono sbagliate le politiche, si è scelto di investire in finanza invece che sulla produzione e sull’industria. Pensiamo al Sulcis, ai call center del Nord e Sud: bisogna smetterla con una responsabilità indistinta, la responsabilità è di chi non ha investito e dei governi, che hanno guardato da un’altra parte. Oggi è il tempo di scegliere, perché quelle aziende rischiano di chiudere. Se aspettiamo ci sarà qualche speranza di meno, e non si può privare il lavoro di speranze e prospettive. Per salvare il paese bisogna garantire lavoro e diritti, solo così si può dare futuro e prospettiva al paese”.
Camusso: la scuola torni alla portata di tutti
(20/10) 16:54 – “I giovani non sono numeri: non è più tempo della pacca sulla spalla e dei ‘lavoretti’, devono poter decidere sui loro progetti di vita. Prima di tutto, il paese deve garantire una scuola effettiva ed efficace: bisogna permettere ai figli degli operai di andare all’università. L’istruzione non può essere un lusso raggiungibile solo per chi è ricco. Oggi invece vediamo una scuola impallidita e in difficoltà, non c’è una scuola pubblica, accessibile e laica, in questo modo non si guarda al futuro”.
Camusso, politica del rigore è fallita
(20/10) 16:51 – “La politica del rigore non solo è fallita, ma è il grande colpevole del fallimento di questo paese”
Camusso: senza lavoro il paese non si salva
(20/10) 16:48 – “Non c’è modo di salvare il paese se non si salva il lavoro. Va curato occupandosi della condizione dei lavoratori”
Camusso: al governo non c’era bisogno di professori
(20/10) 16:47 – “Molti lavoratori hanno dovuto ritirare i figli dall’università: la perdita del lavoro per loro rappresenta una perdita di speranza. Per una scelta sbagliata del governo, molti lavoratori hanno visto tagliarsi gli appalti e i posti di lavoro”: Lo afferma il segretario della Cgil dal palco di piazza San Giovanni. “C’è gente che lavora ed è povera, perché sono stati tagliati i salari e allungati gli orari. Con il risultato devastante che abbiamo oggi – aggiunge – non c’era bisogno di mettere ‘professori’ al governo”.
Camusso alla piazza: i lavoratori in crisi non sono soli
(20/10) 16:47 – “La nostra piazza di oggi è straordinaria, con tante bandiere rosse. Ma molte bandiere sono segnate a lutto, perchè la centesima donna ieri è stata uccisa in questo paese. C’è troppo silenzio – e troppa cronaca nera – invece del problema del rispetto delle donne, che devono scegliere la loro vita e viverla come desiderano”. Così il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, aprendo il suo intervento in piazza San Giovanni, ricorda la ragazza uccisa ieri a Palermo. “La nostra piazza dimostra che i lavoratori non sono soli ad affrontare i problemi del lavoro. Oggi abbiamo raccontato tante storie, tutte differenti, ma accomunate da una grave ingiustizia: un paese che fa provvedimenti che non aiutano il lavoro – aggiunge Camusso -. Salire sulla gru è l’unico modo per far parlare di lavoro in questo paese, e questo non è giusto. Guardate questa piazza: ci sono tutti i lavoratori in pericolo, chi ha perso il posto, gli esodati. Lavoratori che hanno un unico desiderio, poter lavorare e vivere una vita tranquilla”.
Inizia l’intervento di Susanna Camusso
(20/10) 16:37 –
Scudiere, i lavoratori sono con noi
(20/10) 16:34 – “I lavoratori sono con noi. La scommessa di una manifestazione inusuale dimostra la nostra forza e che siamo in grado di andare avanti”. Così il segretario confederale della Cgil Vincenzo Scudiere sul palco di San Giovanni.
Finardi canta l’inno nazionale
(20/10) 16:30 – “Fratelli d’Italia” in una bella versione rock, compresa la seconda strofa che non canta mai nessuno
Studenti medi e Udu (universitari) in piazza
(20/10) 16:30 – La Rete degli studenti medi e l’Unione degli Universitari hanno aderito alla manifestazione della Cgil in Piazza San Giovanni, a Roma. “Siamo in piazza al fianco dei lavoratori – dice Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli studenti medi per ribadire che è necessario rimettere al centro dell’agenda politica dell’Italia la scuola, l’università e il lavoro, perché è arrivato il momento in cui il governo e le forze politiche del nostro Paese ascoltino le nostre voci e le nostre idee su queste questioni, e l’impegno comune di studenti e lavoratori in questo senso è fondamentale”. “Scendiamo in piazza – aggiunge Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu – anche per ribadire il nostro secco no alle scelte di questo governo di non rispettare la nostra Costituzione. Finanziando, con la legge di stabilità, 223 milioni di euro alle scuole private, si ledono palesemente gli articoli costituzionali che non prevedono oneri per lo Stato per le strutture private e che invece garantisce l’accesso ai livelli più alti della formazione ai meritevoli anche se privi di mezzi”.
Ex operaia Fiat Irisbus, i politici guardino l’Italia con gli occhi dei più deboli
(20/10) 16:30 – Una donna che lavorava, così viene presentata Silvia Curcio ex dipendente della Irisbus, la fabbrica che costruiva autobus, ed ha chiuso i battenti qualche anno fa per la decisione di delocalizzare la produzione all’estero a causa della mancanza di investimenti da parte del governo. Una situazione drammatica quella della Regione Campania dove più di 2mila persone sono senza lavoro, e dove molte fabbriche e attività commerciali chiudono dalla mattina alla sera. Silvia richiama i politici, che parlando di primarie e conflitti partitici distolgono l’attenzione, e rivolge loro un invito, quello di guardare l’Italia con gli occhi dei più deboli: “Dovrebbero provare sulla loro pelle la vergogna che abbiamo provato. Come me, che perdendo il lavoro mi sono ritrovata a chiedere l’esenzione del ticket. Mi sono vergogna, si. Dovrebbero provare la stessa mortificazione che abbiamo provato dovendo dire ai nostri figli di rinunciare agli studi perché troppo costosi.” “I nostri figli rischiano di diventare un bacino di manovalanza solo per la malavita. Vogliamo ridare loro la possibilità di essere liberi e indipendenti e trovare spazio ai tanti cinquantenni, una ricchezza che non può essere sprecata.” Silvia attacca anche Marchionne: “Costui continua a farla da padrone: ha cancellato anni di relazioni sindacali, ha cacciato dalle fabbriche il sindacato più rappresentativo, la Fiom, ha distrutto migliaia di famiglie, e nessuno gli chiede il conto”. Un messaggio ai nostri politici poi: “Noi non deleghiamo più nessuno in bianco!” (R.M.)
L’operaia del Carbosulcis: non ci rassegniamo
(20/10) 16:24 – La rabbia è anche quella di Elisabetta Fois lavoratrice della Carbosulcis, salita alla cronache per la lotta dell’ultimo periodo. “Da 5 anni la nostra miniera è nota per gli avvenimenti politici e la lotta estrema messa in atto dai lavoratori per cercare di avere attenzione dal governo”. Sono in attesa di una risposta ad un progetto di riqualificazione da parte delle istituzioni, secondo una direttiva europea infatti, rischiano la chiusura le miniere non competitive. “L’economia dei nostri territori è al collasso per la crisi della produzione industriale, o devastati dalla piaga della disoccupazione, e le proteste sono sempre più eclatanti. “Nella nostra crisi c’è tutta la mancanza di lungimiranza del governo e l’assenza di politiche industriali, ma proseguiremo la nostra lotta.” Il 29 ottobre è stato proclamato lo sciopero generale di tutto il territorio “Non è un punto di arrivo, ma una tappa importantissima, siamo vicini alla catastrofe, ma non ci rassegneremo: noi, insieme alla Cgil non molleremo.” (R.M.)
Mems Electronics di Merano: rischiamo il posto in 300
(20/10) 16:21 – L’azienda di Federico Tritacarne, la Mems Electronics Materials (metalmeccanica) a causa della crisi nel 2009 ha chiuso e lui e i suoi colleghi si sono trasferiti a Merano per lavorare per un’altra società. Sembrava la svolta, ma spesso il destino è beffardo e l’azienda, inaugurata ad ottobre a dicembre ha chiuso gli impianti, sospeso la produzione e messo i lavoratori in cassa integrazione. Si stanno cercando soluzioni per evitare la chiusura definitiva: “Si rischia la perdita di 300 posti di lavoro, che vanno sommati a tutto l’indotto, circa un migliaio. Abbiamo bisogno dell’aiuto e dell’impegno di tutte le parti coinvolte.” La rabbia è tanta però: “Chiedono sacrifici a noi lavoratori, ma cosa otteniamo in cambio? Non ci sono politiche industriali a sostegno del lavoro e dei lavoratori”. Da un anno i lavoratori hanno organizzato un presidio permanente davanti alla fabbrica, ma sono stanchi: “Non siamo professionisti della lotta, siamo lavoratori che rivogliono la loro dignità, che passa attraverso il lavoro.” (R.M.)
I Giovani non+ con gli assegni a vuoto di Fornero
(20/10) 16:19 – “Con l’Aspi abbiamo reso universali gli ammortizzatori sociali”, firmato il ministro Elsa Fornero. “Ma se sei un collaboratore, una partita iva, un lavoratore occasionale, uno stagista, un lavoratore discontinuo, questo assegno non vale nulla”: è il messaggio che i Giovani Non+ portano nella manifestazione della Cgil a piazza San Giovanni, indossando maschere del ministro Fornero e distribuendo i suoi “assegni a vuoto”. (f.r.)
Il metalmeccanico di Firenze, servono intese che difendano i CCNL
(20/10) 16:11 – Luca Milani, metalmeccanico con un spiccato accento fiorentino, parla con orgoglio della bellezza della sua terra, che tale non potrebbe essere senza le tante aziende piccole e grandi attive. “L’economia della Toscana è fatta da tante piccole imprese, ma oggi non c’è azienda che non stia combattendo per la propria sopravvivenza”. Ma sembra che poco importi al governo e alla Confindustria. “E’ importante trovare delle intese che difendano la centralità dei contratti nazionali e la redditività, ridando forza e importanza ai delegati sindacali e alla democrazia.” L’azienda per cui lavora si occupa di comunicazioni radio sicure e protette, in particolare la sede di Firenze è leader della tecnologia di terra. Un sistema che in realtà è fondamentale soprattutto per le forze dell’ordine, ma che lo stato trascura e sottovaluta, mentre avrebbe bisogno di un investimento economico adeguato, per cercare mettere in rete tutti: “Troppo sperare di riuscire a coordinare le forze operative in caso di calamità o è il solito sogno?”. (R.M.)
Giulia (associazione giornaliste), in piazza per equo compenso
(20/10) 16:04 – “Giulia, l’associazione delle giornaliste unite, libere e autonome, è in piazza San Giovanni con la Cgil, perché in prima fila nel denunciare l’urgenza di una legge sull’equo compenso, senza la quale troppe giornaliste e giornalisti vengono quotidianamente sfruttate e umiliate”. Lo afferma l’associazione in una nota. “Siamo in piazza perché non vogliamo che venga approvata la legge sulla diffamazione a mezzo stampa, la cosiddetta anti-Gabanelli e salva-Sallusti che escluderebbe la galera ma imponendo richieste di risarcimento insostenibili per i giornalisti soprattutto se precari. Una legge bavaglio alla libertà di stampa. Giulia è in piazza perché si batte per un cambiamento radicale dell’informazione che accenda finalmente i riflettori sulla società reale: lavoro, welfare e discriminazioni”.
Sul palco la musica di Eugenio Finardi
(20/10) 15:50 –
Migliore (Sel): preoccupa crescente diseguaglianza
(20/10) 15:50 – “Chiunque dovrebbe guardare a questa piazza con la speranza di un popolo che riesce a riconoscersi intorno a un valore comune, come quello del lavoro. Invece, la Cgil viene vista spesso da questo governo di pseudo tecnici, che non sanno neanche fare i conti sugli esodati, come una minaccia alla stabilità del Paese”. Così Gennaro Migliore di Sel da piazza San Giovanni, dove è in corso la manifestazione Il lavoro prima di tutto.”In questo senso – prosegue Migliore – noi siamo molto preoccupati che i prossimi mesi siano sempre più dominati dalla diseguaglianza e chiediamo che almeno le misure peggiorative contenute nella legge di stabilità siano rimosse nella discussione parlamentare. Per questo – conclude Migliore – ci appelliamo al Pd: una legge così iniqua non deve passare”. (f.r.)
Cantone (Spi), pensionati in piazza per figli e nipoti
(20/10) 15:27 – “Per i pensionati e per gli anziani il lavoro è centrale, perché senza il lavoro per i figli e per i nipoti tutto diventa più difficile. Per questo oggi in questa piazza ci sono tante delegazioni dello Spi da tutta l’Italia”. Lo dice Carla Cantone, segretario generale dello Spi Cgil, da piazza San Giovanni dove è in corso la manifestazione ‘Il lavoro prima di tutto’. “La mobilitazione dello Spi non si è mai fermata e continuerà – aggiunge Cantone – siamo abituati a stare in movimento, malgrado l’età”. (f.r.)
Fassina, da questa piazza indicazione di rotta per governo
(20/10) 15:17 – “Se non rimettiamo il lavoro al centro dell’agenda politica e economica, il debito pubblico continuerà ad aumentare come sta già facendo. Perciò questa piazza rappresenta un’indicazione di rotta alla quale il governo dovrebbe prestare grande attenzione. Questa è la rotta giusta”. Così Stefano Fassina, responsabile economico del Pd da piazza San Giovanni dove continua la manifestazione della Cgil. (f.r.)
Vinyls Venezia, tre anni di lotta
(20/10) 15:09 – “Ognuno ha le sue responsabilità, e le istituzioni devono farsene carico” è il grido di Alessandro Gabanotto Delegato della Vinyls di Venezia, che da circa tre anni lotta insieme ai suoi colleghi per far rispettare i propri diritti. L’azienda è in crisi, ma l’attivazione delle corrette procedure a sostegno dei dipendenti viene ostacolata da comportamenti e dinamiche quanto meno contestabili. Ma nessuno ascolta. “E ci costringono a gesti estremi, a salire sulla campanile di Piazza San Marco. Lo stato ci sta togliendo l’identità e la dignità”. (R.M.)
Ferrero: in piazza contro il governo, crisi peggiora
(20/10) 15:07 – “Rifondazione comunista partecipa oggi, sabato 20 ottobre, alla manifestazione nazionale della Cgil per il lavoro. Noi crediamo che vada contrastata nettamente la politica del governo tecnico, le cui manovre hanno effetti sociali devastanti e conseguenze economiche che non fanno altro che peggiorare la crisi, portando il paese in una condizione senza vie d’uscita”. Lo dice il segretario nazionale del Prc Paolo Ferrero, presente oggi in piazza San Giovanni. “Per uscire dalla crisi – aggiunge l’esponente politico –, bisogna rovesciare le politiche di Monti per l’oggi e per il domani: mettere in discussione il Fiscal compact e’ il punto decisivo per permettere un intervento pubblico in economia per tutelare e creare occupazione. E bisogna riporre al centro i diritti del lavoro e il welfare: per questo facciamo i referendum sull’ articolo 18, l’articolo 8, e per cancellare la riforma Fornero sulle pensioni”.
Il lavoratore edile del Piemonte: “C’è bisogno di progetti concreti”
(20/10) 15:07 – Non va meglio nel settore edile in Piemonte, come racconta Giuseppe Fregnan della società Co.ge.Fa.: prima la cassa integrazione ordinaria, poi la straordinaria, e più di 40 esuberi attualmente. Cosi come un’altra società la Rossi spa una delle più grandi aziende torinesi con altre sedi in Italia, da diversi anni in estrema difficoltà. “L’articolo 1 della costituzione afferma che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, ma mi chiedo se il nostro governo se ne ricorda, visto che ha varato una riforma che non parla di lavoro”. Secondo Giuseppe, “c’è bisogno di avviare progetti concreti, opere realizzabili, che aumentino l’occupazione. E bisogna farlo subito”. (R.M.)
Fisac, i numeri degli esuberi nelle banche
(20/10) 14:55 – “Per far fronte alla concorrenza globale del terzo millennio, le imprese finanziarie hanno ritenuto di dover smantellare il proprio ciclo produttivo attraverso esternalizzazioni, terziarizzazioni di attività e delocalizzazioni”. Questa la denuncia della Fisac Cgil. “A fronte di un contratto nazionale firmato nello scorso gennaio che metteva al centro dei propri obiettivi la buona occupazione, le aziende di credito per tutta risposta hanno avviato procedure dichiarando eccedenze di manodopera”. I numeri sono durissimi. Fino al 2015 sono previsti i seguenti esuberi: Gruppo Ubi (1.578 esuberi), Intesa Sanpaolo (5.000) Bper (450), Popolare di Bari (250), Banco popolare (1.000), Unicredit (800), Cariparma Credit Agricole (360). (s.i.)
Porto di Genova, “la nostra dignità è crollata”
(20/10) 14:32 – Francesca Botto sale sul palco per la prima volta, da poco tempo ha conosciuto la Cgil da quando la sua azienda ha aperto una procedura di mobilità. Lavora presso il porto di Genova, per una società di logistica portuale, che ha dichiarato gli esuberi e il trasferimento di una parte dell’azienda a Trieste. Tanta disperazione e poche possibilità per il futuro. Cosa fare, dove cercare lavoro visto che sono tante le aziende in crisi a Genova. “La nostra dignità è crollata”, dice dal palco. Grazie all’aiuto della Cgil, fino a quel momento sconosciuta, i lavoratori sono riusciti ad ottenere la cassa integrazione. “È importante che la Cgil continui a stare vicino alle piccole realtà, che rischiano di rimanere in ombra rispetto alle grandi vertenze, la piazza deve dare voce ai lavoratori.” (R.M.)
Lombardia, 500mila posti di lavoro persi
(20/10) 14:32 – Una delle regioni-guida dell’economia italiana attraversa un momento difficilissimo, che si riassume in pochi dati: 250 milioni di ore di cassa integrazione, oltre 175.000 licenziamenti, 500.000 posti di lavoro perduti, tessuto produttivo ridotto di oltre il 20 per cento, tasso di disoccupazione passato dal 4,5 a oltre il 7 per cento, lavori precari che superano il 75 per cento delle nuove assunzioni. “Se si ferma la Lobardia, la regione con la più alta presenza manifatturiera, con il suo tessuto produttivo di così alto valore, a pagare è l’intero paese”: così si legge in un volantino distribuito davanti allo stand della Lombardia, che chiede anche di uscire dalla crisi con “più lavoro e servizi”.
Toscana, 80 vertenze aperte e 20mila posti a rischio
(20/10) 14:31 – Sono un’ottantina le vertenze aperte in Toscana e 20 mila i posti di lavoro a rischio. C’è soprattutto nella regione un dato nuovo rispetto alle vertenze tradizionali: l’80 per cento delle crisi aziendali ha ragioni meramente finanziarie, come testimonia l’altissima percentuale di procedure di concordato e fallimentari. Tutti i settori ne sono colpiti: edilizia, meccanica, alimentare (meno 3 per cento), chimica, con la sola eccezione del settore orafo e della pelletteria. Le ore di cassa integrazione sono state 50 milioni del 2012, tornando al livello del 2009, che aveva finora costituito il punto più basso della crisi.
Enzo Avitabile sul palco
(20/10) 14:28 – Sul palco Enzo Avitabile & Bottari stanno facendo ascoltare la loro musica alla piazza.
In arrivo 800 treni e bus per ascoltare Camusso
(20/10) 14:26 – Sono in arrivo 800 treni e autobus da tutte le Regioni italiane, per ascoltare l’intervento di Susanna Camusso previsto nel pomeriggio. Lo annuncia il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, in piazza San Giovanni.
Canta (Cgil Torino): non solo Fiat, crisi è strutturale
(20/10) 14:21 – Se dici crisi a Torino pensi subito a Fiat, ma la più grande impresa industriale italiana è solo il tronco da cui poi si sviluppano tanti rami che sono le crisi diffuse in tutto il sistema dell’indotto. “L’indotto Fiat attraversa tutte le categorie – spiega la segretaria generale della Camera del Lavoro, Donata Canta – metalmeccanici, chimici, tessili e persino il commercio”. “È un’intera catena che è messa in discussione – osserva Canta – e contrariamente al ’94, quando a fronte della crisi di Fiat gli altri settori tiravano, oggi non è così. Abbiamo l’edilizia che ha perso 5mila posti di lavoro, il commercio che ha più di 600 procedure di mobilità aperte e, soprattutto, assistiamo a tante chiusure. Quindi – conclude Canta – non siamo di fronte a situazioni momentanee, ma alla riduzione della base produttiva. Quel lavoro lì – conclude la segretaria della Cgil di Torino – quando è perso non si ricrea più”. (f.r.)
La voce della Vinyls a San Giovanni
(20/10) 14:21 – Sta parlando Alessandro Gabanotto, delegato Rsu della Vinyls del Veneto. “Il settore energia prima creava ricchezza in Italia, ora sta producendo solo all’estero”, queste le sue parole
Sul palco l’edilizia dal Piemonte
(20/10) 14:20 – Dal Piemonte è salito sul palco Giuseppe Fregnan, lavoratore del settore edie, addetto alle costruzioni dell’azienda Co.ge.fa
Emilia Romagna, 14mila in cig a causa del terremoto
(20/10) 14:07 – Circa 65mila ore di cassa integrazione nel 2012, 15mila lavoratori in mobilità, 100mila domande di disoccupazione, una crisi che colpisce tutti i settori – dal biomedicale alla componentistica meccanica, dall’agroalimentare all’abbigliamento – e, in questa cornice drammatica, gli effetti devastanti del terremoto. In sintesi: 15mila aziende inagibili o crollate, 26 morti e 58 feriti sul posto di lavoro, 14mila lavoratori in cassa integrazione per colpa del terremoto. È questa la fotografia di una regione-modello che cerca con tutte le forze di superare il momento difficile e di ripartire, anche con l’aiuto o con l’accordo del sindacato (basti citare il Patto per la ricostruzione e quello per la legalità). Una volontà che viene testimoniata e rilanciata dai lavoratori affluiti a Roma dall’Emilia Romagna. (c.g.)
Filcams: 250 le vertenze nazionali, coinvolti 25mila addetti
(20/10) 14:01 – Più di 250 vertenze nazionali aperte, coinvolti solo nel periodo tra gennaio e giugno 2012 oltre 20.000 lavoratori nel terziario e 5.000 nel turismo. Condizioni di lavoro fortemente peggiorate, a causa delle numerose disdette di contratti nazionali e integrativi che hanno comportato aumento selvaggio della flessibilità oraria e minori tutele. Sono i numeri e i fatti forniti dalla Filcams Cgil, che rappresenta i lavoratori del terziario. A Roma sono arrivati anche i lavoratori della Fnac, che ha scelto di disinvestire in Italia e di chiudere il negozio romano, il che comporterebbe la perdita di lavoro per 58 persone e, si legge in un volantino, “l’impoverimento ulteriore del tessuto economico, culturale e sociale della nostra città”. (s.i.)
Lazio, la crisi ha bruciato 1,6 miliardi di reddito
(20/10) 13:57 – Sono numeri impressionanti quelli che si leggono sui cartelloni affissi nello stand della Cgil di Roma e del Lazio: 100mila persone colpite dalla crisi, 70mila cassaintegrati, 250mila disoccupati, 1,6 miliardi di euro di reddito bruciati. “Il Lazio ha una struttura fatta di due sistemi completamente diversi tra loro – spiega Fabrizio Samorè, responsabile del Dipartimento Politiche attive del lavoro della Cgil Roma e Lazio – c’è Roma che è la città dei servizi e del grande apparato pubblico e poi c’è il resto della regione, territorio di industria e impresa diffusa. Entrambi i sistemi però sono andati in crisi, dal 2008 l’industria e poi, dal 2010, il sistema romano. Il tutto ha prodotto i numeri che abbiamo rappresentato qui nello stand, numeri che poi si traducono in un durissimo colpo al benessere sociale di questa regione”. (f.r.)
Vendola: mille ragioni per stare in piazza
(20/10) 13:53 – “Non è un caso se oggi e domani ho scelto per la campagna per le primarie di essere in Sardegna: e’ uno dei simboli drammatici in cui versa il mondo del lavoro nel nostro Paese. Ed è anche il mio modo simbolico per aderire e per sostenere le mille ragioni che hanno portato oggi la Cgil in piazza a Roma”. Lo dice il presidente della Puglia e leader di Sel, Nichi Vendola.
Lavoratore supermercato: abbiamo 3 stipendi arretrati
(20/10) 13:52 – Vincenzo Davide Coco è un delegato sindacale della Aligrup del gruppo Despar di Catania. “Lavoro nella grande distribuzione commerciale, in un territorio, la provincia di Catania, che vanta la più alta percentuale di supermercati, ipermercati e discount d’Europa. Perciò, ritenevo che non sarei mai stato in difficoltà, per quanto riguarda l’occupazione: invece, oggi ci sono 1.500 posti di lavoro diretti e altri 4.000 nell’indotto, tutti a rischio, per quanto riguarda il mio gruppo. E la crisi in cui versa la mia azienda aggraverà ulteriormente la situazione della mia provincia, dove già disoccupazione e cig sono ai massimi livelli. Dopo otto mesi di trattative siamo ancora al nulla di fatto”. “A ciò, aggiungiamo il comportamento poco consono dei commissari liquidatori. Parlano solo a mezzo stampa, ignorando i sindacati. Per giunta, la Coop è entrata nel negoziato, creando uno spezzatino che farà perdere il 50 per cento dei posti di lavoro. La Filcams ha messo in campo tutte le proprie forze. Purtroppo i nostri sforzi sono serviti a poco: abbiamo tutti i supermercati della catena vuoti e dobbiamo ricevere tre mensilità di stipendio arretrate. In 1.800 abbiamo manifestato sotto la Prefettura di Catania il 16 ottobre. Continuiamo a batterci per una vita onesta e dignitosa”. (rg)
Novelli e Nuova Panem: Flai, 700 lavoratori a rischio
(20/10) 13:51 – Gruppo Newlat spa: 234 esuberi. Novelli e Nuova Panem: 700 lavoratori a rischio. Salumificio Cecconi: chiusura dello stabilimento di Ardea (Rm), 42 lavoratori in strada. Sono queste alcune delle vertenze che la Flai Cgil porta oggi a Roma nel Villaggio del lavoro, un settore falcidiato dai tagli e dalla crisi, ma anche dal lavoro nero e dal caporalato che comprimono all’infinito i diritti. Proprio alcuni giorni fa i braccianti agricoli si sono fermati in tutta Italia per il mancato rinnovo dei contratti di lavoro provinciali. Tra le richieste, la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori dei servizi all’agricoltura (Consorzi agrari, di bonifica e associazioni allevatori), un moderno sistema di collocamento pubblico per combattere il lavoro nero, maggiore sicurezza per i lavoratori forestali (in diverse regioni sono senza stipendio) e riforma complessiva del settore della pesca. (s.i.)
Lombardia, il racconto della bancaria: 4.600 esuberi
(20/10) 13:47 – Dalla Lombardia arriva la testimonianza di Michela Trento, delegata Rsu del Monte Paschi di Siena. “Ho visto svanire la certezza del posto di lavoro. La nostra banca ha messo 4.600 lavoratori in esubero, tra cui molti da esternalizzare. Abbiamo capito che l’esternalizzazione significa ‘vendere’ un lavoratore a un’altra società, ovvero è l’inizio del precariato. La mia banca è ridotta così male per l’operato dei banchieri, la cui attività è oggetto di indagine della magistratura. I nuovi banchieri non sono migliori: hanno rifiutato tutte le nostre proposte, vogliono renderci più precari e ricattabili, non si fanno scrupolo di screditare lavoratori e sindacato. Negli ultimi mesi molti banchieri hanno anche tentato di stracciare il nostro contratto nazionale, appena firmato”. (edn)
Lavoratrice Emilia Romagna: stiamo rialzando la testa
(20/10) 13:37 – Sul palco Sabrina Vaccari, lavoratrice del biomedicale nell’area sisma dell’Emilia Romagna. “Vengo dalla provincia di Modena – spiega -. Negli anni i settori produttivi sono stati investiti da notevoli processi di crisi e ristrutturazione. Poi c’è stato il terremoto del maggio 2012, un evento sismico che ha cambiato la vita di tutto il territorio: abbiamo dovuto piangere 26 morti, molti dei quali erano tornati al lavoro dopo il sisma”. L’Emilia però “è un territorio di grande coesione sociale: un territorio che produce il 2% del Pil italiano. Dal terremoto sono trascorsi 5 mesi, la produzione è stata compromessa, sono crollati scuole e municipi, si è indebolito il servizio socio-sanitario. I numeri parlano da soli: ci sono 14mila lavoratori in cassa integrazione, 40mila persone non possono far rientro a casa”. “Ora i riflettori si stanno spegnendo – continua Sabina Vaccari -, il distretto del biomedicale emiliano sta riprendendo coscienza della sua forza, coesione sociale e laboriosità: siamo consapevoli che dal nostro operato dipende la qualità della vita di molte persone. Si sta provvedendo alla garanzia della sicurezza nei luoghi di lavoro, diritto fondamentale della persona. La produzione sta progressivamente riprendendo. Emergono anche alcune contraddizioni: le aziende aumentano la capacità produttiva per rispondere alla richieste del mercato, chiedendo così una flessibilità estrema dell’orario di lavoro, in violazione dei diritti. C’è il rischio di delocalizzazioni della produzione o di una parte delle imprese”. I lavoratori colpiti dal sisma stanno rialzando la testa. “Ci siamo tirati su le maniche, ma non ce la facciamo da soli – ha concluso -: occorre il contributo di tutti, governo, istituzioni, imprese e lavoratori. Chiediamo le risorse necessarie per ripartire, solo così l’Emilia rifiorirà più forte di prima, insieme a tutto il paese”.
Trasporto aereo, 7mila lavoratori tra cig e mobilità
(20/10) 13:33 – Anche la Filt, il sindacato dei trasporti della Cgil, in piazza a Roma. Dai contratti scaduti – mobilità aerea e trasporto pubblico locale, fermi dal 2007 – ai i 700 esuberi annunciati da Cai-Alitalia e alle crisi Wind Jet, Meridiana e Blue Panorama, la crisi investe tutti i comparti del trasporto. Solo nel settore aereo sono 7.000 i lavoratori interessati tra cassa integrazione e mobilità, e qualche altro migliaio, rispettivamente, tra ferro, trasporto marittimo e merci. Nel trasporto pubblico locale, a causa del taglio dei finanziamenti, circa 2.000 lavoratori usufruiscono degli ammortizzatori sociali. (s.i.)
Marche, piccole aziende al collasso
(20/10) 13:24 – Bastano due nomi per dare un’idea della crisi delle Marche: Mobili Merloni, fabbrica storica del pesarese con 400 lavoratori in cassa integrazione, Antonio Merloni di Fabriano, con 1100 lavoratori in cassa tra ordinaria e straordinaria. Il dato peculiare delle Marche è il collasso delle piccole e piccolissime aziende, specie artigiane, che costituiscono la vera ossatura dell’economia regionale. Nel 2011 c’è stato un lieve arretramento della cassa integrazione, ma nel 2012 il dato è tornato a crescere assieme a quello delle domande di disoccupazione (70mila), riflettendo la perdita di 75mila posti di lavoro e la chiusura o la crisi di moltissime aziende. (c.g.)
Cgil Puglia: crisi aumentano, in piazza per unire forze
(20/10) 13:15 – Centinaia le aziende in crisi, migliaia i posti di lavoro a rischio. Non è diversa dal resto del meridione e del paese la situazione della Puglia, la cui economia aveva pure attraversato nel recente passato una stagione felice. Ma in Puglia c’è un problema in più dopo l’esplosione del caso Ilva, che porta a chiudere i discorsi con il passato e a progettare il futuro su basi nuove. Soprattutto in discussione è il rapporto tra ambiente, lavoro e modello di sviluppo, considerando le storiche carenze del sistema regionale, e in particolare delle infrastrutture. “Siamo qui per non rassegnarci ma per unire le forze nell’azione collettiva – auspica Nicola Affatato, segretario Cgil regionale –. E’ questa la forza del nostro messaggio”. (c.g.)
Lavoratrice Mercatone Uno, flessibili a qualunque costo
(20/10) 13:11 – In mattinata sul palco di piazza San Giovanni anche Chiara Millo, dipendente della Mercatone uno di Monfalcone in Friuli Venezia Giulia, presente in Italia con oltre 90 punti vendita. “Da oltre un anno la riorganizzazione del lavoro da noi si chiama flessibilità e fungibilità. Questo, per poter tenere il passo della concorrenza e per non perdere terreno, ci raccomandano i responsabili del gruppo. Sono le due nuove parole d’ordine del commercio in tempi di crisi: perciò siamo costretti a lavorare anche a Ferragosto, perché così risolleviamo le sorti del mercato. Oppure il 25 aprile, perché qualche cliente potrebbe venire a comprare proprio quel giorno lì. O addirittura il 1 maggio, magari c’è qualcuno che desidera acquistare magari una scopa elettrica”. “I veri servizi essenziali sono diventati nella nostra società i centri commerciali: per questo noi dipendenti dobbiamo lavorare sette giorni su sette, dobbiamo essere sempre disponili, festivi e straordinari compresi. Molti di noi sono diventati prigionieri di un part time, che prima li tutelava e ora invece gli rende la vita davvero invisibile. Il mondo del commercio è diventato tutto questo. Malgrado ciò, Cisl e Uil hanno firmato di recente un contratto nazionale palesemente peggiorativo della nostra condizione e dei nostri diritti, che la Cgil non ha voluto firmare e non firmerà mai. Il nostro è un mondo apparentemente magico, pulito, asettico, con l’aria condizionata d’estate e ben riscaldato d’inverno. Siate sempre umili e servili con i clienti, comunque vada e qualunque sia la loro richiesta: solo questo ci chiedono alla direzione commerciale, tutto il resto per loro non ha importanza”.
Lavoratore di Campobasso: noi, vittime di speculazioni
(20/10) 12:49 – Mariano Russo del gruppo Arena holding Solagrital di Campobasso, sul palco di piazza San Giovanni: “Da tempo, la nostra regione è vittima di speculazioni di ogni tipo da parte soprattutto dei politici locali. Noi operai la nostra parte l’abbiamo sempre fatta e i nostri prodotti sono sempre stati apprezzati ovunque. Siamo vittime di una speculazione gigantesca, con la complicità della stessa Regione Molise, che è tra i principali responsabili del nostro tracollo finanziario. Non vogliamo essere assistiti, chiediamo rispetto e di poter continuare a fare il nostro lavoro”. “Chiediamo una politica giusta e partecipata. Purtroppo, ultimamente il Molise è stato citato per uno sperpero cospicuo di danaro pubblico, che ha provocato chiusure di fabbriche e conseguente perdita di posti di lavoro, che hanno distrutto l’immagine di un popolo onesto. Da giorni, siamo in presidio permanente davanti alla Prefettura di Campobasso. Oggi chiedo alla Flai, al mio sindacato, che si faccia promotore dell’apertura delle trattative per il destino della Solagristal e di tutto il gruppo Arena. Non ci rassegniamo alla perdita del lavoro, che rappresenta la nostra vita e il modo migliore per vivere con dignità e onestà”
Lavoratrice Marche: a Pesaro 3mila posti a rischio
(20/10) 12:48 – Dalle Marche sale sul palco Sabina Pianosi, Rsu della Berloni di Pesaro che opera nel settore dei mobili, per raccontare la crisi della sua azienda. “Abbiamo galleggiato per anni su interventi strutturali mai arrivati. Nel 2011 abbiamo aspettato che le banche approvassero il piano di ristrutturazioni. Poi abbiamo iniziato con la Fillea una lotta per riaprire gli stabilimenti chiusi e reimpiegare i lavoratori mandati a casa”. Pianosi quindi prosegue: “Col tempo l’azienda non ha migliorato la situazione debitoria, anzi l’ha peggiorata: qualche giorno fa ha fatto richiesta di concordato mettendo a rischio il posto di 370 lavoratori. Una situazione che produrrà gravi ripercussioni su tutto l’indotto, sono 3mila i lavoratori a rischio”. “Lo scenario è tragico – a suo avviso -: l’azienda non riesce a pagare gli stipendi e probabilmente verrà venduta. Ora stiamo lottando per tentare di far restare l’azienda nel territorio di Pesaro. Bisogna aprire un confronto contrastando le scelte non condivise, gli strumenti a disposizione finora non hanno migliorato la situazione. Perdere un posto di lavoro – anche se sempre meno pagato – significa cercare soluzioni individuali o compiere gesti eclatanti. Il governo rimetta il lavoro prima di tutto, tutta la piazza lo chiede”, ha concluso. (edn)
Fillea, dal 2009 bruciato mezzo milione di posti
(20/10) 12:41 – Centinaia di lavoratrici e lavoratori della Fillea Cgil sono presenti questa mattina a piazza San Giovanni. Per il villaggio girano 60 uomini e donne sandwich che descriveranno la crisi portando al collo il racconto della situazione della propria crisi. “Vogliamo rendere esplicito e visibile il dramma di decine e decine di migliaia di lavoratori che pagano sulla propria pelle il prezzo di una crisi che in questi anni non è stata affrontata nel modo adeguato dai governi”. Il settore delle costruzioni dal 2009 ha visto la scomparsa di 60.000 imprese e la perdita di 500.000 posti di lavoro, la metà dei quali nel settore dell’edilizia. “E’ necessario tornare a parlare di sviluppo – dice ancora Schiavella -. Uno sviluppo che sia fatto di qualità e regolarità”. (si)
Precari: Nidil, compensi minimi anche per partite Iva
(20/10) 12:39 – Per le partite Iva solo mazzate. E’ iniziata con la distribuzione di alcuni volantini contro la legge Fornero la partecipazione di Nidil Cgil alla manifestazione nazionale “Il lavoro prima di tutto!”. “Oggi un vero protagonista ha bisogno di regole per avere compensi equi. La riforma del lavoro non regola i compensi e non combatte gli abusi”, sta scritto nel volantino. I sindacalisti di Nidil chiedono “compensi minimi regolati da contratti nazionali di lavoro anche per le partite Iva individuali sotto i 30.000 euro, e uno Statuto per il lavoro autonomo e professionale”. Una vera partita Iva, spiegano, guadagnano 2.000 euro lordi al mese, ma con l’aumento dell’aliquota previdenziale al 33 per cento pagherà il 9 per cento in più di tutti gli altri “e a fine mese gli rimarranno netti 839,83 euro”.
Fp Cgil, basta riduzione salari e diritti
(20/10) 12:37 – Basta riduzione dei salari e dei diritti nei servizi pubblici. È il tema più caldo, anche dopo la recente legge di stabilità, portato in piazza a Roma dalla Funzione Pubblica della Cgil. Denunciano i sindacalisti dei pubblici di corso d’Italia: nel solo periodo 2010-14 le lavoratrici e i lavoratori dei servizi pubblici hanno perso cifre di reddito da salario che sfiorano i 9.000 euro. Il potere d’acquisto delle retribuzioni ha perso più dell’11 per cento e il “blocco del contratto fino al 2014 definisce chiaramente un ulteriore impoverimento già oggi insostenibile”. Insomma: dalla legge Brunetta, alla spending review fino all’ultimo legge di stabilità, dicono alla Fp, “ogni atto e intervento dei governi ha avuto come obiettivo costante quello della riduzione dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori”. (si)
Dalla Menarini alla Ginori, le vertenze di chimici e tessili
(20/10) 12:37 – I lavoratori della Menarini – che hanno scioperato ieri in tutta Italia per dire no ai ricatti sul lavoro che mettono a repentaglio vite e speranze di tante famiglie. La vertenza della Richard Ginori, la storica manifattura di Sesto Fiorentino con 320 lavoratori in cassa integrazione per cessazione di attività e l’azienda in attesa di liquidazione. E, ancora, la vicenda della Siena Biotech, all’avanguardia nella ricerca sulle malattie neurovegetative che ha annunciato la cassa integrazione, mentre la qualità e l’importanza della propria attività è da anni riconosciuta a livello internazionale. Queste alcune delle vertenze simbolo portate a Roma dalla Filctem Cgil, la categoria della dei chimici e tessili della Cgil che ha oltre 233.000 iscritti.
Basilicata, il distretto del mobile sta crollando
(20/10) 12:36 – Michele Carella, della Nicoletti spa, appartenente al distretto del mobile imbottito della Basilicata. “Stiamo vivendo una crisi senza precedenti, che nella mia regione, la Basilicata, ha avuto e sta avendo effetti devastanti. Tante aziende hanno già chiuso i battenti, e quelle rimaste vanno avanti a fatica. Penso anche alla Fiat di Melfi, dove, oltre alla crisi, ci si è messo anche Marchionne. Il distretto del mobile imbottito ha portato nel corso del tempo tanta ricchezza nella provincia di Matera. La mia azienda, la Nicoletti, era un’azienda leader,un amrchio famoso in tutto il mondo, crollato come un castello di carta in poco tempo, sotto i colpi della crisi. Dichiarata fallita nel 2008, e con essa 480 dipendenti sbattuti in mezzo alla strada nell’incertezza del futuro. Come la mia, tante altre aziende hanno fatto la stessa fine. E tanti lavoratori, come me, di mezz’età, sono ora disoccupati, perchè troppo vecchi per trovare un altro lavoro e troppo giovani, grazie Fornero, per accedere alla pensione. Il governo dei professori non ha portato nè ricchezza nè stabilità, e anzi ha intaccato anche lo Statuto dei lavoratori. Stiamo andando verso il disastro più assoluto, con una continua emorragia di posti di lavoro in tutta la regione. Sono passati dieci anni da quando si è iniziato a parlare di accordo di programma dell’area murgiana: sarebbe stata un’opportunità di rilancio per quella zona, ma lo stiamo ancora aspettando. Da parte nostra, come lavoratori della ex Nicoletti, continuremo a lottare per il futuro delle nostre famiglie e dei nostri figli, per tutti noi 300 lavoratori altamenti specializzati”.
Delegato Rsu Ast di Terni: le acciaierie non si toccano
(20/10) 12:31 – “In Umbria ci sono 30mila cassintegrati, è la seconda regione per aumento di cig, dietro soltanto alla Sicilia”. Lo dice Stefano Garzogna, delegato Rsu della Inoxum Ast, Umbria. “Anche quest’anno migliaia di lavoratori perderanno il posto in tutti i settori: dai trasporti all chimica ai metalmeccanici, tantissime sono le vertenze aperte. Io sono qui a testimoniare la rabbia dei lavoratori delle acciaierie di Terni (ex Thyssen): la multinazionale finlandese Outokumpu ha presentato un progetto che mette in discussione l’unitarietà dell’impianto. Da operaio e delegato delle acciaierie, voglio lanciare un appello: la siderurgia nel nostro paese versa in un drammatico stato di abbandono, il governo deve trovare una soluzione per il rilancio immediato”. “L’acciaieria di Terni – spiega Garzogna – è una delle industrie più importanti d’Italia, ha 120 anni di storia e ha fatto grande il settore. L’Ast di Terrni rappresenta il 20% del Pil umbro, siamo un sito siderurgico all’avanguardia, i nostri prodotti sono fiore all’occhiello nel settore dell’acciaio. Oggi c’è una vertenza nazionale per condurre la vendita e mantenere unito l’impianto. La Cgil è stata chiara: a Terni non si toccherà neanche un bullone”. (edn)
Dettori (Fp Cgil), in piazza anche tanto lavoro pubblico
(20/10) 12:31 – “Questa è la piazza delle crisi industriali, ma se noi paragoniamo il lavoro pubblico a un’industria allora questa è anche la piazza del lavoro pubblico, perché la crisi ha colpito duramente anche qui”. A dirlo è la segretaria generale della Fp Cgil, Rossana Dettori. “Per lavoro pubblico, infatti – spiega Dettori – non si deve intendere solo quello dei ministeri, sanitá, etc. Noi abbiamo il 40% dei nostri lavoratori che hanno contratti di lavoro privato, su cui arrivano già i licenziamenti e le richieste di esubero, perchè la crisi del pubblico sta determinando quella dell’indotto. Stiamo già perdendo migliaia di posti di lavoro, nella cooperazione e nella sanità privata, e sono settori che mantengono i diritti in questo Paese”. (f.r.)
Flc Cgil: basta ideologia, scuola pretende certezze
(20/10) 12:30 – La scuola non ha bisogno né di bastoni né di carote ma di un progetto che le consenta di assolvere al suo mandato costituzionale: garantire a tutti il diritto a un’istruzione di qualità. Nei giorni della polemica sulle 24 ore di lezione in classe, la Flc Cgil risponde così da piazza San Giovanni, nella Roma del villaggio del lavoro. Dirigenti e insegnanti che si alternano allo stand chiedono investimenti, organici adeguati, scuola partecipata. Certezze dunque e non ideologia, a cominciare dal lavoro. Insegnanti e tecnici chiedono la restituzione dei gradoni e lo sblocco dei contratti, colpiti duramente anche nella nuova legge di stabilità. (si)
Landini: ma chi si è accorto di Bonanni?
(20/10) 12:23 – “E chi è Bonanni, chi si è accorto che c’è lui in questo paese?”. A dirlo è il segretario della Fiom Maurizio Landini appena arrivato alla manifestazione della Cgil in piazza San Giovanni, replicando al leader della Cisl Raffaele Bonanni che aveva detto di non essersi reso conto dell’iniziativa odierna del sindacato Corso Italia. “Al di là delle battute, se ci sono salari bassi e crescente precarietà penso che un sindacalista debba preoccuparsi e pensare ad azioni da mettere in campo”.
Scudiere (Cgil): oggi in piazza l’agorà del lavoro
(20/10) 12:15 – “Quello che abbiamo prodotto oggi è uno sforzo organizzativo importante. Si è trattato di mettere insieme tutte le regioni e tutte le categorie della Cgil, oltre a le tantissime persone che arrivano da tutta Italia con una caratteristica fondamentale: voler stare assieme per cambiare, che è poi la missione fondamentale del sindacato”. Così Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil e responsabile dell’organizzazione da piazza San Giovanni, dove è in corso la manifestazione della Cgil “Il Lavoro prima di tutto”. “Oggi, come si può già vedere, è una giornata di grande partecipazione – aggiunge Scudiere – e sarà una giornata di grande sacrificio, perché le persone staranno qui otto ore e saranno protagoniste di questa piazza, che è l’agorà del lavoro, un luogo fisico che serve a unire i lavoratori perché non si sentano soli”. (fr)
Umbria, si allunga la lista delle aziende in crisi
(20/10) 12:14 – Merloni, Faber, Novelli, Euroservice, Ims e Isotta Fraschini, ex Merloni di Nocera Umbra, polo chimico di Terni (Basel), azienda trasporti regionali Tpl: è questo il triste elenco delle aziende già chiuse o in difficoltà e a rischio chiusura, che non esaurisce l’intero panorama della crisi regionale. Basti dire, come segno della drammaticità della situazione, che la Novelli non ha il mangime per gli animali. Anche i poli apparentemente più solidi iniziano a vacillare, e in questo senso è paradigmatica la situazione della TK-Ast di Terni, a rischio “spezzettamento”. Da segnalare infine, lo fa la segretaria della Cgil Perugia Patrizia Venturini, la crisi della cooperazione sociale provocata dai tagli agli enti locali. (c.g.)
Genovesi (Cgil Basilicata), se salta Fiat è la fine
(20/10) 12:10 – Sono 4.000 i lavoratori che utilizzano ammortizzatori in deroga, altrettanti quelli che utilizzano gli ordinari. In soli cinque anni il tasso di popolazione che vive sotto la soglia di povertà è passato dal 20 al 28,3 per cento. 18 mila sono i posti perduti negli ultimi due anni, che pesano su una popolazione attiva di 350 mila persone e su una regione in cui il 20 per cento del Pil è legato al manifatturiero. I settori più colpiti sono il meccanico, il salotto e l’industria di trasformazione. “Ora ci preoccupa la Fiat e l’indotto – sostiene Alessandro Genovesi, segretario generale della Cgil Basilicata -, per un totale di 5.300 lavoratori diretti e 4.000 indiretti. Se salta questo comparto è la fine”. (c.g.)
Di Pietro: lavoro sia priorità del centrosinistra
(20/10) 12:05 – “L’Italia dei Valori aderisce e partecipa con una propria delegazione alla manifestazione che la Cgil ha indetto oggi in piazza San Giovanni, a Roma. E’ in atto un assalto frontale al mondo del lavoro portato avanti prima dai governi Berlusconi-Lega e poi dall’attuale esecutivo tecnico. Con le sue politiche di austerita’, Monti ha infatti consolidato recessione e disoccupazione, colpendo i diritti dei lavoratori, i pensionati e le imprese che investono e producono nel nostro Paese’. Lo afferma il presidente dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro. “Non c’e’ tempo da perdere: il lavoro – rileva – deve essere la priorita’ del centrosinistra alternativo alle politiche personalistiche di Berlusconi e neoliberiste di Monti”
Costruzioni: 328 posti di lavoro spariti ogni giorno
(20/10) 12:02 – “Nel nostro settore dal 2009 sono spariti 120mila lavoratori all’anno, che fa 328 al giorno: questo il drammatico bilancio dello tsunami che ha spazzato via un terzo dell’Italia delle costruzioni”. A parlare è Walter Schiavella, segretario generale della Fillea, il sindacato degli edili
Sicilia, disoccupazione giovani al 42%
(20/10) 12:01 – Qualche dato per dare la misura dell’intensità della crisi in Sicilia: Pil meno 1,8 per cento, consumi meno 6,7, investimenti meno 11,3, spesa della Pubblica amministrazione meno 8,6, turismo meno 25 per centotasso di disoccupazione reale 28 per cento, disoccupazione giovanile 42,8 per cento. Il tutto nel quinquennio 2007-2012. Anche in questa regione ci sono alcune “vertenze guida” che trascinano dietro di sé l’intera economia regionale. Fra tutte quella di Termini Imerese e la messa in sicurezza del territorio. (c.g.)
Bonanni: manifestazione Cgil? Non me ne sono accorto
(20/10) 11:59 – “Non ho visto nessuno, non me ne sono accorto…”. Lo dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, commentando la manifestazione nazionale della Cgil a San Giovanni.
Rsu Teleperformance: nei call center grande sofferenza
(20/10) 11:58 – “La mia azienda si è stabilita a Taranto nel 2005, una zona in cui il lavoro è un miraggio”. Il racconto è di Andrea Lumino, Rsu di Teleperformance sul palco a San Giovani. “Quando abbiamo aperto sono arrivati migliaia di curriculum, non solo di giovani, per una paga di 4,65 euro l’ora. Ecco come vede oggi la realtà un giovane della mia città: migliaia famiglie di lavoratori sono all’esasperazione, ci sono duemila persone, con età media tra 25 e 30 anni, che hanno creduto nel miraggio delle stabilizzazioni”. “Nei call center abbiamo uno stipendio di 800 euro e ci chiamano ‘bamboccioni’ – ha spiegato Lumino -. Dobbiamo uscire dall’immaginario che vede il lavoratore del call center come “lo scemo di turno” che disturba le persone al telefono. Al contrario, sono giovani in crisi che hanno accettato di lavorare in un call center: c’è grande sofferenza, Teleperformance è alla quarta dichiarazione di esuberi negli ultimi 3 anni. Ogni giorno c’è il terrore di perdere il posto di lavoro”. (edn)
Lavoratore abbigliamento: c’è lo spettro della disoccupazione
(20/10) 11:57 – Sale ora sul palco Marino D’Andrea, Rsu della Sixti di Chieti. “Siamo centinaia di lavoratori della moda e dell’abbigliamento che vedono davanti a loro lo spettro della disoccupazione. La Sixti è una multinazionale della moda che da 22 anni sta sul nostro territorio e da qualche tempo ha intrapreso una politica fatta di speculazioni finanziarie, immobiliari, delocalizzazioni. Questa nuova strategia ha coinciso con il suo declino industriale e con l’accumularsi di debiti, fino agli attuali 300 milioni di passivo. In pochi anni si sono persi 200 posti di lavoro. A luglio scorso il gruppo è stato venduto a una società parasiatica con sede alle isole Cayman”. “Oggi si parla di chiudere la Sixti e di aprire una newco con non si sa quanti lavoratori e una decina di negozi in tutto: così si perdebbero 600 posti di lavoro, per non parlare dell’indotto. Tutto ciò sarebbe una tragedia non solo per noi lavoratori, ma anche per la produzione di un marchio, che fino a qualche anno fa era prestigioso, e per tutto il made in Italy. Stiamo andando verso il baratro, senza che nessuno, a cominciare dal governo, intervenga. Da ricchezza e benessere siamo passati alla disoccupazione e alla desertificazione industriale. Se si lasciano morire aziende che hanno fatto la storia del paese, se si lasciano depauperare capacità e professionalità, come facciamo a ripartire? Come possono essere ritenute lecite operazioni in paradisi fiscali con la complicità di banche e società finanziarie di cui non si sa nulla? Nel nostro territorio vi sono attualmente 6.000 lavoratori in mobilità, 50.000 in cig e altre migliaia in cerca di lavoro o disoccupati tout court. Ci restano poche possibilità per risollevarci. Il nostro presidio permanente davanti all’azienda dura da 341 giorni e siamo fermamente intenzionati a continuare”. (rg)
Pordenone, 5mila lavoratori in cassa integrazione
(20/10) 11:56 – Una regione che è stata sempre un punto di forza della manifattura italiana e dell’economia del Triveneto cominicia a perdere i suoi pezzi più pregiati: De Longhi, Stock (alcolici), Electrolux, Alcatel, solo per citare i marchi più famosi. Alcuni sono già chiusi, altri sono a rischio. Solo nella provincia di Pordenone 5.000 lavoratori sono in cassa integrazione. Nel distretto del mobile sono stati cancellati 3.000 posti. Ieri i lavoratori della Sertubi Jindal (un’azienda che riproduce in piccolo la situazione dell’Ilva di Taranto) sono saliti sul tetto della fabbrica. La crisi delle industrie trascina con sé l’indotto, aprendo uno scenario drammatico. (c.g.)
Cgil Sardegna, a fine novembre nuova manifestazione
(20/10) 11:50 – Non ci sono soltanto i casi che hanno occupato le cronache negli ultimi mesi, collasso del distretto carbonifero, Vinyls, Alcoa. Un po’ tutta la regione soffre senza risparmiare alcun settore: dalle costruzioni (meno 18.000 addetti), all’agricoltura (meno 4.000) ai servizi. “La giunta regionale – accusa il segretario regionale della Cgil Carmelo Farci – non risponde. Per questo organizzeremo a fine novembre un’altra manifestazione unitaria, mentre tutti i territori sono in continua mobilitazione”. (c.g.)
Bersani: la Cgil ha buone ragioni per scendere in piazza
(20/10) 11:39 – “La Cgil ha buone ragioni di essere in piazza”. Lo dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, a margine del forum Coldiretti di Cernobbio. “Io quando sento obiezioni rispetto al fatto che si vada in piazza non sono d’accordo – sottolinea – perchè penso che anche il disagio, la sofferenza devono essere raffigurati e avere momenti di interpretazione”.
Nel villaggio del lavoro anche gli uomini sandwich
(20/10) 11:39 – “Il lavoro prima di tutto”, campeggia un po’ ovunque. E nel villaggio a ribadirlo si aggirano uomini sandwich. “Pubblicità” triste, la loro. Sui cartelloni nei quali si avvolgono stanno scritti i numeri della disfatta: ore di cassa integrazione e mobilità, esuberi, tagli.
Gli insegnanti abruzzesi: vogliamo aiutare a riscostruire
(20/10) 11:38 – Davanti al palco uno schermo luminoso proietta foto, testimonianze. Sullo scenario della devastazione abruzzese, in sovraimpressione appare questa scritta: “Salve, siamo due insegnanti di 41 e 60 anni. Abbiamo voglia di dare una mano e aiutare a riscostruire”. Gli insegnanti: i fannulloni, quelli che lavorano poco, 18 anziché le 24 che vorrebbe il ministro.
Il villaggio del lavoro
(20/10) 11:38 – In piazza ci sono anche le mele del Trentino. Sulla destra, le trovi, nell’anfiteatro romano di piazza San Giovanni, nel villaggio delle Regioni italiane: quelle colpite dalla crisi, come un castello di carte che cadono a una a una. A sinistra le categorie: anche questo un villaggio colpito dal terremoto della crisi. E’ costruendo un Villaggio del lavoro carico di senso – perché il villaggio indica operosità, spirito di collaborazione, solidarietà – che la Cgil ha deciso oggi di rappresentare la prova durissima alla quale sono esposti quei lavoratori che hanno creato la ricchezza e il tessuto di diritti che hanno contributo a ricostruire e costruire questo paese. “Il lavoro prima di tutto”, campeggia un po’ ovunque. E nel villaggio a ribadirlo si aggirano uomini sandwich. “Pubblicità” triste, la loro. Sui cartelloni nei quali si avvolgono stanno scritti i numeri della disfatta: ore di cassa integrazione e mobilità, esuberi, tagli.
“Salve ho finito gli studi. Avete lavoro?”. Risposta: “Dipende da quanto puoi pagare”.
(20/10) 11:38 – Una vignetta di Staino. Un giovane dice a uno un po’ meno giovane – ma mica di tanto – che sta seduto dietro a una scrivania: “Salve ho finito gli studi. Avete lavoro?”. Risposta: “Dipende da quanto puoi pagare”.
Laureato di Napoli: noi precari siamo invisibili
(20/10) 11:23 – E’ salito sul palco di San Giovanni Antonio Falanga, laureato e precario di Napoli. “IL governo dice di fare una riforma per giovani, invece aumenta l’età pensionabile e le forme di schiavitù”, queste le sue parole. “L’unica nostra possibilità rimane lo stage: ma quando entriamo in un’azienda, presto capiamo non siamo lì per apprendere o entrare nel sistema produttivo. Poco dopo veniamo cestinati e arriva un altro giovane nelle nostre stesse condizioni. Sono invisibile perchè precario – ha detto Falangia -. In questo momento sono disoccupato. Se avessi un contratto a progetto non potrei partecipare a una manifestazione sindacale, perchè verrei licenziato. Non ho diritto a malattia, ferie, eleggere le rappresentanze sindacali. Se avessi un figlio, non avrei il diritto alla paternità. Noi precari sul posto di lavoro non esistiamo”, ha concluso. (edn)
Fornero: rispetto tutte le opinioni
(20/10) 11:17 – (Adnkronos) – “Rispetto tutte le opinioni: i lavoratori e i sindacati sanno che se vogliono parlare con me non mi sono mai tirata indietro”. E’ il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, a margine dei lavori di ‘InNova Camp’ a rispondere cosi’ a chi le chiede un giudizio sulla manifestazione indetta a piazza San Giovanni dalla Cgil per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle numerose vertenze di aziende in crisi.
Al via la no stop di piazza San Giovanni
(20/10) 10:30 – ‘Prima di tutto il lavoro’. E’ questo lo slogan della manifestazione nazionale della Cgil a Roma, in piazza San Giovanni, una no stop cominciata alle poco prima delle 11 e che si concluderà intorno alle 17.30 dopo l’intervento dal palco del segretario generale, Susanna Camusso, previsto per le 16.30. Dopo due anni di crisi che si sono sommati al biennio precedente di chiusure, cassa integrazione, licenziamenti, aumento della precarietà, la Cgil torna quindi in piazza per ripartire proprio dal lavoro. Obiettivo della manifestazione è quello di riunificare le centinaia di vertenze ancora senza soluzione e aprire “un dialogo e un’azione comune tra tutti i soggetti che sono stati colpiti dalla crisi economica e che rischiano sempre più spesso di rimanere isolati”. Tutte le categorie e tutte le regioni sono mobilitate per far parlare l’Italia della crisi, per far parlare il lavoro e parlare di lavoro da creare.
Aderiscono gli studenti medi e universitari
(19/10) 16:53 – Le associazioni degli studenti medi e universitari aderiscono alla manifestazione della Cgil del 20 ottobre in piazza San Giovanni a Roma “Il lavoro prima di tutto”. “Saremo in piazza al fianco dei lavoratori per ribadire – spiega Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti – che è necessario rimettere al centro dell’agenda politica dell’Italia la scuola, l’università e il lavoro. Perché è arrivato il momento in cui il governo e le forze politiche del nostro paese ascoltino le nostre voci e le nostre idee su queste questioni: l’impegno comune di studenti e lavoratori in questo senso è fondamentale”. “La condizione del diritto allo studio in Italia ha raggiunto ormai – continua Lanni – livelli drammatici. I costi di accesso al mondo della scuola e dell’universita’ rappresentano ormai ostacoli invalicabili per moltissime famiglie italiane, e questo si traduce inevitabilmente in un danno per il futuro del Paese tutto’. “Scenderemo in piazza – dichiara Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli universitari – anche per ribadire il nostro secco no alle scelte di questo Governo di non rispettare la nostra Costituzione. Finanziando, con la legge di Stabilità, 223 milioni di euro alle scuole private, si ledono palesemente gli articoli costituzionali che non prevedono oneri per lo Stato per le strutture private e che invece garantisce l’accesso ai livelli piu’ alti della formazione ai meritevoli anche se privi di mezzi”. Per questo “chiediamo al governo – conclude Orezzi – di destinare i 223 milioni al fondo per il diritto allo studio, perché la scusa della mancanza di soldi non regge più, è una questione di priorità di spesa ed è arrivato il momento che i giovani e il futuro di questo paese tornino una priorità dell’agenda del governo”.
Gli stand e i gazebo
(19/10) 16:30 – Proprio per la particolare caratteristica dell’evento, la Cgil ha pensato di organizzare una manifestazione con un modulo diverso dal solito. Non ci sarà corteo e la piazza sarà aperta per quasi tutta la giornata, dalle 10,30 alle 17,30. In piazza San Giovanni, oltre al tradizionale palco delle manifestazioni, ci saranno anche 30 stand che comporranno il “villaggio del lavoro”. Saranno infatti 21 gli stand regionali dove saranno rappresentate ed evidenziate le aziende in crisi dei diversi territori. Altri 12 stand delle federazioni di categoria che illustreranno le diverse crisi dei settori di riferimento. Un viaggio dentro la crisi che per la prima volta verrà rappresentata – anche visivamente – in una stessa piazza fisica e virtuale
Prima di tutto il lavoro
(19/10) 16:28 – Prima di tutto il lavoro”. E’ questo lo slogan che caratterizzerà la manifestazione nazionale della Cgil di sabato 20 ottobre. La Cgil torna in piazza San Giovanni dopo due anni dalla manifestazione che venne organizzata contro il governo Berlusconi il 27 novembre del 2010. Una manifestazione che si concluse con il primo comizio da segretario generale della Cgil di Susanna Camusso, eletta a capo del sindacato da appena 24 giorni. E’ quanto si apprende da una nota diffusa oggi (15 ottobre) da Corso Italia.

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