ROMA – E’ un atto di accusa durissimo contro la politica del governo quello che Susanna Camusso, lancia dal “ Villaggio del Lavoro”.Una rottura nei confronti del governo.
il discorso del segretario generale della Cgil è stato accompagnato da applausi che hanno segnmato “agenda”, termine oggi molto di moda, per affrontare la crisi, per dare prospettive di sviluppo,speranze di un futuro migliore per milioni di lavoratori,m di pensionati, di famiglie, al “popolo” delle aziende in crisi che ha occupato per tutta la giornata una piazza punteggiata delle rosse bandiere della Cgil.” Listate a lutto- così comincia l’intervento di Camusso- per la ragazza siciliana uccisa ieri. La centesima donna, vittima di una violenza che impedisce alla donne di decidere liberamente della propria vita”. Poi gli applausi, quando il segretario generale della Cgil si è rivolta ai “ mille volti, alle mille voci”, ai lavoratori che gremiscono la piazza ed accusa il governo che non si “ occupa del lavoro”. “Se salire su una torre è l’unico modo per farsi notare c’è qualcosa di sbagliato in questo Paese. E’ meglio guardare i lavoratori di questa piazza-avverma- che rappresentano tutti gli altri. Ci sono coloro che il lavoro l’hanno perso. Ci sono gli esodati. E poi ci sono giovani donne e uomini, che il lavoro lo cercano e non lo trovano. Ma qui ci sono anche i volti e le voci di chi si è rassegnato al lavoro nero, con paghe da fame e condizioni pericolose. E le donne che hanno scelto di diventare madri e si sono viste sventolare lettere di licenziamento davanti la faccia. Stanno pagando colpe che non sono loro, le colpe di un Paese ridotto così non sono le colpe del lavoro”. Ancora : parla di una vera e propria vergogna per un Paese che voglia dirsi civile: le famiglie in lacrime che devono ritirate i loro figli dall’università perché non possono più sopportarne le spese.
Ogni giorno che passa c’è una speranza in meno
E l’applauso si alza fragoroso, prolungato, quando Camusso attacca «Non c’era bisogno di professori al governo per fare così male. La crisi è colpa di un sistema che ha voluto investire in finanza anziché sul lavoro. Quelli che molti chiamano con disprezzo “aziende in crisi”, sono aziende che fanno grande il nostro Paese. E bisogna finirla di negare-prosegue- che c’è bisogno di un intervento pubblico per dare a esse una prospettiva. Il tempo in cui scegliere è il tempo di oggi. Ogni giorno che passa c’è una speranza in meno. Qui oggi c’è la parte sana del Paese. E se non si salvano loro, se non si salva il lavoro, non si salva l’Italia“. Il tempo di prendere fiato e arrivano ancora pesanti accuse al governo: “ La politica del rigore è fallita- afferma- è la causa delle difficoltà odierne dell’Italia. Se il governo con la legge di stabilità pensa di condizionare l’Italia nel futuro deve sapere che noi non siamo d’accordo e glielo impediremo». Le proposte: «Ci sono tante cose che si possono fare. Si cominci magari a dire che il nostro Paese non ha bisogno di presentarsi in Europa per scusarsi. Noi siamo un grande paese, e vogliamo un’Europa fondata sul lavoro e non sul rigore.
Il 14 novembre sindacati in lotta in tutta Europa
Per questo il 14 novembre saremo in tutte le piazze in Europa. Con greci, spagnoli, francesi, inglesi. E mi auguro che ci siano anche Cisl e Uil”. Ricorda che proprio mentre si svolge la manifestazione una simile è in corso a Londra promossa dal sindacato inglese, l’inizio di una grande mobilitazione che avrà come primo momento unitario la data, appunto, del 14 novembre. Il segretario generale della Cgil affronta i temi più scottanti, la legge di stabilità in primo luogo, inaccettabile. Dieci milioni di persone che non hanno reddito dovranno subire le conseguenze dell’aumento dell’Iva. Le riduzioni dell’Irpef sono già divorate dalle detrazioni per giunta retroattive. Una cosa semplice chiediamo: la detassazione delle tredicesime. E per quanto riguarda la produttività su cui tanto batte Monti che voleva presentarsi al vertice europeo con un accordo per noi inaccettabile, si levino dalla testa di colpire i salari stabiliti dai contratti nazionali per detassare la produttività. Il contratto nazionale non si tocca. Netto il giudizio negativo sulla riforma delle pensioni. Ora si parla addirittura di “demansionamento”. Non solo il lavoratore andrà in pensione a 76-68 anni, ma negli ultimi anni si colpisce anche la mansione che aveva, così sin paga di meno. E la riforma del lavoro? non ha creato un posto in più. Va cambiata. Quando parlo delle famiglie che non possono sostenere i figli all’huni vwersità aggiungi alle famiglie la parola “ in lacrime”. In qualche punto aggiungi . Dura anche per quanto riguarda la legge anticorruzione. Ribadisce che con “ i corrotti tanta cortesia e con i lavoratori tanto rigore” e chiede di introdurre il falso in bilancio come reato. Infine un grande applauso si leva dalla Piazza quando Susanna Camusso richiama la sentenza della Corte d’Appello di Roma che ha confermato la condanna alla Fiat di Marchionne ordinando di assumere i lavoratori iscritti alla Fiom nella fabbrica di Pomigliano.
Fassina (Pd). Il lavoro è la grande emergenza. Il governo deve cambiare rotta
Il “ Villaggio del lavoro” presenta il conto. In piena autonomia, con la forza dei quasi sei milioni di iscritti, si pone come un soggetto sociale che vuol dire la sua, entra a piedi giunti nella campagna elettorale. Non chiede la luna, chiede il rispetto della Costituzione , l’Italia fondata sul lavoro, la dignità del lavoratore, le libertà sindacali. Là nella piazza, nel retropalco, come è d’uso, i rappresentanti delle forze politiche che ascoltano, i primi commenti. Già Bersani aveva rilasciato al mattino una dichiarazione in cui sottolineava che “ la Cgil ha le sue buone ragioni per essere in piazza. Io- dice-quando sento obiezioni rispetto a che si vada in piazza non sono d’accordo perché penso che anche il disagio, la sofferenza devono essere raffigurate e avere strumenti di interpretazione” In piazza c’è Stefano Fassina, della segreteria nazionale del Pd, responsabile del settore economico. Dal “ villaggio del lavoro”, da questa iniziativa della Cgil di grande importanza, vengono indicazioni precise, concrete. Il lavoro è la grande emergenza che si deve affrontare subito. Le indicazioni e le proposte che la Cgil avanza indicano che il governo deve cambiare rotta.” Anche Fassina richiama la Costituzione non solo per quanto riguarda il diritto al lavoro ma per i diritti e le libertà sindacali. “ La sentenza che ordina alla Fiat di assumere gli iscritti alla Fiom non solo pone fine ad una intollerabile discriminazione, ma il Parlamento deve intervenire con una iniziativa adeguata. Lo stesso governo non può tacere, stare in silenzio”.
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