WikiLeaks: la Chiesa e i politici italiani non combattono la mafia

Anche questa volta WiliLeaks certifica ciò che qualsiasi persona ben informata, in buona fede e con una capacità di lettura traversale della società italiana sapeva già da tempo: Chiesa e politica italiana non combattono né la camorra, né la ‘ndrangheta , né la mafia.

Evidentemente, quando parliamo di queste persone con una visione olistica della realtà e con una forte onestà intellettuale non stiamo parlando della casta politica, tantomeno della Chiesa la quale predilige realtà metafisiche. Evidentemente, quando parliamo di onestà intellettuale, stiamo parlando dei pochi giornalisti, dei pochissimi preti, dei pochi magistrati e appartenenti alla forze dell’ordine, i quali, con intelligenza e coraggio fronteggiano la criminalità organizzata.

Con questo non vogliamo dire che tutti gli altri siano tutti collusi allo stesso livello con queste organizzazioni criminali, vogliamo dire che questi altri, che dovrebbero vegliare sulla società civile, per vari motivi, che sono ignoranza, passività, vigliaccheria, non fanno il loro dovere fino in fondo.

Ma vediamo le ultime certificazioni di WiliLeaks: J. Patrick Truhn, console generale Usa a Napoli, in un dispaccio del giugno 2008 scriveva: ”Anche se le associazioni imprenditoriali, i gruppi di cittadini e la Chiesa, almeno in alcune aree, stanno dimostrando promettente impegno nella lotta alla criminalità organizzata, lo stesso non si può dire dei politici italiani, in particolare a livello nazionale”. Inoltre il diplomatico suggerisce a Washington di “lavorare per fare presente al nuovo governo che la lotta al crimine organizzato è una seria priorità del governo Usa, e che i drammatici costi economici della criminalità sono un argomento convincente per una azione immediata(…) Come ci ha ricordato Roberto Saviano, il tema (della lotta alla criminalità organizzata, ndr) è stato virtualmente assente dalla campagna elettorale di marzo-aprile”.

Come si evince da questi preoccupati dispacci del console è chiara per lui, ma non per i nostri politici tutti, la drammaticità del problema della criminalità organizzata.

Vi è inoltre, in uno dei cinque dispacci che parlano della nostra ‘inadeguatezza’ politica, un  paragrafo intitolato, ironicamente, ‘The Bridge to More Organized Crime’ , ‘Il ponte per un crimine più organizzato’, dove il diplomatico parla chiaramente di come la mafia potrebbe essere “tra i principali beneficiari” della costruzione del ponte sullo Stretto di Messina.

Inoltre J. Patrick Truhn afferma che in Sicilia e Calabria i politici italiani,  fanno troppo poco nella lotta al crimine organizzato, e anche la Chiesa dovrebbe “cooperare di più”. La Chiesa cattolica «viene criticata per non assumere una forte posizione pubblica contro il crimine organizzato. Uno dei pochi preti che lo ha fatto, padre Luigi Merola, è ora sotto scorta, così come il vescovo di Piazza Armerina Michele Pennisi”, e sarebbe tempo che Washington considerasse di «cercare maggiore cooperazione» del Vaticano sul fronte della lotta al crimine.

WiliLeaks rivela che Roberto Saviano, considerato, da chi ci governa, un tipo poco affidabile che insulta con i suoi articoli l’Italia, viene riconosciuto dal rappresentante Usa come “bussola morale per la lotta alla criminalità organizzata. Un autore che è sulla buona strada per diventare un modello reale nella battaglia a camorra, ‘ndrangheta e mafia.”

Il diplomatico afferma che quelli, che come Saviano lottano contro la mafia, “hanno bisogno di essere considerati come dei modelli reali. Saviano può ben essere su questa strada” L’autore di Gomorra è anche una fonte di consultazioni per il consolato americano a Napoli. Sempre WiWiliLeaks pubblica la notizia di un incontro dell’aprile del 2008, dove il console Usa di Napoli, chiede allo scrittore cosa potrebbe fare il governo americano “al di là del rafforzamento della cooperazione giudiziaria per supportare al meglio la lotta al crimine organizzato”. E Saviano risponde così: “Solo parlando della questione, le date una credibilità che il resto del mondo, italiani inclusi, non può ignorare”.

Gli italiani non dovrebbero ignorare certamente problemi politici come quelli raccontati ai suoi referenti d’oltre Oceano dal diplomatico statunitense. E il condizionale è d’obbligo perché gli italiani preferiscono parlare dei gossip presidenziali. Loriero, Presidente della Calabria, durante un incontro nel novembre del 2008 a Catanzaro, con il  Console Usa di Napoli, che gli chiedeva notizie sulla criminalità  organizzata in Calabria “si è lamentato della cattiva immagine della regione e ha evidenziato che la criminalità organizzata, i mercati relativamente inaccessibili e le povere infrastrutture si fondono per scoraggiare gli investimenti nella regione”. Quindi è meglio parlare del mare, del salame piccante, delle  belle donne calabresi, l’importante è non parlare di ‘ndrangheta perché danneggia l’immagine della Calabria, in particolare, e della nostra bella Italia, in generale.

Eppure Antonio  Manganelli, capo della polizia, che è un uomo d’onore, con molta modestia afferma che “I risultati che abbiamo ottenuto negli ultimi anni sono superiori a quelli di qualsiasi altro Paese nel mondo e certamente in Italia superiori a quelli registrati in tutti i tempi.(…) noi siamo considerati nella lotta alla criminalità organizzata un centro di eccellenza. Siamo consultati dalle polizie di altre parti del mondo anche quelle che hanno un nome nobile e noto all’opinione pubblica». Inoltre, conclude Manganelli, “abbiamo una normativa adeguata e invidiata da altri Paesi, quindi è un campo in cui abbiamo poco da imparare”.

Sicuramente, letteralmente, le affermazioni del capo della polizia non sono false … ma a noi che piace osservare attraverso tra le pieghe e gli spiragli della realtà, questa messa in scena, dove grandi criminali vengono arrestati con squilli di tromba mediatici, mentre la criminalità organizzata invade come una cancrena l’Italia tutta, francamente ci appare come una pantomima di Guardie e Ladri.

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