Napolitano con Schifani, Fini e Monti giochi di prestigio. Si vota il 10 marzo

La nota del Quirinale

 

ROMA – Tocca a Napolitano portare un po’ di chiarezza in una situazione che si fa sempre più confusa, convulsa, segnata in particolare dallo scontro su quando si andrà al voto sia per le elezioni regionali che per le politiche. Per questo ha riunito al Quirinale i presidenti di Senato, Camera e del Consiglio. Scontro aperto dal Pdl che vuole rinviare il più possibile le elezioni per la Lombardia e il Lazio, accorpandole con quelle politiche,l’election day,insomma. Elezioni che dovrebbero svolgersi ad aprile, un mese prima, come d’uso, della scadenza del settennato di Napolitano. del settennato. All’inquilino del Quirinale non si poteva chiedere più di quanto la Costituzione gli consenta, fissar la data delle elezioni politiche, dire una parola chiara sul groviglio elettorale, l’ingorgo dicono gli addetti ai lavori, come era lecito attendere Con la decisione presa e non presa, ci consenta il Presidente, non ci pare che ciò sia avvenuto. I convenuti hanno fatto giochi di prestigio per dire e non dire, lasciare porte aperte, evitare il proseguire di uno scontro che scontro destinato a riprendere sulla legge elettorale che è il vero convitato di pietra.  Allora per Lombardia, Lazio e Molise si prevede il voto il 10 marzo, spostando di  un mese la data precedentemente annunciata dal ministro Cancellieri che aveva suscitato le ire del Pdl, con codazzo Udc..Data sulla quale non spetta a Napolitano decidere ma al consiglio dei ministri e per il Lazio alla Polverini. Se si realizzeranno condizioni adatte si ipotizza di anticipare le elezioni politiche, questo spetta al Presidente della Repubblica, facendole accoppiare con quelle regionali. Le condizioni sono l’approvazione della legge di stabilità, il bilancio, la riforma della legge elettorale. A noi pare che il rimedio sia peggio del male. E Bersani ha già fatto sapere che  passi l’election  day se così decide Napolitano ma sulla legge elettorale deve essere garantita in maniera chiara la governabilità. Il vero nodo,la legge elettorale, è rimasto sul tappeto.Il terreno è così destinato a diventare ancor più fangoso, melmoso e Berlusconi ci si butta a tuffo. Ritornando dalle vacanze ospite di Briatore a Malindi ritrova la parola e con la facci tosta delle grandi occasioni spara.

Si rifà vivo Berlusconi dopo le vacanze da Briatore
Il cavaliere con la faccia tosta delle grandi occasioni spara: “ O cittadini sono disgustati dalla politica, da questa politica, da questi partiti, da questi protagonisti”. Lui ha nelle mani i sondaggi che confermano: “Se non tutti  i cittadini perlomeno  il 70% provano questo disgusto. Ovviamente la cosa non riguarda il Pdl.  In realtà ha ragione. Il Pdl non c’è più e va avanti a tentoni. Da qui il diversivo sulla data delle elezioni.   Sembrava cosa fatta,<l’accorpamento delle regionali Lombardia, Lazio, Molise il 10 e 11 febbraio, come aveva annunciato il ministro Cancellieri. Ma il Pdl si è messo di traverso. La Polverini dopo aver subito la sentenza del  Tar che le imponeva di decidere la data delle elezioni da tenere entro novanta giorni, faceva ricorso al Consiglio di Stato, contando su qualche  “ benevolenza”. Questo organismo sospendeva l’ingiunzione del  Tar annunciando che una decisione nella sostanza del ricorso verrebbe presa il 27 novembre. Nel frattempo aumentava la pressione sul governo perché  ritirasse la proposta sulla data delle elezioni.


Le minacce del Pdl di ritirare la fiducia al governo
 E veniva fuori l’election day, regionali e politiche nel medesimo giorno, in aprile quando la legislatura andrà in scadenza. Oppure  l’anticipo delle politiche  a febbraio nel giorno previsto per le regionali.  Su questo linea di muoveva anche l’Udc. Il Pdl minacciava addirittura  di ritirare la fiducia al governo.  Le motivazioni sono del tutto speciose. Si parla di un risparmio di cento milioni ma in realtà sarebbe solo di cinquanta. Ma, come sottolinea il segretario del  Pd,  la mancanza di governo nelle due regioni più importanti del  paese, ha un costo altissimo. Altro che cinquanta milioni. Si tratta di uno spreco che il paese non può permettersi. Per di più ancora non si vede via di uscita per cambiare la legge elettorale. Le ipotesi in campo variano di giorno in giorno. Ma l’accordo non si trova.  Il Pd pone una questione di fondo: garantire la governabilità. Quando saranno scrutinati i voti i cittadini- sostiene Bersani- devono sapere chi li governerà.  In un paese normale sarebbe una cosa normale.


Scendono in campo i “montiani” di Montezemolo
Ma in Italia ancora non si sa con quale legge e quali saranno i partiti che si presenteranno. Sabato pomeriggio nei locali  una volta degli stabilimenti cinematografici De Paolis si ritroveranno, insieme a Italia Futura, il movimento messo  in piedi da Luca Cordero di Montezemolo, esponenti di associazioni e movimenti cattolici, che tennero il loro primo incontro a Todi,benedetto dalla  gerarchie ecclesiastiche. Fra questi i ministri Riccardi e Ornaghi, il segretario generale della Cisl, Bonanni, il presidente delle Acli, Olivero, dirigenti delle associazioni agricole, del commercio. SI tratta dei “ montiani” che  devono decidere se,, come, dar vita ad una lista civica a sostegno di onti, senza che Monti si debba candidare. Lista civica chi guarda anche Casini. Come si dice chi vivrà vedrà. Pare certo che  Montezemolo non si candiderà. Entrerà a farne parte Casini?. E qui torna in campo Berlusconi. “ Bisogna avere il coraggio di cambiare-dice- vediamo un po’ cosa si può fare da qui alle elezioni.” Ricorda che lui ha fatto un passo indietro e si rivolge al leader dell’Udc invitandolo a tornare  nella vecchia coalizione


 Il cavaliere:”Casini torna nel centrodestra”
“Non credo che Casini voglia rappresentarsi- dice- come un manca parola assoluto nei confronti degli italiani e per ciò credo che questo mio passo indietro possa essere un fatto decisivo perché lui si dichiari e si impegni a far parte del centrodestra” E già che c’è si rivolge anche alla Lega. Pensa di nuovo ad un accordo a partire dalle elezioni per la Lombardia. Rivolto a Maroni lo invita a trovare un “ candidato unico”. Poi spara a zero contro Monti.  Sul sostegno al governo dice che “ è il nostro segretario che si esprime al riguardo”. “I dati dopo un anno di governo tecnico sono disastrosi – prosegue Berlusconi -, credo si debba cambiare assolutamente quella politica economica imposta dalla Ue e soprattutto dall’egemonia tedesca che non è solidale, non pensa al bene di tutti ma al bene di se stessa. Credo che questo sia assolutamente da invertire”. Dimentica una sola cosa ma decisiva: che la sua politica ha provocato il disastro di questo paese e che il suo rapporto con l’Unione  Europea era di netta subordinazione.  Che la credibilità dell’Italia era sotto zero.. Non sarà lui a far risalire la china al nostro Paese. L’uguaglianza e la crescita, lo sviluppo sostenibile non hanno mai fatto parte del suo linguaggio. Nel caso, in questo senso, Monti ha proseguito in un solco già tracciato. E proprio questa è la critica che gli rivolgono  le forze progressiste che si candidano  al governo del Paese.


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