Crisi marò. Pena di morte? E’ scontro Italia India

ROMA – Il ministro degli Esteri indiano, Salman Khurshid, riferendo al Parlamento indiano sulla vicenda dei due marò italiani, rientrati ieri in India, ha detto che per il loro caso non è prevista la pena di morte. Nel suo intervento, pubblicato sul sito web del ministero degli Esteri di Nuova Delhi, Khurshid ha detto: «In base della consolidata giurisprudenza indiana, questo caso non rientra nella categoria delle questioni che richiedono la pena di morte, che è un caso molto raro. Pertanto non ci devono essere preoccupazioni in merito».   

Ma poi sempre  Salman Khurshid, ribadisce che il governo indiano non ha fornito  nessuna garanzia  a Roma in merito alla sentenza che verrà pronunciata dal tribunale speciale ordinato dalla Corte suprema di Delhi. Alla domanda su come mai il ministro degli Esteri Khurshid avesse rassicurato l’Italia sul fatto che i due marò non rischiano la pena di morte, Kumar ha risposto: «Come può il potere esecutivo dare garanzie sulla sentenza di un tribunale?». Ma il sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura parla invece di una «assicurazione scritta» al governo italiano.
Insomma è scontro su questa delicatissima questione.
“La dichiarazione del ministro degli Esteri indiano Salman Khurshid è una dichiarazione scritta, l’ho vista ieri, ed è a nome del governo. Per noi fa testo», ribadisce invece De Mistura. «Posso immaginare -aggiunge- che in un qualunque Paese del mondo un ministro della Giustizia, se intervistato, esprima cautela sulle decisioni di una Corte. Abbiamo una assicurazione scritta sul fatto che non ci sarà la pena di morte, che in questo caso specifico la pena di morte non è considerabile». Quanto alla presa di posizione odierna del Chief Minister del Kerala, Oomen Chandy, che ha scritto al primo ministro indiano Manmohan Singh per chiedere che il tribunale speciale che deve giudicare i due marò italiani sia istituito a Kollam, il capoluogo del Kerala, e non a New Delhi, De Mistura afferma: «La Corte suprema indiana è la più alta assise che decide su questioni di questo tipo e ha deciso che la Corte ad hoc per i due marò sia a New Delhi. Da parte di Chandy, si tratta solo di propaganda».

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