ROMA – C’è un aspetto che accomuna le due piazze, in cui si sono svolte le manifestazioni del Pdl e di Micromega e che va oltre al protagonista della giornata. Che è quasi antropologico. È l’età. Con una media che è alta, quasi pensionistica se non fosse stato per la riforma Fornero. A colpo d’occhio sopra i 60 la media.
A piazza del popolo e a piazza ss Apostoli. Mentre lui, il caimano, sembra in splendida forma grazie al trucco alla chirurgia estetica e all’uso sapiente delle telecamere che rimandano le immagini sugli schermi. Certo, non ha più quell’aurea metafisica da illuminato della prima convention liturgica di Palermo nel ’94 (narrata perfettamente da Saverio Lodato in Quarant’anni di Mafia) ma sembra un ragazzino davanti ai popoli pro e contro, formati in gran parte da gente che ha iniziato da un po’ a mettere la dentiera nel bicchiere prima di andare a letto. Certo, dei giovani ci sono in mezzo alla folla, ma hanno l’aria sperduta o distante di chi ha accompagnato i genitori. Osservano, più che partecipare. E soprattutto non si cercano, non si riconoscono. I giovani ci sono, tanti, lì a due passi, nella “vasca” di via del Corso, sorta di linea di congiunzione di queste due piazze contrapposte. Giovani che imitano i personaggi della tv, i talent, i tamarri dei reality, scimmiottando e vivendo sulla propria pelle l’irrealtà di un mondo che va avanti solo grazie a chi strilla più forte o a “una botta di culo”. Distanti a una manciata di passi ignorano. Roba da vecchi la piazza. Ecco, ci scopriamo vecchi, noi che abbiamo vissuto il prima e il poi, dopo vent’anni di Berlusconi. C’è un piccolo episodio che mi ha dato la conferma di questa sensazione (che non è solo melanconica) diventata consapevolezza. A piazza ss. Apostoli la giovane inviata di RaiNews24 si avvicina a Paolo Flores D’Arcais per concordare un’intervista. È il dialogo che lascia un senso del tempo, troppo, trascorso e di quale svuotamento abbia causato. “E cosa metto come sottopancia?” “Come?” “Ma si per presentarla. Sotto, la scritta”. “Ah! Sono direttore di Micromega”. A lei si vede che Micromega dice poco. Forse avrà visto la costola della rivista in qualche libreria mai sfogliata… E quindi continua. “Si va bene, Direttore di Micromega, ma tante altre cose…”. Paolo la guarda, un sorriso (ma gelido) a segnare la pausa. “No, direttore di Micromega. Quello”. A sera tornando verso casa mi ritrovo a pensare se sia il caso o no di cucinarmi un semolino.