Crisi egiziana: giorno della riconciliazione nazionale

IL AIRO – Entro marzo sarà costituito un comitato congiunto governo-opposizione per le riforme costituzionali in Egitto.

Oggi il vice presidente egiziano, Omar Suleiman, ha annunciato che ha raggiunto un accordo di massima in al senso con i rappresentanti dei partiti di opposizione. La notizia è giunta nel tredicesimo giorno della rivolta popolare contro il presidente egiziano Hosni Mubarak. Giorno in cui Suleiman ha incontrato al Cairo i rappresentanti dell’opposizione egiziani tra cui i Fratelli Musulmani. Lo stesso in cui il Papa Benedetto XVI, nel corso dell’Angelus domenicale, ha lanciato un appello per l’impegno comune ad una convivenza civile in Egitto.

 

Un appello che di fatto è il primo dopo che le relazioni diplomatiche tra Egitto e Santa Sede si erano di recente raffreddate. Una conseguenza questa, della decisione del governo di Mubarak di richiamare in patria l’ambasciatore egiziano presso la Santa Sede. Una decisione che era seguita alla parole del Papa  pronunciate in difesa delle comunità cristiane dopo gli attacchi subiti in Egitto. Secondo quanto ha annunciato la tv di stato egiziana i convenuti alla riunione hanno sottoscrizione anche un documento che prevede l’applicazione delle promesse fatte dal rais nel suo ultimo discorso televisivo alla nazione. In particolare è prevista la fine dello stato d’emergenza, in vigore dal 1981, e il perseguimento dei responsabili degli incidenti e delle violenze dei giorni scorsi. E’ la prima volta che vi è un dialogo ufficiale fra il potere egiziano e il movimento dei Fratelli Musulmani, fino ad oggi considerato fuorilegge nel Paese. Al dialogo hanno partecipato anche rappresentanti del partito Wafd, del Tagammou, gruppi di giovani pro-democrazia che hanno lanciato il movimento di protesta oltre a delle figure indipendenti e uomini d’affari. Inspiegabilmente era invece, assente il più ostico degli oppositore del regime, Mohamed El Baradei. L’ex capo dell’Aiea è recentemente rientrato in Egitto per sostenere la rivolta contro Mubarak. Il Premio Nobel per la Pace ha giudicato questo processo opaco.

 

Per el Baradei più a lungo le cose continuano in questo modo, con Mubarak ancora al suo posto, più diventa alto il rischio che il Paese possa esplodere a livello politico ed economico. I dirigenti dei Fratelli Musulmani hanno invece, definito l’accordo raggiunto oggi ancora incompleto. “Per noi il documento sottoscritto oggi rappresenta solo l’inizio abbiamo partecipato a questa prima riunione perché vogliamo che si risolva la crisi. Se vediamo in futuro che il dialogo non è serio certamente inviteremo il popolo a una nuova rivolta”, hanno affermato i leader del movimento islamico egiziano nel corso di una conferenza stampa. Ieri in un comunicato i Fratelli musulmani avevano anche voluto prendere le distanze dall’Iran che aveva lanciato un appello all’instaurazione di un regime islamico in Egitto. Subito dopo la riunione per il dialogo avvenuta oggi. Il vice presidente egiziano ha incontrato anche sei rappresentanti dei manifestanti impegnati nella protesta anti regime. Altro significativo gesto di distensione era stato l’azzeramento dei vertici del partito nazionale democratico, Pnd, il partito del presidente Mubarak. Ieri il vecchio leader egiziano ne aveva sostituito i vertici sostituiti da personalità meno coinvolte con il regime. Cambiato anche il segretario del partito. Ruolo ricoperto fino ad allora dal figlio di Mubarak, Gamal. Il gesto era stato accolto con favore anche da Washington.

 

Nel frattempo, mentre l’opposizione iniziava il dialogo con il governo attraverso il vice presidente Suleiman e le autorità locali cercavano faticosamente di riportare alla normalità la vita nel Paese. Oggi il popolo egiziano si è riunito ancora una volta in piazza Tahrir, nel centro del  Cairo. Quella piazza ormai elevata a simbolo della rivoluzione egiziana. Per la prima volta, questa mattina, assieme ai musulmani anche numerosi cristiani copti. Tutti riuniti in preghiera, in memoria delle vittime della protesta. Vittime che stime non confermate dovrebbero essere almeno un centinaio. L’esercito egiziano, da parte sua, ha ulteriormente rafforzato la sua presenza in città, istituendo numerosi posti di blocco intorno al centro. I militari hanno anche tentato di restituire, almeno una parte della piazza, alla viabilità. La strada è ostruita ancora dalle barricate innalzate dai manifestanti anti-Mubarak. Però,  di fronte alla resistenza opposta dai questi ultimi ha dovuto desistere. Anzi decine di dimostranti si sono seduti davanti ai carri armati dell’esercito per impedire loro di lasciare la piazza. La presenza dei militari è stata finora l’unica garanzia d’incolumità per tutti dagli attacchi dei manifestanti pro regime. Questi ultimi si sono resi responsabili di gravi violenze. Anche oggi sono stati in migliaia le persone che si sono recate nel centro del Cairo. L’occasione era la nuova giornata di protesta indetta dai manifestanti e dedicata ai martiri della rivolta popolare. Una manifestazione a cui hanno partecipato oltre un milione di persone. L’atmosfera che si è respirata è stata all’insegna della tranquillità. Manifestanti che poi, in serata si sono preparati ad affrontare l’ennesima notte all’aperto, nonostante l’imposizione del coprifuoco notturno. Dopo dodici notti di protesta in piazza si vedono centinaia di tende e oggi vi sono state portate anche un centinaio di brandine. L’intenzione è palese. Non abbandonare il presidio di quello che è considerato l’epicentro della rivolta anti Mubarak. Anche in virtù del fatto che tutti i gruppi fautori della protesta, hanno dichiarato l’intenzione di volerla portare avanti fino alle dimissioni del presidente egiziano. Questo, nonostante l’accordo raggiunto oggi dai partiti di opposizione e il vice presidente Suleiman. Nel frattempo la vita in città sembra riprendersi la sua quotidianità con le banche e molti negozi, rimasti chiusi da giorni, che hanno riaperti i battenti.

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