Wall Street in affanno travolge l’Europa, Milano unica a tenere

 TRIESTE – Come anticipato nel commento in apertura di ottava, questa settimana l’attenzione degli investitori si è focalizzata principalmente sulla riunione della BCE (Banca Centrale Europea) e sui successivi commenti del suo presidente Mario Draghi, nonché sui valori dell’indice PMI (Purchasing Managers Index), indicatore composito dell’attività alla quale si riferisce che riflette la capacità di acquisizione di beni e servizi tenendo conto di nuovi ordini, produzione, occupazione, consegne e scorte.

Nessuna novità o sorpresa dalle riunioni di ieri di Bank of England e BCE: entrambe non hanno modificato le proprie politiche monetarie, la prima confermando il tasso d’interesse allo 0,5%, livello fissato nel lontano marzo 2009, la seconda mantenendolo allo 0,75%. Nel corso della consueta conferenza stampa a commento di tali decisioni, il numero uno dell’Eurotower Mario Draghi ha espresso generali cautele sulla situazione economica, affermando che la prevista ripresa potrebbe essere soggetta a ridimensionamenti: uno scenario debole che nel medio termine limiterà le spinte inflattive; conseguentemente la politica monetaria dell’istituto centrale resterà accomodante per tutto il tempo che si renderà necessario, anche se  la BCE non può sopperire alla mancanza di capitale delle banche ed all’azione dei singoli Governi. Per quanto concerne l’atro dato macroeconomico sotto osservazione in quest’ottava, l’economia europea si mantiene in contrazione anche a marzo, come dimostrato dalla discesa dell’indice PMI dei servizi dell’Eurozona, della Germania (dove però il settore terziario è ancora in espansione) e della Francia; discorso leggermente diverso per l’Italia che, pur in presenza di indicatori generali che confermano il perdurare della crisi, assiste ad un timido tentativo di miglioramento dei propri dati di periodo, passati dai 43,6 punti del mese precedente agli attuali 45,5 punti, un risultato superiore anche alle stime degli analisti (43,5 punti).

Il contenimento del deficit

Rimanendo in tema di Bel Paese e delle questioni che lo animano, particolare importanza  riveste il  tema del contenimento del deficit, collegato alla possibilità di sbloccare i 40 miliardi di debiti nei confronti delle imprese: il rapporto tra deficit e PIL (Prodotto Interno Lordo) nel 2012 si è attestato al 2,9%, in miglioramento di 0,8 punti percentuali sul 2011 e sotto il fatidico 3% indicato come tetto massimo dalla UE, mentre secondo il Tesoro l’aumento del fabbisogno del mese di marzo 2013, passato dai 17,87 miliardi dello stesso mese dello scorso anno agli attuali 21,4 miliardi di euro, è da attribuirsi a maggiori rimborsi in conto fiscale, a maggiori erogazioni alle Ferrovie ed a più elevati pagamenti di interessi sul debito, per effetto di una diversa modulazione delle scadenze. Seduta positiva per i listini asiatici, sostenuti dal forte rialzo della borsa di Tokyo (+ 1,58%) sulle aspettative di un ulteriore deprezzamento dello yen e di una maggiore crescita dell’economia giapponese: nel primo meeting della propria gestione Haruhiko Kuroda, il nuovo Governatore della Bank of Japan, ha annunciato di voler raddoppiare la base monetaria entro i prossimi due anni, generando la positiva reazione dei titoli orientati all’esportazione (Toyota +3,4%, Canon +1,4%).

Per contro, chiusura di ottava fortemente contrastata nel Vecchio Continente: dopo aver iniziano l’ultima seduta della settimana con variazioni frazionali, Piazza Affari (FTSE Mib +0,06%, FTSE Italia All-Share -0,07%) riesce a limitare i danni dopo che le principali Borse europee (Francoforte -2,12%, Parigi -2,02%, Londra -1,82%) hanno prima azzerato i rialzi per poi chiudere in pesante ribasso, affondate dai deludenti report sull’occupazione negli Stati Uniti. Tra i principali titoli del listino milanese da segnalare la volatilità di Telecom dopo il forte rialzo di ieri sui rumors di una possibile integrazione con 3 Italia, confermata oggi su esplicita richiesta della Consob. In altalena le banche, a seguito del giudizio negativo sul comparto dell’agenzia di rating Fitch, secondo la quale l’aumento degli oneri legati al deterioramento dei crediti, conseguenza di un’economia debole, «continuerà per tutto il 2013» pesando negativamente sui bilanci dei grandi gruppi creditizi nazionali, che «dovranno affrontare un altro anno difficile dominato dalle incertezze dell’economia».

Sul fronte del debito sovrano annotiamo la flessione dello spread tra il BTP ed il Bund con scadenza a dieci anni; la differenza tra il titolo italiano (Btp novembre 2022) e quello tedesco si è portata a 322 punti base dopo aver oscillato tra i 320 ed i 325 punti per tutta la giornata, portando il rendimento del decennale sotto al 4,5%; in contrazione anche lo spread tra i titoli con scadenza a due anni, la cui cedola è tornata sotto l’1,8%.

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