Appalti pilotati, sequestrati beni di imprenditori legati a Messina Denaro

TRAPANI – Si aggiudicavano gli appalti grazie ad un mosaico composto da Cosa Nostra, la mala-politica e la burocrazia corrotta. Un fitto sistema di mazzette generate dall’utilizzo di materiale scadente per generare soldi per i clan.

Questo il sunto di quanto si cela dietro alla maxi operazione antimafia ai danni di Vincenzo e Francesco Morici, i due imprenditori finiti nella rete inquisitoria della Procura di Trapani col sospetto di esser collusi col super latitante Matteo Messina Denaro, uno dei mandanti delle stragi del 92-93. Il fine dell’ampia rete di imprenditori edili era quello di accedere ad appalti pubblici. Sono in tutto ventuno le opere finite sotto accusa, in tutta Italia. Tra queste svetta certamente il Porto mai nato: quello di Trapani, progettato per la pre-regata della Coppa America del 2005 ma il cui completamento deve ancora vedere la luce. Oltre 46 milioni di lavori che secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stato pilotato per favorire la rete di imprenditori del clan mafioso di Denaro. La conoscenza in anticipo delle caratteristiche in oggetto dei bandi di gara, ma anche la possibilità di inserire nei bandi alcuni requisiti esclusivi che potessero far volgere la partita a favore delle imprese colluse lo stratagemma messo su dagli addetti alla burocrazia corrotti.

Il sospetto è che questo stratagemma sia stato utilizzato anche per il risanamento delle antiche mura della città (7 milioni), per la costruzione della Funivia Trapani-Erice (9 milioni). Tutte opere finite in orbita ai Morici, punta di diamante della presunta organizzazione,  e che potrebbero esser state aggiudicate grazie ai buoni uffici della Cupola. Con questo sospetto sono stati messi sotto sequestro circa 142 beni immobili, di cui 104 intestati a società. Ma anche 37 beni mobili registrati, 36 conti correnti (21 intestati a società), 5 società imprese, 9 partecipazioni societarie, 6 società. 30 milioni il valore stimato dei beni posti sotto sigillo a Trapani, Roma, Milano, Gorizia e Pordenone. Tra le società più in vista c’è certamente la Coling spa, con sede a Roma, la ”Eumede”, società di Consulenza ed Ingegneria Srl, la Trapani Infrastrutture Portuali Soc. consortile. Il tutto a sigillo di un provvedimento emesso e co-firmato dal presidente del Tribunale di Trapani, su proposta del Questore come misura precauzionale dopo la chiusura delle indagini della Dia, supportata dalla Guardia di Finanza. L’accusa ai danni di Vincenzo e Francesco Morici, padre e figlio, e ad altri imprenditori appartenenti al cartello della cupola mafiosa, è quella di attività di turbativa delle gare d’appalto, falso e corruzione. A cui potrebbero seguire altri capi di accusa: grazie alle riprese video, la polizia ha potuto appurare che l’esecuzione di alcuni lavori sia avvenuta in violazione del capitolato d’appalto. Tutto, secondo quanto emerge dalle indagini denominate «Corrupti Mores», per risparmiare su materiali e tecniche costruttive per creare dei profitti da reintrodurre nel circuito malavitoso della mafia bianca composta da politica, funzionari e imprenditori. Si tratta di un duro colpo volto a scavare un solco attorno al malavitoso Matteo Messina Denaro.

Il castello accusatorio ai danni dei Morici è complesso. Il loro è un nome noto nelle indagini degli inquirenti. Compaiono nel processo (con rito abbreviato) dell’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Ali, già presidente della giunta Provinciale di Trapani, sotto processo a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. In un’intercettazione tra l’imprenditore Francesco Morici e Tommaso Coppola (quest’ultimo condannato per concorso esterno in associazione mafiosa), Morici spiegava di essere in attesa degli sviluppi di una promessa fattagli dal senatore Pdl D’Alì. Un vortice di corruzione e mazzette che travalica anche i confini dell’Isola. La mappa delle attività dei Morici negli ultimi dieci anni è ampia. Ai Morici sono riconducibili gli appalti della Provincia regionale di Trapani per il completamento della galleria della strada provinciale di Favignana (4 milioni di euro) ma anche il basolato di corso Vittorio Emanuele e viale Delle Sirene (1.282.774 euro). Dal 2006 al 2008 i Morici vincono la gara bandita dal comune di Trapani per l’ammodernamento della rete di distribuzione dell’acqua potabile in zona Fontanelle (un milione e 700 mila euro). Nel 2007 la Airgest, la società che gestisce l’aeroporto trapanese, affida alle imprese dei Morici la ristrutturazione dello scalo intitolato a Vincenzo Florio (5 milioni e 700 mila euro). Sempre nello stesso anno, per conto del comune di Trapani, i Morici riqualificano la litoranea nord (1 milione e 700 mila euro). Senza dimenticare i 9 milioni di euro per rifare la rete idrica comunale di Catania nel 2001 e l’impianto di compostaggio di Massa Carrara nel 2002. Ed ancora: nel 2006 Autostrade per l’Italia affida loro l’appalto per la manutenzione di una galleria a Genova (700 mila euro).

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