Ilva di Taranto. Arrestato il presidente della provincia per concussione

TARANTO. E’ finito oggi in manette il presidente della provincia di  Taranto Gianni Florido. Quattro sono le  ordinanze di custodia cautelare che sono state eseguite questa mattina dalla Finanza a Taranto. Tre persone in carcere ed una ai domiciliari, per l’inchiesta «Ambiente Svenduto» che riguarda l’Ilva.

Oltre a Gianni Florido (PD) sono stati arrestati: l’ex consulente dell’Ilva, Girolamo Archinà  e l’ex assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva. Ai domiciliari, invece, il funzionario pubblico Specchia. Il reato che viene contestato dal gip Patrizia Todisco è quello di concussione e si riferisce alla discarica Mater Gratiae all’interno dell’Ilva destinata ai rifiuti speciali.

Florido è presidente della Provincia di Taranto al suo secondo mandato. È stato eletto infatti nel 2004 per la prima volta e rieletto poi per la seconda nel 2009. Nel 2007, all’indomani del dissesto finanziario del Comune di Taranto, Florido si era anche candidato sindaco di Taranto con una coalizione di centrosinistra ma al ballottaggio era stato sconfitto dall’attuale sindaco Ezio Stefano. 

Florido, nato nel 1952, è sposato e con due figlie femmine. Proveniente dal sindacato, è stato per diversi anni è stato nella segreteria della Fim Cisl di Taranto, poi segretario provinciale della stessa Cisl, carica dalla quale si dimise in vista della candidatura alla Provincia. Negli ultimi mesi si era anche parlato di una possibile candidatura di Florido al Parlamento, tant’è che si ipotizzavano sue dimissioni anticipate dalla carica di presidente della Provincia anche in relazione al ventilato scioglimento delle stesse Province, cosa che poi non si è più verificata. E comunque la maggioranza di centrosinistra votò in aula, in Consiglio, un documento chiedendogli di restare alla guida dell’ente. 

Girolamo Archinà, ex consulente Ilva, è in realtà già detenuto. Infatti, addetto ai rapporti istituzionali, è stato arrestato lo scorso 26 novembre insieme ad altri, nell’ambito della seconda fase dell’inchiesta «Ambiente svenduto», quella che ha portato anche al sequestro delle merci, liberate poi ieri con un provvedimento del gip Patrizia Todisco, lo stesso giudice che ha firmato le ordinanze di custodia cautelare di oggi.

Gli avvocati di Archinà avevano presentato, proprio nella giornata di ieri, al Tribunale dell’appello, una documentazione medica che sosteneva che il regime carcerario non era compatibile con le condizioni del proprio assistito. Documentazione che il collegio dei giudici si era riservato di esaminare.

L’ex assessore provinciale all’Ambiente, Michele Conserva, del Pd, si era invece dimesso dalla carica diversi mesi fa ed era già stato arrestato, ai domiciliari, lo scorso 26 novembre sempre nell’ambito di un pezzo dell’inchiesta «Ambiente svenduto». Conserva era poi stato rimesso in libertà negli ultimi mesi.

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