Francia in recessione. Germania in calo. Ma lo spread tra tedeschi e francesi rimane ampio

PARIGI – La Francia è entrata ufficialmente in recessione. La Germania c’è vicina. E’ quanto evidenziano i dati economici del primo trimestre 2013 che recitano un calo dello 0,2% del prodotto interno lordo francese.

Una fioca crescita per la Germania. Se si seguono i dati dell’Istituto nazionale della statistica e degli studi economici precedenti si evince come la morsa della crisi abbia ormai attanagliato anche l’Europa continentale.

Non rappresentano una novità sostanziale i dati francesi, quanto piuttosto una notizia nell’aria. Attesa dagli esperti della finanza. Dopo due rilevazioni negative la cabala economica sancisce infatti la recessione del Paese. E quelli dell’ultimo trimestre del 2013 non erano incoraggianti. Ma se Parigi piange, Berlino non si sbellica dalle risate. I dati economici tedeschi evidenziano una crescita più fioca di quanto previsto. Solo uno 0,1% su base trimestrale a fronte di una crescita prevista dello +0,3%. Lo rivela l’ufficio federale di statistica Destatis. Su base annua il PIl della Germania cala dell’1,4%. Un trend confermato dal rating dato alla Geramania, rimasto si con la tripla A, ma con outlook negativo. Ossia con prospettiva di peggioramenti in vista.

Se spostiamo il discorso sul lavoro, però, lo spread reale rimane inalterato. In Francia come nei paesi del sud Europa la questione rimane l’assenza del lavoro: le ultime rilevazioni parlavano di un aumento di 3,18 milioni di francesi sono senza lavoro. Il dato di febbraio sfiora il record negativo del 1997 e segna un aumento dell’11% rispetto all’anno scorso. Non proprio dati esaltanti, a differenza di quanto succede tra i teutonici.

I lavoratori metalmeccanici tedeschi, infatti, sorridono. E’ notizia di oggi, infatti, dell’accordo raggiunto tra le imprese e sindacati sull’aumento dei salari di settore. Una trattativa che è stata molto difficile, che è culminata anche con minacce di grandi scioperi generali della categoria. Finora quasi 400 mila lavoratori metalmeccanici hanno aderito a scioperi brevi di avvertimento Le parti hanno reso noti i termini dell’accordo distribuito su venti mesi: i salari aumenteranno in due tempi, dopo uno stop in maggio e giugno: +3,4 a partire dal primo luglio 2013 e +2,2 dal primo maggio 2014.

Forse anche per invertire questo trend Francia e Germania hanno deciso di riporre le asce da guerra. Secondo quanto emerso, le due cancellerie sono pronte a lanciare entro fine mese un piano europeo contro la disoccupazione giovanile. E’ quanto scritto ieri quotidiano tedesco Rheinische Post. Una sorta di New Deal per i giovani.

A ben vedere si tratta di solo un patto di convergenza su posizioni sull’Europa, visto che per quanto concerne l’austerity, nelle settimane scorse, c’erano state molte scintille. Distanze siderali nella concezione dell’Europa le prime due capitali della zona Euro. Più orientata ai popoli quella di Hollande, più alla stabilità della finanza quella della Merkel. Distanze che si sono concretizzate con attacchi mediatici da parte dei socialisti francesi, anche con l’ausilio del presidente della commissione europea Manuel Barroso e dal presidente del Parlamento Europeo Schulz. Posizioni poi successivamente tornate alla “normalità diplomatica” da parte di Hollande. Le ultime dichiarazioni hanno visto una tregua tra il presidente della repubblica francese e la cancelliera tedesca Angela Merkel, attesa dal responso delle urne il prossimo 22 settembre. Nei giorni scorsi il quotidiano tedesco Der Spiegel aveva scritto che Hollande abbia sostanzialmente negato l’intenzione di sospendere i rapporti con la Merkel perchè “non c’è’ alcuna ostilità personale”. 

In sostanza le ruggini tra i due leader europei sono riconducibili  alle posizioni pro-Sarkozy tenute dalla Merkel durante le elezioni francesi dello scorso anno. Innegabile anche che i segni di inquietudine manifestati da Hollande siano riconducibili per alla scarsa incidenza e agli effetti pressoché nulli che le politiche del socialista francese hanno apportato tra la popolazione e tra gli indicatori economici. Come talaltro sottolineato dalla stampa tedesca, di certo costretta a prendere atto del sempre più alto stato di isolamento che la cancelliera tedesca si è scavata con le sue politiche intransigenti. Anche con l’ausilio di quel Nicolas Sarkozy spazzato via delle urne francesi, ma non dai cuori nostalgici della droite.

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