Unipol. I giudici: Berlusconi agì come capo del Pdl. L’ira del Cav: nessuno mi difende

 MILANO – Era ”evidente” l’interesse politico di Silvio Berlusconi a far pubblicare sulla prima pagina de Il Giornale il contenuto dell’intercettazione Fassino-Consorte (”Allora abbiamo una banca?”), per gettare un’immagine negativa del suo principale avversario politico in vista delle elezioni della primavera 2006.

Lo evidenziano- sottolinea l’Agenzia Asca- i giudici della IV sezione penale di Milano che hanno condannato Berlusconi a un anno di carcere per concorso in rivelazione del segreto d’ufficio. Nelle motivazioni della sentenza, il collegio presieduto da Oscar Magi, si sofferma in particolare sul ”periodo in cui venne effettuata la pubblicazione”, il 31 dicembre 2005, vale a dire ”a 4 mesi dalle elezioni e nel pieno delle vacanze natalizie, periodo di scarsa affluenza di notizie politiche più importanti”. , I giudici milanesi mettono in lice il fatto  che per Berlusconi ”l’interesse politico dell’intercettazione era evidente, cosi’ come la volonta’ di dargli risalto”. “Quella sera-scrivono i giudici- la registrazione audio venne ascoltata attraverso il computer, senza alcun addormentamento da parte di Silvio Berlusconi, o inceppamento del pc”. E “la qualità di capo della parte politica avversa a quella di Fassino rende logicamente necessario il suo benestare alla pubblicazione della famosa telefonata”.  Altro colpo per Berlusconi, in una giornata per lui non troppo fortunata . La Cassazione ha infatti respinto la richiesta di ricusazione del giudice Maria Teresa Guadagnino, uno dei tre componenti della giuria che lo aveva condannato. Lo ha deciso la sesta sezione penale, che ha rigettato la richiesta dei legali dell’ex premier. Per quanto riguarda la mancata concessione delle attenuanti generiche i giudici affermano di aver tenuto conto  “della sua qualità di pubblico ufficiale” e “della lesività della condotta nei confronti della pubblica amministrazione”. Nel documento c’è anche un riferimento alla sinistra: l’espressione “abbiamo una  banca” pronunciata dall’allora segretario ds Fassino, i giudici sottolineano che la sentenza delera “significativa della capacità della sinistra di ‘fare affari’ e mettersi a tavolino con i poteri forti, in aperto contrasto con la tradizione storica, se non di quel partito, quanto meno dell’orientamento del suo elettorato”. La frase “abbiamo una banca”, peraltro, “è rimasta impressa nella memoria collettiva: segno dell’efficacia dell’operazione mediatica di cui è stata oggetto. Così efficace da rimanervi dopo anni”. I giudici di Milano mettono in luce “il ruolo precipuo del premier” nella vicenda in relazione al peso politico che quella conversazione avrebbe potuto avere. “Deve ritenersi – affermano- – che Berlusconi abbia ricevuto quella sera a casa sua, ad Arcore, la visita di Favata e Petesle persone che gli portarono il<nastro registrato ), insieme col fratello, essendo ben consapevole del motivo per cui si svolgeva quella visita, in parte destinata a fargli sentire la famosa telefonata, nella chiara prospettiva della sua pubblicazione, di peculiare interesse in quel periodo pre-elettorale, tenuto conto della già sottolineata portata politica di quella conversazione”. ,Da Arcore, una sorta di buon ritiro , arriva l’ira di Berlusconi che non si trattiene accusando  i giudici di accanimento contro di lui. Ira ma anche preoccupazioni in vista dei processi che vanno a sentenza,.Alterna momenti in cui placa l’ira e esprime delusione perché non verrebbe difeso come lui meriterebbe. “Ho fatto tanto per pacificare questo Paese e ridargli un governo dopo lo stallo e ora tutti assistono  in silenzio al tentativo di farmi fuori, non una reazione dalla Consulta né dal Colle”. Anche il pranzo con i figli e i vertici Mediaset al suo ritorno dalla Sardegna non lo ha tirato su, se possibile l’umor nero si è accentuato.. Si è sfogato con i suoi , ” gli arbitri stanno a guardare” Non può attendersi alcun intervento per modificare  le sentenze ma  ” se c’è la volontà e si riconosce  l’accanimento,<il modo per impedirlo si trova “. ” Nessuna forza politica ha qualcosa da dire? “Lo consolano i suoi avvocati. In una nota  Niccolò Ghedini e Piero Longo, difensori dell’ex premier e parlamentari del Pdl,  parlano di assenza di “logica giuridica”. Ancora: “Tale decisione appare ancor più straordinaria, visto che a un incensurato si negano non solo le attenuanti generiche ma anche la sospensione condizionale, confermando vieppiù il pregiudizio”. ”  E’una sentenza basata sull’incredibile principio del ‘cui prodest’, dunque, e che non potrà che essere riformata nei gradi successivi”., dicono gli avvocati.< Intanto i fan del cavaliere annunciano mobilitazione.

Condividi sui social

Articoli correlati