Confindustria. In 4 anni perse 55 mila imprese. Squinzi: cinque proposte al governo

In quattro anni, dal 2009 al 2012 sono state circa 55 mila le imprese italiane che hanno cessato l’attività. Così il Centro studi di Confindustria nel rapporto sugli scenari industriali del Paese.

A soffrire di più, come numero di imprese chiuse, è stato il settore dei ‘prodotti in metallo (esclusi i macchinari)’, che ha perso 9.009 aziende, seguito dal comparto dell’abbigliamento (-4.898), da quello dei macchinari e delle apparecchiature (-4.413) e da quello dell’industria alimentare (-4.030). La quota di maggiori cessazioni si è avuta invece nel farmaceutico (-27,7%), nel tessile (-26,7%), nella pelletteria (-25,3%) e nell’abbigliamento (-25%). La crisi ha già causato la distruzione di oltre il 15% del potenziale manifatturiero italiano, con una punta del 40% negli autoveicoli e cali di almeno un quinto in 14 settori su 22.< Negli ultimi anni sono andati perduti oltre mezzo milione di posti di lavoro nel settore manifatturiero. In Germania, invece, il potenziale è salito (+2,2%), anche se con alta varianza settoriale. In condizioni analoghe a quelle italiane versano le industrie francesi e spagnole”. Dello stato delle imprese italiane

 si occupa il report di Standard and Poor’s secondo il quale  nel 2012 hanno emesso bond per 20 miliardi per finanziarsi, compensando solo in parte il taglio del credito da parte delle banche per 44 miliardi. S&P vede «poche possibilità di tregua economica quest’anno o il prossimo, prevedendo che l’economia si contrarrà per il resto del 2013 e resterà piatta nel 2014. In tale situazione di debolezza, le aziende italiane che vendono beni e servizi ai mercati  emergenti fuori Europa stanno proteggendo i loro margini di profitto e il loro cash flow con maggiore successo delle imprese che operano soprattutto nei settori interni.

Continua la perdita di posti di lavoro. Previsioni nere

Sul fronte occupazionale, l’industria Italiana rischia di perdere altri posti di lavoro nei prossimi mesi, oltre ai 539mila occupati in meno dal 2007 al 2012. “Il numero degli occupati nel manifatturiero italiano- rileva il rapporto di Confindustria- è sceso in misura rilevante di circa il 10%”, anche se “molto meno” rispetto alle “maggiori economie avanzate ad esclusione di quella tedesca”. “  “Le imprese italiane saranno, però, probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi”. In questa crisi, si spiega nel rapporto, “la caduta di occupati ha già raggiunto le 539mila persone (2007-2012) e superato le -490mila rilevate tra il 1990 e il 1994 e rischia di superare quella registrata tra 1980 e il 1985 (-724mila), ma a differenza di quanto avvenuto nei primi anni ottanta l’espulsione di manodopera in corso non appare corrispondere a un’esigenza di ricerca di maggiore efficienza nel settore”. Sulla base dei dati resi noti dal centro studi confindustriale Giorgio Squinzi, il presidente degli industriali italiani lancia un nuovo allarme. “ Se non invertiamo<la rotta- dice-rischiamo di vedere ulteriori defezioni nella base produttiva industriale.”

Cgil, Cisl, Uil , il 22 manifestazione a Roma “ Lavoro è democrazia”

Cgil, Cisl, Uil annunciano, intanto, una grande manifestazione unitaria che si svolgerà Roma il 22 giugno. “ Lavoro è democrazia”, questo lo slogan della iniziativa delle tre Confederazioni che rivendicano provvedimenti urgenti e indispensabili per favorire gli investimenti, la redistribuzione del reddito, la ripresa dei consumi. In preparazione della manifestazione di Roma, Piazza San Giovanni ,sono in corso iniziative unitarie a livello territoriale,  regionale,di categorie

Al governo  Confindustria avanza cinque proposte così sintetizzate da Fulvio Conti, vicepresidente del Centro studi(Csc) il quale sottolinea che “un governo responsabile dovrebbe tradurre tempestivamente in linee d’azione”, e ha garantito che si tratta di una “missione per la quale il nuovo governo può contare sul sostegno” degli industriali” All’esecutivo vengono chieste “scelte coraggiose e una strategia di rilancio della crescita attraverso una solida politica industriale”. . “A partire –afferma- dalla “madre di tutte le riforme” sul fronte delle semplificazioni e della sburocratizzazione. Serve poi tagliare i costi per le imprese, agire sul costo del lavoro e con “un fisco più leggero”: per gli oneri sociali. Confindustria chiede un taglio di 11 punti. Quindi “ridare liquidità all’economia, pagando i debiti della Pubblica amministrazione, sostenendo l’accesso al credito delle Piccole e medie imprese”. Il quarto punto è correggere la riforma del mercato del lavoro per renderlo “meno vischioso e inefficiente”, anche con “un patto generazionale”, “incentivazione all’esodo”, e sgravi fiscali per giovani, donne e Sud. Il quinto punto è infine “detassare gli investimenti in ricerca e innovazione e favorire gli investimenti pubblico-privati in infrastrutture materiali e non”, anche ricorrendo allo strumento del credito d’imposta.  Provvedimenti urgenti per risaiire la china .Se l governo risponderà positivamente avviando concretamente una politica per la ripresa “ ce la possiamo fare- dice Squinzi- perché restiamo al secondo posto in Ue, siamo la settima potenza industriale nel mondo e la quinta per esportazione”, . Nel suo intervento ribadisce il grido d’allarme lanciato dal Csc, che riporta un crollo che rischia di diventare senza precedenti per il manifatturiero: “A metà 2013 la manifattura italiana è in condizioni molto critiche. Le due violente recessioni hanno determinato una caduta così profonda e prolungata dei livelli di attività da mettere a repentaglio decine di migliaia di imprese”, anche se “l’Italia rimane la settima potenza industriale”, ma “la sua base produttiva è messa a rischio dalla profondità e dalla durata del calo della domanda”. ConcludeSquinzi:” “Tutto il Paese deve credere nell’obiettivo dell’alta crescita e rimboccarsi le maniche”.

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